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Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

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solito vedere Dio con gli occhi corporei, dato che è una grossa questione,<br />

particolarmente, il sapere quali occhi si aprirono ad Adamo ed Eva quand’ebbero gustato<br />

il frutto proibito 109 ; questi occhi infatti, prima che essi gustassero il frutto, erano chiusi.<br />

Non mi pare di dire cosa troppo azzardata se affermo soltanto che Dio non ha potuto<br />

camminare in altro modo che sotto forma corporea, se la Scrittura rappresenta il<br />

Paradiso come un luogo terrestre. Certo è possibile dire che Adamo udisse il suono delle<br />

parole senza vedere alcuna forma sensibile, perché, dal fatto che la Scrittura affermi che<br />

Adamo si nascose dal suo sguardo 110 , non si deve necessariamente concludere che<br />

Adamo vedesse abitualmente Dio. E se intendessimo non che Adamo potesse vedere Dio,<br />

ma che temeva di essere visto da lui, perché ne aveva sentito la voce e i passi? Infatti<br />

anche Caino disse a Dio: Mi nasconderò dal tuo cospetto 111 , e tuttavia noi non siamo<br />

costretti a pensare che egli vedesse abitualmente Dio con gli occhi corporei, sotto una<br />

forma visibile, sebbene sentisse la sua voce che lo interrogava circa il suo delitto e<br />

parlava con lui. È difficile sapere quale specie di linguaggio Dio usasse allora per farsi<br />

sentire agli orecchi sensibili degli uomini 112 , specialmente quando parlava col primo<br />

uomo; ed è una questione che non intendiamo esaminare in quest’opera. Tuttavia se non<br />

c’erano che voci e suoni per cui una certa presenza sensibile di Dio era offerta ai primi<br />

uomini, non vedo perché non dovrei riconoscervi la persona di Dio Padre, tanto più che è<br />

lui che si è manifestato nella voce udita quando Gesù sul monte, alla presenza dei tre<br />

discepoli si trasfigurò 113 , in quella quando la colomba discese su di lui appena battezzato<br />

114<br />

, e nella risposta che ricevette quando pregò il Padre di glorificarlo: Io l’ho glorificato e<br />

lo glorificherò ancora 115 . Non che la voce abbia potuto echeggiare senza l’intervento del<br />

Figlio e dello Spirito Santo, perché la Trinità è indivisibile nel suo operare, ma quella voce<br />

è echeggiata per manifestare la persona del Padre soltanto, come la natura umana tratta<br />

dal seno della vergine Maria è opera della Trinità, ma unita personalmente al Figlio<br />

soltanto; infatti la Trinità invisibile ha prodotto il personaggio visibile del Figlio soltanto. E<br />

nulla ci impedisce di riconoscere, in quelle voci udite da Adamo, non solo l’opera della<br />

Trinità, ma anche di intenderle come manifestazione della medesima Trinità. Siamo<br />

infatti obbligati ad attribuire solo al Padre l’espressione: Questo è il mio Figlio diletto 116 .<br />

Né la fede né la ragione ci permettono di considerare Gesù come figlio dello Spirito<br />

Santo, né Figlio in rapporto a se stesso. E quando si udì l’espressione: L’ho glorificato e<br />

ancora lo glorificherò, noi non vi riconosciamo che la persona del Padre. È infatti la<br />

risposta a quell’invocazione del Signore: Padre, glorifica il tuo Figlio, preghiera che non<br />

poté rivolgere che a Dio Padre, in nessun modo allo Spirito Santo del quale non è figlio.<br />

Ma qui, dove si afferma: Ed il Signore Dio disse ad Adamo 117 , non si può dire per quale<br />

motivo non possa trattarsi della Trinità medesima.<br />

La visione di Abramo<br />

10. 19. Così quando leggiamo: E disse Dio ad Abramo: esci dalla tua terra, dalla tua<br />

famiglia e dalla casa di tuo padre 118 , non appare chiaro se Abramo abbia soltanto udito<br />

una voce o se abbia anche visto qualcosa con i suoi occhi. Ma poco dopo, è vero, c’è un<br />

testo un po’ più chiaro: Il Signore apparve ad Abramo, e gli disse: Darò questo territorio<br />

alla tua discendenza 119 . Ma nemmeno qui è detto chiaramente sotto quale forma gli sia<br />

apparso il Signore, e se sia apparso il Padre o il Figlio o lo Spirito Santo. Forse si potrà<br />

pensare che sia apparso ad Abramo il Figlio, perché non è detto "gli apparve Dio", ma:<br />

gli apparve il Signore 120 ; e Signore sembra un nome proprio al Figlio per testimonianza<br />

dell’Apostolo: E sebbene ci siano dei cosiddetti dèi sia in cielo che sulla terra, come ci<br />

sono molti dèi e molti signori, tuttavia per noi c’è un Dio solo, il Padre, dal quale<br />

provengono tutte le cose e noi siamo in lui, e un solo Signore Gesù Cristo, per mezzo del<br />

quale sono state create tutte le cose e noi siamo per mezzo di lui 121 . Ma in molti passi<br />

della Scrittura anche il Padre è detto Signore, come: Il Signore disse a me: Tu sei il mio<br />

Figlio, oggi ti ho generato 122 ; ed inoltre: Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia<br />

destra 123 . E vi sono dei passi in cui anche lo Spirito Santo è detto Signore, come quando<br />

l’Apostolo dice: Il Signore è Spirito 124 ; e, per impedire che qualcuno pensasse trattarsi<br />

del Figlio che sarebbe stato chiamato Spirito per la sua natura immateriale, proseguendo<br />

aggiunge: Dove c’è lo Spirito del Signore c’è la libertà 125 . Ora nessuno dubiterà che lo<br />

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