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Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

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esiste assolutamente un colore assoluto; il colore è sempre il colore di qualcosa di<br />

colorato. Mentre l’oggetto al quale appartiene il colore, anche se in quanto oggetto<br />

colorato dice relazione al colore, in quanto corpo è qualcosa di assoluto. In nessun modo<br />

possiamo pensare così il Padre: che egli non sia nulla di assoluto, ma che tutto si dica di<br />

lui in senso relativo al Figlio; che il Figlio invece sia e qualcosa di assoluto in se stesso e<br />

qualcosa di relativo al Padre; assoluto evidentemente quando si dice grandezza grande e<br />

forte potenza; relativo al Padre, quando si dice grandezza e forza del Padre grande e<br />

potente; grandezza e forza cioè per cui il Padre è grande e potente. Questo non è dunque<br />

vero; ma l’uno e l’altro sono sostanza, e l’uno e l’altro sono la stessa sostanza. Ma come<br />

è assurdo affermare che la bianchezza non è bianca, così è assurdo affermare che la<br />

sapienza non è sapiente; e come la bianchezza è bianca in senso assoluto, così la<br />

sapienza è sapiente in senso assoluto. La bianchezza del corpo però non è un’essenza,<br />

perché è il corpo che è l’essenza e la bianchezza ne è la qualità. Perciò è per la<br />

bianchezza che il corpo è bianco, perché per il corpo essere non è la stessa cosa che<br />

essere bianco. Qui infatti una cosa è la forma, un’altra il colore e né l’una, né l’altra sono<br />

in se stesse, ma in una certa massa, massa che non è né la forma né il colore, ma è<br />

formata e colorata. La sapienza al contrario è sapiente, e sapiente di per se stessa, e<br />

poiché ogni anima diventa sapiente solo per partecipazione alla sapienza, se ridiventa<br />

insensata, nondimeno la sapienza rimane in se stessa, e quando anche l’anima dovesse<br />

mutare nel senso dell’insipienza, essa non muta. Non succede per colui che essa rende<br />

sapiente la stessa cosa che per la bianchezza nel corpo che essa fa bianco. Quando il<br />

corpo sarà stato mutato da un colore in un altro, non rimane quella bianchezza ma<br />

scompare totalmente. Ora, se il Padre che ha generato la sapienza è sapiente 10 per<br />

essa, se per lui essere, ed essere sapiente non è la stessa cosa, il Figlio è una sua<br />

qualità, non la sua prole e non vi sarà più qui una suprema semplicità. Ma non sia mai<br />

che si pensi che sia così: là vi è l’essenza supremamente semplice e là dunque essere ed<br />

essere sapiente si identificano. Ma se là essere ed essere sapiente sono la stessa cosa,<br />

non è la sapienza che egli ha generato che fa il Padre sapiente, altrimenti non lui avrebbe<br />

generato essa, ma essa lui. Che altro infatti diciamo, quando diciamo: per lui essere è<br />

essere sapiente, se non: è sapiente per ciò per cui è? Di conseguenza la causa che fa sì<br />

che sia sapiente è la stessa causa che fa sì che egli sia. Pertanto se la sapienza che il<br />

Padre ha generato è la causa che fa sì che egli sia sapiente, essa è anche la causa che fa<br />

sì che egli sia. E questo non è possibile se non in quanto lo genera e lo crea. Ma nessuno<br />

chiamerà mai la sapienza né generatrice, né creatrice del Padre. Che vi è infatti di più<br />

insensato? Dunque il Padre stesso è la sapienza e si chiama il Figlio sapienza del Padre<br />

come lo si chiama luce del Padre 11. Cioè allo stesso modo che si chiama il Figlio "luce da<br />

luce", e l’uno e l’altro sono una sola luce, così si ha da intendere "sapienza da sapienza" e<br />

l’uno e l’altro sono una sola sapienza. Perciò sono pure una sola essenza, perché qui<br />

essere è la stessa cosa che essere sapiente. Infatti ciò che essere sapiente è in rapporto<br />

alla sapienza, e il potere alla potenza, l’essere eterno all’eternità, l’essere giusto alla<br />

giustizia, l’essere grande alla grandezza, l’essere stesso lo è all’essenza. E poiché in<br />

quella semplicità essere sapiente non è cosa diversa dall’essere, ivi la sapienza è la<br />

stessa cosa che l’essenza.<br />

Identità del Padre e del Figlio negli attributi essenziali, non nelle proprietà personali<br />

2. 3. Dunque il Padre e il Figlio sono insieme una sola essenza, una sola grandezza, una<br />

sola verità, una sola sapienza. Tuttavia il Padre e il Figlio non sono entrambi insieme un<br />

solo Verbo, perché non sono entrambi insieme un solo Figlio. Infatti allo stesso modo che<br />

"Figlio" dice relazione al Padre e non ha un senso assoluto, così pure, quando si parla di<br />

Verbo, Verbo dice relazione a Colui di cui è Verbo. Egli è Figlio per ciò per cui è Verbo, ed<br />

è Verbo per ciò per cui è Figlio. Poiché dunque il Padre e il Figlio non sono evidentemente<br />

entrambi insieme un solo Figlio, ne consegue che il Padre e il Figlio non sono tutti e due<br />

insieme un solo Verbo. E perciò non vi è Verbo per il fatto che c’è sapienza, perché<br />

"verbo" non è termine assoluto, ma soltanto relativo a colui di cui è verbo, come Figlio a<br />

Padre, mentre invece vi è sapienza per il fatto stesso per cui vi è essenza. Perciò in<br />

quanto vi è un’essenza, vi è una sapienza. Tuttavia, poiché anche il Verbo è sapienza, ma<br />

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