23.02.2018 Views

Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Padre queste stesse verità che conosce non per mezzo del corpo, che egli non ha, ma per<br />

mezzo di sé, le ha apprese da altri o ha avuto bisogno di messaggeri o di testimoni per<br />

conoscerle? No certamente, per sapere tutto ciò che sa, quella perfezione basta a se<br />

stessa. Dio ha, è vero, i suoi messaggeri: gli Angeli, ma non tuttavia per annunciargli ciò<br />

che non sa, perché non c’è nulla che egli non sappia, ma è per il loro bene che essi<br />

prendono consiglio dalla verità di lui nel loro agire; quando si dice che annunciano a Dio<br />

certe cose, non è che egli le apprenda da loro, ma sono loro che le apprendono da lui per<br />

mezzo del suo Verbo, senza suono corporeo. Annunciano infatti ciò che Dio vuole, inviati<br />

da lui a coloro a cui egli vuole, tutto udendo da lui per mezzo del suo Verbo, cioè<br />

trovando nella verità di lui ciò che debbono fare; che cosa, a chi, quando debbono<br />

annunciare. Infatti anche noi lo preghiamo e tuttavia non gli insegniamo quali siano le<br />

nostre necessità. Il Padre vostro, ci dice il suo Verbo, sa che cosa vi sia necessario, prima<br />

che voi glielo abbiate chiesto 151 . E queste cose non le sa per averle apprese in questo o in<br />

quel momento, ma tutti gli avvenimenti futuri e, fra questi avvenimenti, l’oggetto e il<br />

momento delle nostre preghiere, l’opportunità di esaudire o no questa o quell’altra<br />

preghiera di questo o di quest’altro uomo li ha previsti in anticipo, dall’eternità. Tutte le<br />

sue creature, spirituali e corporee, non le conosce perché esistono, ma esistono perché le<br />

conosce. Infatti non poteva non conoscere le cose che un giorno avrebbe creato. Dunque<br />

è perché le ha conosciute che le ha create, e non è perché le ha create che le ha<br />

conosciute. E dopo averle create non le ha conosciute diversamente da come le<br />

conosceva prima di crearle: questi esseri nulla infatti hanno aggiunto alla sua sapienza,<br />

ma sono venuti all’esistenza come e quando era opportuno, restando immutata la sua<br />

sapienza. Così è scritto nell’Ecclesiastico: Prima che fossero create, tutte le cose erano da<br />

lui conosciute; lo sono ancora allo stesso modo dopo il loro compimento 152 . Alla stessa<br />

maniera è detto, non diversamente, sia prima che fossero create, sia dopo il loro<br />

compimento, Dio conosce le cose. Assai differente è perciò dalla scienza divina la nostra<br />

scienza. In Dio la scienza è identica alla sapienza e la sapienza è identica all’essenza o<br />

sostanza. Perché nella mirabile semplicità di quella natura non sono cose diverse essere<br />

sapiente ed essere; ma è la stessa cosa essere sapiente ed essere, come lo abbiamo<br />

spesso ripetuto nei libri precedenti 153 . Invece la nostra scienza in molti campi può essere<br />

perduta, ed essere recuperata perché in noi non è la stessa cosa essere, sapere o essere<br />

sapiente (sapere), perché noi possiamo essere anche se non sappiamo né gustiamo<br />

(sapiamus) ciò che abbiamo appreso da altra fonte. Per questo come la nostra scienza è<br />

differente dalla scienza di Dio, così il nostro verbo che nasce dalla nostra scienza è<br />

differente da quel Verbo divino che è nato dall’essenza del Padre, che è come se dicessi:<br />

"dalla scienza del Padre, dalla sapienza del Padre"; o, in maniera più precisa, "dal Padre<br />

che è scienza, dal Padre che è sapienza".<br />

Il Verbo di Dio è in tutto uguale al Padre<br />

14. 23. Il Verbo di Dio Padre è dunque il suo Figlio unigenito, in tutto simile e uguale al<br />

Padre, Dio da Dio, luce da luce, sapienza da sapienza, essenza da essenza; egli è<br />

assolutamente ciò che è il Padre, ma non è il Padre, perché questo è Figlio, quello Padre.<br />

Per questo conosce tutto ciò che conosce il Padre, ma per lui il conoscere viene dal Padre,<br />

come l’essere. Infatti in Dio conoscere ed essere sono una sola cosa. E dunque come il<br />

conoscere non viene al Padre dal Figlio, così nemmeno gli proviene l’essere. Pertanto è<br />

come "dicendo" se stesso che il Padre ha generato il Verbo, in tutto uguale a sé. Egli<br />

infatti non "avrebbe detto" interamente e perfettamente se stesso, se ci fosse nel suo<br />

Verbo qualcosa di meno o di più di ciò che c’è in lui. È qui che si verifica in modo<br />

supremo il sì, sì; no, no 154 . E dunque questo Verbo è veramente la verità, perché tutto<br />

ciò che c’è in quella scienza dalla quale è stato generato, c’è anche in lui e ciò che non c’è<br />

in essa non c’è nemmeno in lui. Ed in questo Verbo non vi può mai essere nulla di falso,<br />

perché è immutabilmente ciò che è colui che lo genera. Infatti: Il Figlio non può far nulla<br />

da sé, se non ciò che ha veduto fare dal Padre 155 . È segno di potenza, il non poter far<br />

questo; né è infermità ma fermezza questa, perché la verità non può essere falsa.<br />

Dunque il Padre conosce tutto in se stesso, tutto nel Figlio; in se stesso come se stesso,<br />

nel suo Figlio come il suo Verbo, che procede da tutto ciò che è lui. Anche il Figlio<br />

208

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!