23.02.2018 Views

Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

uomo, constatando tale aspirazione nella sua anima, può infallibilmente presumere che<br />

esista nell’anima degli altri; in breve, sappiamo che tutti vogliono questo. Ma molti<br />

disperano di poter essere immortali, benché nessuno possa essere ciò che tutti vogliono,<br />

cioè beato, senza l’immortalità; tuttavia vogliono essere anche immortali, se lo possono;<br />

ma, non credendo di poterlo essere, non vivono in modo da poterlo essere. Perciò ci è<br />

necessaria la fede per conseguire la beatitudine nella pienezza dei beni della natura<br />

umana, cioè sia nell’anima sia nel corpo. Questa fede si riassume in Cristo, il quale è<br />

risuscitato nella sua carne dai morti per non più morire 151 ; poiché nessuno, se non per<br />

opera di lui, può essere liberato dal potere del diavolo per mezzo della remissione dei<br />

peccati; perché nel regno del diavolo la vita è necessariamente in eterno infelice, vita che<br />

si deve chiamare meglio morte che vita. Ecco ciò che ci insegna la stessa fede. Di tale<br />

fede ho trattato in questo libro, come ho potuto, secondo il tempo che avevo a<br />

disposizione, benché ne avessi parlato a lungo nel libro IV di questa opera 152 , ma allora<br />

da un punto di vista differente da quello presentato in questo libro: nel libro quarto per<br />

mostrare perché e come Cristo è stato mandato dal Padre nella pienezza del tempo 153 ,<br />

per rispondere a coloro che affermano che Colui che manda e che Colui che è mandato<br />

non possono essere uguali per natura; in questo invece per distinguere la scienza, che<br />

appartiene all’ordine dell’azione, dalla sapienza, che appartiene all’ordine della<br />

contemplazione 154 .<br />

La trinità della virtù della fede<br />

20. 26. Elevandoci come di grado in grado ho voluto cercare nella scienza e nella<br />

sapienza, presso l’uomo interiore, una specie di trinità nel loro genere, come l’ho cercata<br />

presso l’uomo esteriore; e questo per giungere, dopo aver esercitato il nostro spirito nelle<br />

cose inferiori, nella misura delle nostre forze e se questo ci è possibile, a vedere almeno<br />

in enigma e per mezzo di uno specchio 155 quella Trinità che è Dio. Colui che ha affidato<br />

alla sua memoria le parole in cui si esprime la fede ritenendo solo i nomi senza<br />

comprenderne il senso (come sogliono ritenere a memoria le parole greche coloro che<br />

ignorano il greco, e lo stesso si dica del latino e di qualsiasi altra lingua che si ignora) non<br />

possiede nella sua anima una certa trinità, perché ha nella sua memoria i suoni delle<br />

parole, anche quando non vi pensa, perché da essi è informato lo sguardo del ricordo,<br />

quando egli vi pensa, e perché la volontà di colui che ricorda e pensa unisce questi due<br />

termini? Tuttavia non diremmo certamente che, facendo questo, tale uomo agisce<br />

secondo la trinità dell’uomo interiore, ma piuttosto secondo quella dell’uomo esteriore;<br />

perché ricorda soltanto e vede, quando vuole e quanto vuole, soltanto ciò che appartiene<br />

al senso corporeo, chiamato udito, e quando vi pensa, non si occupa che di immagini di<br />

oggetti materiali, cioè dei suoni. Ma, se ritiene e ricorda ciò che quelle parole significano,<br />

compie già un qualcosa che appartiene all’uomo interiore, ma non bisogna ancora dire né<br />

giudicare che viva secondo la trinità dell’uomo interiore, se non ama gli insegnamenti, i<br />

precetti, le promesse che queste parole contengono. Infatti può anche ritenere questo e<br />

pensarci per sforzarsi, ritenendolo falso, di confutarlo. Perciò la volontà che unisce le<br />

conoscenze ritenute dalla memoria a quelle che a partire da essa sono impresse nello<br />

sguardo del pensiero, completa senza dubbio una specie di trinità, essendo in essa come<br />

il terzo termine, ma non si vive secondo questa trinità, quando si respingono come false<br />

le cose che si pensano. Quando invece si crede che questi insegnamenti sono veri e si<br />

ama ciò che vi si deve amare, allora si vive già secondo la trinità dell’uomo interiore,<br />

perché ciascuno vive secondo ciò che ama. Ma come si possono amare le cose che non si<br />

conoscono, ma che si credono soltanto? Questa questione è già stata trattata nei libri<br />

precedenti 156 e si è trovato che nessuno ama ciò che ignora totalmente; e quando si dice<br />

che si amano cose sconosciute, le si ama a partire da quelle conosciute. Ed ora chiudiamo<br />

questo libro ricordando che il giusto vive di fede 157 , questa fede opera per mezzo<br />

dell’amore 158 , cosicché le virtù stesse con le quali si vive con prudenza, forza,<br />

temperanza e giustizia, si rapportano tutte alla fede; altrimenti non potranno essere vere<br />

virtù. Tuttavia, in questa vita, non sono talmente perfette da non rendere talvolta<br />

necessaria la remissione dei peccati, di qualunque specie essi siano; questa non si ottiene<br />

che per mezzo di Colui che con il suo sangue ha vinto il principe del peccato. Tutte le<br />

165

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!