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Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

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persuaso di non poter giungere a questo fine, senza conoscersi 8 ? Così, mentre ama<br />

quello, cerca questo. Amando quello che conosce, cerca quello che ignora. Ma perché ha<br />

potuto sussistere il ricordo della sua beatitudine e non ha potuto nello stesso tempo<br />

perdurare il ricordo di se stesso, in modo che conosca se stesso che vuole raggiungere il<br />

fine altrettanto bene che il fine che vuole raggiungere? O forse, quando ama conoscersi 9 ,<br />

non ama se stesso che non conosce ancora, ma ama lo stesso conoscere, e<br />

sopporterebbe a malincuore di sfuggire alla propria conoscenza, con la quale vuole<br />

conoscere tutto? Esso sa che cosa sia conoscere e, amando di conoscere, desidera<br />

conoscere anche se stesso. Ma dove conosce esso la sua conoscenza, se non si conosce<br />

10<br />

? Sa di conoscere altre cose 11 , ma non conoscerebbe se stesso? Ma è in sé che conosce<br />

che cosa sia conoscere. In che modo dunque si conoscerebbe come conoscente qualcosa,<br />

esso che ignora se stesso? Infatti non è un altro spirito che conosce come conoscente,<br />

ma se stesso. Conosce dunque se stesso. Quando poi cerca di conoscersi, esso si conosce<br />

già nell’atto di cercare. Esso si conosce già, dunque. Perciò non può affatto ignorare se<br />

stesso lo spirito che, anche quando si conosce come non conoscente se stesso, per<br />

questo stesso fatto si conosce. Se ignorerà che si ignora, non si cercherà per conoscersi.<br />

Per questo il fatto stesso che esso si cerca è la prova che esso è a se stesso più noto che<br />

sconosciuto. Infatti si conosce come cercante e non conoscente se stesso, quando cerca<br />

di conoscersi.<br />

Lo spirito si conosce tutto<br />

4. 6. Che diremo, dunque 12 ? Che in parte si conosce, e in parte si ignora 13 ? Ma è assurdo<br />

affermare che non è tutto lo spirito a conoscere ciò che sa. Non dico: "conosce tutto", ma<br />

"ciò che sa è tutto lo spirito a saperlo". Quando dunque conosce qualcosa di sé, poiché<br />

non può che essere tutto intero soggetto della sua conoscenza, è tutto intero a conoscere<br />

se stesso. Ora esso si conosce come conoscente qualcosa e ciò non è possibile a meno<br />

che non sia tutto lo spirito a conoscere. Viene dunque da sé conosciuto tutto intero.<br />

Inoltre che cosa vi è di esso che gli sia tanto noto, come il sapere che esso vive? Non è<br />

possibile che lo spirito esista e non viva, quando esso ha inoltre anche la capacità di<br />

comprendere; le anime delle bestie vivono anch’esse, ma non hanno l’intelligenza.<br />

Dunque, allo stesso modo che tutto lo spirito è spirito, così tutto lo spirito vive. Ora esso<br />

conosce di vivere. Dunque si conosce tutto intero. Infine quando lo spirito cerca di<br />

conoscersi 14 , sa già che è spirito, altrimenti ignorerebbe se cerca se stesso e cercherebbe<br />

forse una cosa in luogo di un’altra. Potrebbe darsi che esso non sia spirito ed allora,<br />

quando cercasse di conoscere lo spirito, non cercherebbe se stesso. Perciò, dato che lo<br />

spirito, quando cerca che cosa è lo spirito, sa che cerca se stesso, sa di certo che esso è<br />

spirito. Inoltre, se esso conosce intuitivamente che è spirito e che è tutto intero spirito, si<br />

conosce tutto intero. Ma supponiamo che non sappia di essere spirito e quando si cerca<br />

sappia solo che si cerca. Corre ancora il rischio di cercare una cosa per un’altra, se ignora<br />

che è spirito; per non cercare una cosa per un’altra ha senza dubbio da conoscere ciò che<br />

cerca. Ma se conosce ciò che cerca e cerca se stesso, conosce di certo se stesso. Perché<br />

dunque cerca ancora? Se in parte si conosce ed in parte si ignora 15 , non cerca allora se<br />

stesso, ma una parte di sé. Perché quando si parla dello spirito, si parla di tutto lo spirito.<br />

D’altra parte se lo spirito sa di non essersi trovato tutto intero, conosce qual è la sua<br />

totalità. E così cerca ciò che manca alla sua conoscenza, come siamo soliti fare ritornare<br />

nello spirito ciò che è caduto in dimenticanza, ma non del tutto, perché si può<br />

riconoscere, quando ce se ne ricorda, che era proprio quello che si cercava. Ma come può<br />

venire lo spirito nello spirito, come se potesse non essere nello spirito? Aggiungiamo a<br />

questo che se, trovatosi parzialmente, non si cerca tutto intero, tuttavia è tutto intero a<br />

cercare se stesso. Esso è dunque tutto intero presente a se stesso e non c’è altro che si<br />

debba cercare; manca infatti ciò che viene cercato, non esso che cerca. Quando dunque<br />

è tutto intero a cercare se stesso, niente di sé gli manca. O se non è tutto intero a<br />

cercarsi, ma è la parte di esso, che si è trovata, che cerca la parte che non si è ancora<br />

trovata, allora lo spirito non cerca se stesso, perché nessuna parte di esso e oggetto della<br />

sua propria ricerca. Infatti la parte che è stata trovata non si cerca e la parte che non si è<br />

ancora trovata nemmeno essa si cerca, perché è cercata dalla parte che è stata trovata.<br />

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