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Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

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13. 17. E così quell’impostore che è stato causa di morte e si oppone alla vita sotto false<br />

parvenze di purificazione in riti e sacrifici sacrileghi che seducono i superbi, escluso dal<br />

partecipare con noi alla nostra morte e alla risurrezione spirituale, poté dare per la nostra<br />

duplice morte la sua unica morte, ma non poté dare in sé un’unica risurrezione che fosse<br />

sacramento della nostra rinascita ed esempio della risurrezione finale. Al contrario, colui<br />

che vivo nello spirito ha risuscitato il suo corpo dalla morte, il vero Mediatore della vita,<br />

ha cacciato dalle anime dei suoi fedeli colui che era morto nello spirito e mediatore di<br />

morte, per non permettergli di regnare all’interno, lasciando così che attaccasse dal di<br />

fuori senza che mai potesse conseguire vittoria. Cristo stesso si è offerto alle sue<br />

tentazioni per essere nostro mediatore, nel superamento delle tentazioni di lui, non solo<br />

con il suo aiuto ma anche con il suo esempio. Il diavolo, dopo aver prima cercato di<br />

introdursi all’interno per tutte le vie di accesso ed essere stato cacciato, esauritasi nel<br />

deserto dopo il battesimo la tentazione piena di tutte le lusinghe (poiché lui che era<br />

morto nello spirito non poté trionfare su quello spirito che era vivo), avido di mandare<br />

l’uomo a morte si valse dell’attuazione di quella morte che è in suo potere, e il Mediatore<br />

di vita fu lasciato alla discrezione di lui in ciò che aveva assunto di mortale da noi. Ma<br />

proprio lì, sul campo concesso alle sue imprese, il diavolo fu battuto completamente,<br />

perché fu proprio nel ricevere il potere esteriore di uccidere il corpo mortale del Signore<br />

che il suo potere interiore con cui ci teneva schiavi fu abbattuto 114 . Infatti è accaduto che<br />

le catene tra innumerevoli peccati e innumerevoli morti sono state rotte con la morte di<br />

uno solo 115 , assolutamente libero dal peccato. Il Signore soffrì per noi tale morte indebita,<br />

affinché non nuocesse a noi la morte a noi dovuta. Non esisteva potere che avesse il<br />

diritto di spogliarlo del suo corpo; se n’è spogliato lui stesso. Infatti Colui che avrebbe<br />

potuto non morire, se lo avesse voluto, senza alcun dubbio morì perché lo volle, dando<br />

così una bella lezione ai principati e alle potestà che egli aveva schiacciato totalmente<br />

nella sua persona 116 . Con la sua morte, l’unico sacrificio assolutamente vero offerto per<br />

noi, tutto ciò che c’era in noi di colpevole e che dava il diritto ai principati e alle potestà di<br />

costringerci a espiare con i supplizi, egli ha pulito, abolito, estinto, e con la sua<br />

risurrezione a una vita nuova ha chiamato noi, i predestinati, chiamati ci ha giustificati,<br />

giustificati ci ha glorificati 117 . Ecco come la stessa morte corporale ha tolto al diavolo<br />

l’uomo, che egli dominava con pieno diritto dopo averlo sedotto con il consenso di lui,<br />

l’uomo troppo povero, troppo debole, che egli, libero perfettamente dalla corruzione della<br />

carne e del sangue, con l’aiuto della debolezza del corpo mortale schiacciava (con uno<br />

sdegno tanto più grande quanto maggiore era, per così dire, la sua fortuna e la sua<br />

forza) come un cencioso e un miserabile. Dove infatti senza seguirlo spinse l’uomo<br />

peccatore nel momento della sua caduta, ivi ridusse con le persecuzioni il Redentore nel<br />

tempo della sua discesa. Così il Figlio di Dio si degnò di farsi nostro amico condividendo<br />

con noi la morte per immunità dalla quale il nemico si stimava migliore e più grande di<br />

noi. Dice il nostro Redentore: Nessuno ha amore più grande di colui che sacrifica la vita<br />

propria per i suoi amici 118 . Il diavolo arrivò fino al punto di ritenersi superiore al Signore<br />

stesso in quanto il Signore gli aveva ceduto nella sua passione. Così proprio del Signore<br />

si ha da intendere ciò che si legge nel Salmo: Lo hai reso un po’ inferiore agli Angeli 119 .<br />

Ed ecco il risultato di tutto questo: l’innocente Signore ucciso dal maligno che agiva<br />

contro di noi in forza di un diritto giustamente concessogli, trionfò del diavolo con<br />

pienissima giustizia, fece propria schiava la schiavitù prodotta dal peccato, liberò noi dalla<br />

servitù che giustamente ci spettava per il peccato, distrusse la condanna di morte 120 con<br />

il suo sangue giusto ingiustamente versato dal diavolo e redense i peccatori, che avevano<br />

bisogno di essere giustificati.<br />

La sovreminente Sapienza divina si serve del diavolo per la salvezza dei suoi fedeli<br />

13. 18. Per questo il diavolo si prende ancor gioco dei suoi ai quali si presenta con l’aria<br />

di volerli purificare con i suoi misteri ma in realtà per coinvolgerli e farli cadere, in quanto<br />

con grande facilità persuade il loro orgoglio a deridere e disprezzare la morte di Cristo: il<br />

diavolo è ritenuto da essi tanto più santo e divino quanto più è estraneo a questa morte.<br />

Però sono molto pochi quelli che gli sono rimasti fedeli, dopo che i pagani hanno<br />

riconosciuto e bevuto con pia umiltà il prezzo della loro redenzione e, pieni di fiducia,<br />

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