Sant'Agostino "De Trinitade"
Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.
Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.
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calunniare per la sua cecità. Perché c’è un solo Dio, ma è Trinità. Dunque non bisogna<br />
intendere come dette alla rinfusa queste parole: Dal quale, per mezzo del quale, nel<br />
quale sono tutte le cose 54, e non a molti dèi ma: a lui è la gloria nei secoli dei secoli.<br />
Amen 55.<br />
LIBRO SETTIMO<br />
Agostino riprende il problema: Ciascuna persona è per se stessa sapienza?<br />
1. 1. Ed ora investighiamo con maggior diligenza, nella misura in cui Dio lo concederà, il<br />
problema che poco fa abbiamo lasciato in sospeso: nella Trinità ciascuna Persona può<br />
essere - per se stessa e indipendentemente dalle altre due - chiamata Dio, o grande, o<br />
sapiente, o verace, o onnipotente, o giusto, o qualsiasi altro appellativo applicabile a Dio,<br />
non in senso relativo ma in senso assoluto? Oppure queste espressioni si debbono usare<br />
soltanto quando si pensa alla Trinità? La difficoltà nasce dal testo: Cristo è forza di Dio e<br />
sapienza di Dio 1. Ci si chiede se Dio è padre della sua sapienza e della sua forza in modo<br />
che egli sia sapiente per la sapienza che ha generato e potente per la forza che ha<br />
generato e se, poiché è sempre potente e sapiente 2, sempre abbia generato la forza e la<br />
sapienza. Se le cose stanno così, dicevamo, perché non sarebbe padre anche della sua<br />
grandezza per la quale è grande, della sua bontà per la quale è buono, della giustizia per<br />
la quale è giusto, e così degli altri attributi, se ve ne sono? E se tutto ciò, sotto nomi<br />
diversi, è compreso nella stessa sapienza e forza in modo che la grandezza sia la stessa<br />
cosa che la forza, la bontà la stessa cosa che la sapienza, ed ancora la sapienza la stessa<br />
cosa che la forza, come abbiamo già mostrato nella nostra trattazione, ci ricorderemo,<br />
quando nomino uno di questi attributi, di prenderlo come se li nominassi tutti. Ci si<br />
chiede dunque se il Padre, anche considerato come persona singola, sia sapiente e se è<br />
per se stesso la propria sapienza, ovvero se è sapiente come "dicente". Infatti è dicente<br />
con il Verbo che ha generato 3, ma non con il verbo che si pronuncia, risuona e passa,<br />
bensì con il Verbo che era presso Dio, e il Verbo era Dio 4, e tutte le cose furono fatte per<br />
mezzo di lui 5. Con il Verbo uguale a lui, con il quale sempre e immutabilmente dice se<br />
stesso. Il Padre infatti non è Verbo, come non è nemmeno Figlio, né Immagine. Egli è<br />
invece "dicente" (escludiamo le parole passeggere che Dio fa udire alle creature; infatti<br />
queste risuonano e passano) "dicente", ripeto, con quel Verbo che è a lui coeterno e,<br />
come tale, non si considera a parte ma in unione con lo stesso Verbo, senza il quale<br />
evidentemente non è "dicente". È dunque sapiente allo stesso modo che "dicente", così<br />
che sia sapienza come Verbo ed essere Verbo equivalga ad essere sapienza, e altresì ad<br />
essere forza e s’identifichino forza, sapienza e Verbo e tutto ciò si predichi relativamente<br />
come Figlio e Immagine? Così il Padre non sarebbe né sapiente né potente considerato<br />
singolarmente, ma solo in unione con la forza e la sapienza che ha generato, come non è<br />
"dicente" considerato a parte, ma per quel Verbo e con quel Verbo che ha generato, e<br />
così pure grande per quella grandezza e con quella grandezza che ha generato? Se ciò<br />
per cui il Padre è grande non è diverso da ciò per cui è Dio, ma è grande per ciò per cui è<br />
Dio, perché per lui essere grande ed essere Dio è la stessa cosa, ne consegue che non è<br />
nemmeno Dio da solo, ma per quella deità e con quella deità che ha generato. Allora il<br />
Figlio sarebbe la deità del Padre, come è la forza e la sapienza del Padre, come anche è il<br />
Verbo e l’Immagine del Padre 6. E poiché per lui non è cosa diversa essere ed essere Dio,<br />
il Figlio sarebbe anche l’essenza del Padre, come è il suo Verbo e la sua Immagine. E<br />
perciò il Padre non soltanto non sarebbe Padre, ma non sarebbe nulla affatto, se non a<br />
condizione di avere un Figlio, e così non solo la sua paternità, che evidentemente non ha<br />
significato assoluto bensì relativo al Figlio, essendo Padre precisamente perché ha un<br />
Figlio, ma anche ciò che egli è per se stesso assolutamente dipende dall’aver egli<br />
generato la sua essenza. Come egli non è grande che per la grandezza che ha generato,<br />
così non è che per l’essenza che ha generato, perché essere ed essere grande è per lui<br />
una stessa cosa. Ma allora è padre della sua essenza, come è padre della sua grandezza,<br />
come è padre della sua forza e della sua sapienza, dato che la sua grandezza è la stessa<br />
cosa che la sua forza e la sua essenza è la stessa cosa che la sua grandezza?<br />
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