Sant'Agostino "De Trinitade"
Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.
Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.
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orgoglioso, affetta di essere superiore alle altre anime dedite ai sensi corporei o si<br />
immerge nel gorgo fangoso della voluttà carnale.<br />
Le tappe della caduta<br />
10. 15. Quando dunque l’anima con retta intenzione cerca, sia per sé, sia per gli altri, di<br />
attingere i beni interiori e superiori che sono posseduti con casto amplesso, non come un<br />
qualcosa di privato, ma come un qualcosa di comune, senza esclusione od invidia, da<br />
tutti coloro che li amano, anche se essa sbaglia in qualche punto per ignoranza delle cose<br />
temporali, dato che compie questo nel tempo, e non agisce come si deve, si tratta di una<br />
tentazione umana 61 . Ed è gran cosa passare questa vita, che è come una via che<br />
prendiamo per ritornare, senza lasciarci sorprendere da nessuna tentazione, se non<br />
umana. Questo peccato infatti è esteriore al corpo 62 ; non è considerato come<br />
fornicazione e per questo ottiene molto facilmente perdono. Quando invece compie<br />
qualcosa per conseguire quegli oggetti che sono percepiti per mezzo del corpo, per<br />
desiderio di farne esperienza, di eccellervi, di entrare con essi in contatto, in vista di<br />
riporre in essi il fine del suo bene, qualunque cosa faccia, agisce in maniera turpe e<br />
fornica, peccando contro il proprio corpo 63 , e trasportando all’interno di sé le immagini<br />
menzognere delle cose corporee e combinandole in vane fantasticherie, così da giungere<br />
al punto che niente le apparisca divino se non quello che è sensibile, egoisticamente<br />
avara, si riempie di errori e, egoisticamente prodiga, si svuota di forze 64 . Né si precipita<br />
sin dall’inizio tutto d’un colpo in una fornicazione così turpe e miserevole, ma come è<br />
scritto: Colui che disprezza le piccole cose, a poco a poco cadrà 65 .<br />
Quando l’uomo pretende di essere come Dio cade in ciò che vi è di più basso, in ciò che<br />
fa la gioia delle bestie<br />
11. 16. Allo stesso modo infatti che il serpente non avanza a passi franchi, ma striscia<br />
con l’invisibile movimento delle sue squame, così il movimento scivoloso della caduta<br />
trascina a poco a poco quelli che si abbandonano e, cominciando dal desiderio perverso di<br />
rassomigliare a Dio, giunge fino a far rassomigliare agli animali 66 . Ecco perché, spogliati<br />
della stola prima, i progenitori hanno meritato 67 , divenuti mortali, di rivestire tuniche di<br />
pelle 68 . Infatti il vero onore dell’uomo consiste nell’essere l’immagine e la somiglianza di<br />
Dio 69 , immagine che non si conserva se non andando verso Colui dal quale è impressa.<br />
Ne consegue che tanto più ci si unisce a Dio, quanto meno si ama ciò che si possiede in<br />
proprio. Ma il desiderio di fare esperienza del proprio potere fa ricadere, per un suo<br />
capriccio, l’uomo su se stesso come su un grado intermedio. Così quando pretende di<br />
essere come Dio, a nessuno sottoposto, per punizione viene precipitato, lontano persino<br />
da quel grado intermedio che è lui stesso, in ciò che vi è di più basso, cioè in ciò che fa la<br />
felicità degli animali. E così, consistendo il suo onore nell’essere l’immagine di Dio, il suo<br />
disonore nell’essere immagine della bestia: L’uomo posto in dignità, non lo comprese; si<br />
è assimilato agli animali senza ragione ed è divenuto simile a loro 70 . Per dove<br />
compirebbe dunque un così lungo tragitto che porta dalle vette più alte alle cose più<br />
basse, se non passando per quel grado intermedio che è lui stesso? Infatti quando,<br />
trascurando l’amore della sapienza, che rimane sempre immutabile, si desidera la scienza<br />
che viene dall’esperienza delle cose mutevoli e temporali, scienza che gonfia, non edifica<br />
71<br />
, l’anima, per questo, soccombendo come al suo peso, e cacciata dalla beatitudine e<br />
facendo esperienza di quel grado intermedio che è essa stessa, apprende, per il suo<br />
castigo, quale differenza separa il bene che ha abbandonato dal male che ha commesso e<br />
per l’effusione e la perdita delle sue forze non è capace di ritornare indietro, se non per la<br />
grazia del suo Creatore che la chiama alla penitenza e le rimette i peccati. Chi libererà<br />
infatti l’anima infelice da questo corpo di morte, se non la grazia di Dio per mezzo di<br />
Gesù Cristo nostro Signore 72 ? Di questa grazia parleremo a suo luogo, quando egli ce lo<br />
concederà.<br />
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