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Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

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non è, prima di sapere che cosa è. Egli non è certamente né terra né cielo; nulla che<br />

assomigli alla terra o al cielo, nulla di uguale a ciò che vediamo in cielo, nulla di uguale a<br />

ciò che in cielo non vediamo e forse vi si trova. Tu potrai accrescere con l’immaginazione<br />

la luce del sole quanto ti sarà possibile, sia in volume, sia in splendore, mille volte di più<br />

o all’infinito, nemmeno questo sarà Dio. E se ci rappresentassimo gli Angeli, puri spiriti<br />

che animano i corpi celesti, li muovono e li dirigono 7 secondo un volere che è al servizio<br />

di Dio; anche se questi Angeli, che sono migliaia di migliaia 8, venissero riuniti tutti per<br />

formare un solo essere, Dio non sarebbe nulla di simile. E lo stesso discorso varrebbe<br />

anche se si giungesse a rappresentarsi questi spiriti senza corpi, cosa assai difficile per il<br />

nostro pensiero carnale. Comprendi dunque, se lo puoi, o anima tanto appesantita da un<br />

corpo soggetto alla corruzione 9 e aggravata da pensieri terrestri molteplici e vari;<br />

comprendi, se lo puoi, che Dio è Verità. È scritto infatti che Dio è luce 10, non la luce che<br />

vedono i nostri occhi, ma quella che vede il cuore, quando sente dire: è la Verità. Non<br />

cercare di sapere cos’è la verità, perché immediatamente si interporranno la caligine<br />

delle immagini corporee e le nubi dei fantasmi e turberanno la limpida chiarezza, che al<br />

primo istante ha brillato al tuo sguardo, quando ti ho detto: Verità. Resta, se puoi, nella<br />

chiarezza iniziale di questo rapido fulgore che ti abbaglia, quando si dice: Verità. Ma non<br />

puoi, tu ricadi in queste cose abituali e terrene. Qual è dunque, ti chiedo, il peso che ti fa<br />

ricadere, se non quello delle immondezze che ti hanno fatto contrarre il glutine della<br />

passione e gli sviamenti della tua peregrinazione 11?<br />

Dio Bene supremo<br />

3. 4. Ancora una volta comprendi, se lo puoi. Tu non ami certamente che il bene, perché<br />

buona è la terra con le alte montagne, le moderate colline, le piane campagne; buono il<br />

podere ameno e fertile, buona la casa ampia e luminosa, dalle stanze disposte con<br />

proporzioni armoniose; buoni i corpi animali dotati di vita; buona l’aria temperata e<br />

salubre; buono il cibo saporito e sano; buona la salute senza sofferenze né fatiche;<br />

buono il viso dell’uomo, armonioso, illuminato da un soave sorriso e vivi colori; buona<br />

l’anima dell’amico per la dolcezza di condividere gli stessi sentimenti e la fedeltà<br />

dell’amicizia; buono l’uomo giusto e buone le ricchezze, che ci aiutano a trarci<br />

d’impaccio; buono il cielo con il sole, la luna e le stelle; buoni gli Angeli per la loro santa<br />

obbedienza; buona la parola che istruisce in modo piacevole e impressiona in modo<br />

conveniente chi l’ascolta; buono il poema armonioso per il suo ritmo e maestoso per le<br />

sue sentenze. Che altro aggiungere? Perché proseguire ancora nell’enumerazione?<br />

Questo è buono, quello è buono. Sopprimi il questo e il quello e contempla il bene stesso,<br />

se puoi; allora vedrai Dio, che non riceve la sua bontà da un altro bene, ma è il Bene di<br />

ogni bene. Infatti fra tutti questi beni - quelli che ho ricordato, o altri che si vedono o si<br />

immaginano - noi non potremmo dire che uno è migliore dell’altro, quando noi<br />

giudichiamo secondo verità, se non fosse impressa in noi la nozione del bene stesso,<br />

regola secondo la quale dichiariamo buona una cosa, e preferiamo una cosa ad un’altra<br />

12. È così che noi dobbiamo amare Dio: non come questo o quel bene, ma come il bene<br />

stesso. Perché bisogna cercare il bene dell’anima, non quello su cui essa sorvola con i<br />

suoi giudizi, ma quello a cui essa aderisca con il suo amore. E chi lo è se non Dio? Non<br />

una buona anima, o un buon angelo, o un buon cielo, ma il Bene buono. Ciò rende forse<br />

più facile la comprensione di ciò che vorrei dire. Quando sento dire, per esempio, che<br />

un’anima è buona, vi sono due parole, e da queste due parole ricavo due idee: che è<br />

anima e che è buona. Per essere un’anima, l’anima stessa non ha fatto nulla; infatti non<br />

esisteva ancora per agire al fine di darsi l’essere: ma per essere un’anima buona bisogna,<br />

lo vedo, che eserciti la sua volontà. Non che il fatto stesso di essere anima non sia un<br />

bene, altrimenti come si potrebbe dire - e dire in tutta verità - che è migliore del corpo?<br />

Ma non si dice ancora che l’anima è buona, perché le resta da esercitare la sua volontà<br />

per divenire migliore: se trascura questo esercizio, le se ne fa una colpa giustamente e si<br />

dice che non è buona. Differisce infatti da quella che esercita la sua volontà, e poiché<br />

quella è degna di lode, questa che rimane inattiva è degna di biasimo. Se invece l’anima<br />

si applica all’esercizio della sua volontà e diviene un’anima buona, non raggiungerà<br />

questo scopo, senza volgersi verso qualcosa di diverso da essa. Verso che cosa dunque si<br />

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