23.02.2018 Views

Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

La duplice conoscenza dello spirito<br />

6. 9. Ma quando lo spirito umano conosce ed ama se stesso, non conosce ed ama<br />

qualcosa di immutabile. Diversa è la maniera con cui ciascun uomo, attento a ciò che<br />

accade in lui, esprime il suo spirito con la parola, altra quella in cui definisce lo spirito<br />

umano con una conoscenza specifica o generica. Così quando un uomo mi parla del suo<br />

proprio spirito e mi dice se comprende o no questa o quella cosa, se vuole o no questa o<br />

quella cosa, io gli credo; ma quando dice la verità sull’essenza generica o specifica dello<br />

spirito umano riconosco ed approvo. Appare chiaro che: altra cosa è ciò che ciascuno<br />

vede in se stesso e a chi lo ascolta offre da credere, ma non da vedere; altra cosa è ciò<br />

che vede nella verità stessa che può vedere anche chi lo ascolta; la prima cosa può<br />

cambiare con il tempo, la seconda è immutabile per l’eternità. Perché non è vedendo con<br />

gli occhi corporei una moltitudine di spiriti che ci facciamo una conoscenza generica o<br />

specifica dello spirito umano, unificando i caratteri simili, ma noi intuiamo l’inviolabile<br />

verità secondo la quale definiamo in modo perfetto, in quanto è possibile, non ciò che lo<br />

spirito di ciascun uomo è, ma ciò che deve essere secondo le ragioni eterne.<br />

Le verità eterne<br />

6. 10. Così pure, per quanto concerne le immagini delle cose materiali attinte per mezzo<br />

dei sensi del corpo e come infuse nella memoria, per mezzo delle quali ci formiamo,<br />

anche delle cose che non abbiamo visto, delle rappresentazioni immaginarie (siano,<br />

queste immagini, diverse o, per caso, corrispondenti alla realtà), è ancora secondo regole<br />

del tutto diverse, regole immutabili che trascendono il nostro spirito, che noi le<br />

approviamo o disapproviamo in noi stessi, quando le approviamo o disapproviamo<br />

secondo il retto giudizio. Infatti anche quando mi ricordo delle mura di Cartagine che ho<br />

visto, ed immagino quelle di Alessandria che non ho visto, e preferisco tra queste<br />

rappresentazioni presenti alla mia immaginazione talune ad altre, la mia preferenza è<br />

razionale; si afferma e brilla al di sopra di esse il giudizio di verità e gli danno fermezza le<br />

regole incorruttibili del suo diritto; e sebbene sia quasi velato da una nube di immagini<br />

materiali, esso non ne è avviluppato e non si confonde con esse.<br />

6. 11. Ma mi interessa sapere se io sotto questa caligine o in essa possa essere come<br />

isolato dal cielo sereno, o se invece possa, come suole accadere sulla cima elevata delle<br />

montagne, trovarmi tra i due godendo dell’aria pura, contemplando al di sopra di me la<br />

luce limpidissima e al di sotto le densissime nubi. Infatti da che proviene che io mi<br />

infiammi di amore fraterno quando sento dire che un uomo ha, per la bellezza e fermezza<br />

della fede, sopportato dei tormenti troppo crudeli? E se mi si indica con il dito questo<br />

stesso uomo, desidero unirmi a lui, desidero farglielo comprendere e legarmi a lui con<br />

l’amicizia. E dunque se mi si presenta l’occasione propizia mi avvicino, gli parlo, converso<br />

con lui, gli esprimo, come posso, il mio affetto, voglio che egli mi ripaghi l’affetto e me lo<br />

dica, provoco il nostro abbraccio spirituale basandomi sulla fede in ciò che mi è stato<br />

detto, perché non posso in poco tempo espletare la mia indagine e penetrare nel suo<br />

interno. Amo questo eroe della fede con amore casto e fraterno. Ma se nella nostra<br />

conversazione mi confessa o mi lascia intendere incautamente che egli ha su Dio delle<br />

idee indegne di Dio e che ciò che desidera in Dio è ancora qualcosa di carnale e che ha<br />

sopportato quei tormenti per sostenere tale errore o per cupidigia di un lucro desiderato,<br />

o vano desiderio di gloria umana, subito l’amore che mi portava verso di lui, offeso e<br />

come respinto dall’ostacolo, si ritira dall’uomo che non ne è più degno, ma tuttavia<br />

rimane in quella forma ideale, che me lo aveva fatto amare quando lo credevo degno. A<br />

meno che non lo ami ora perché divenga tale quale ho visto che non era. Tuttavia in<br />

quell’uomo nulla è cambiato: ma può mutarsi per diventare ciò che avevo creduto che<br />

fosse inizialmente. Però nel mio spirito senza dubbio è mutata la valutazione che avevo di<br />

lui: essa era diversa prima da quello che ora è, ma è lo stesso amore che si è distolto dal<br />

desiderio della fruizione per tendere alla benevolenza, e questo per il comando della<br />

giustizia immutabile e trascendente. È lo stesso ideale di verità stabile ed incrollabile - il<br />

quale mi faceva fruire di quell’uomo, ritenendolo buono, e che mi fa ora volere che<br />

111

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!