23.02.2018 Views

Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

che egli non possiede, a meno che non la riceva da Colui che, per partecipazione, può<br />

rendere veramente sapiente lo spirito razionale e intelligente. È di essa che Cicerone fa<br />

l’elogio alla fine del dialogo "Ortensio": Noi che giorno e notte meditiamo queste cose ed<br />

aguzziamo la nostra intelligenza, che è la punta viva dello spirito e che stiamo attenti a<br />

non lasciarla ottundersi, cioè noi che viviamo da filosofi, abbiamo una grande speranza:<br />

o ciò che pensiamo e gustiamo spiritualmente è mortale e caduco, ed allora, compiuti i<br />

doveri umani, la morte ci sarà dolce e ci estingueremo senza rimpianto, e sarà come il<br />

riposo della vita; o se, come hanno pensato gli antichi filosofi e fra essi i più grandi e di<br />

gran lunga più illustri, abbiamo un’anima eterna e divina, allora dobbiamo ritenere che<br />

quanto più un uomo avrà agito senza distogliersi dalla sua via, cioè in conformità alla<br />

ragione ed al desiderio di sapere e quanto meno si sarà mescolato e avrà preso parte ai<br />

vizi e agli errori degli uomini, tanto più l’ascesa e il ritorno al cielo gli saranno facili 131 . Poi<br />

riprendendo e completando il suo ragionamento aggiunge: Per questo, per por fine a<br />

questa discussione, se vogliamo estinguerci tranquillamente, dopo esserci dedicati<br />

durante la nostra vita a queste discipline, o se vogliamo passare senza alcun intervallo di<br />

tempo da questa dimora in un’altra infinitamente migliore, dobbiamo dedicare a questi<br />

studi tutti i nostri sforzi e tutta la nostra attenzione 132 . Mi meraviglio che un uomo di<br />

tanto ingegno a degli uomini dediti alla filosofia, che li rende beati con la contemplazione<br />

della verità, prometta, una volta compiuti i loro doveri umani, una morte dolce, se ciò<br />

che pensiamo e gustiamo spiritualmente è mortale e caduco, come se morisse e si<br />

estinguesse qualcosa che non amiamo, anzi ciò che odiavamo di tutto cuore al punto di<br />

vederlo scomparire con gioia. In verità ciò non lo aveva appreso dai filosofi, che esalta<br />

con grandi elogi, ma è un’opinione in cui si avverte l’ispirazione della Nuova Accademia,<br />

da cui apprese a dubitare anche delle cose più evidenti. Dai filosofi invece, che egli stesso<br />

riconosce come i più grandi e di gran lunga più illustri, aveva appreso che le anime sono<br />

immortali 133 . Certo non è male che con questi incoraggiamenti le anime immortali<br />

vengano esortate a farsi trovare nella loro via, quando verrà il termine di questa vita,<br />

cioè a vivere in conformità alla ragione e al desiderio di ricerca, e a mescolarsi e<br />

invischiarsi il meno possibile ai vizi e agli errori degli uomini, affinché sia loro più facile il<br />

ritorno a Dio. Ma questa via che consiste nell’amore e nella ricerca della verità non basta<br />

agli infelici, cioè a tutti i mortali che hanno solo la ragione, senza la fede del Mediatore. È<br />

ciò che nei libri precedenti di quest’opera, soprattutto nel quarto e nel tredicesimo, mi<br />

sono sforzato di mostrare, per quanto ho potuto.<br />

LIBRO QUINDICESIMO<br />

Agostino vuole esercitare il lettore attraverso le cose create, affinché intenda, se può, in qualche<br />

modo la Trinità<br />

1. 1. Volendo esercitare il lettore nella contemplazione delle cose create per condurlo alla<br />

conoscenza di Colui che le ha create, eccoci già giunti ora fino alla sua immagine: l’uomo,<br />

più esattamente ciò per cui esso supera gli altri animali, cioè la ragione, l’intelligenza, ed<br />

ogni altra caratteristica dell’anima razionale ed intellettiva, che appartenga a quella realtà<br />

che chiamiamo spirito (spiritus), o animo (animus) 1 . Con questa parola alcuni scrittori di<br />

lingua latina, secondo il modo di parlare che hanno adottato, distinguono ciò che vi è di<br />

più nobile nell’uomo e non si trova nelle bestie, dall’anima (anima), che si trova anche<br />

nelle bestie 2 . Dunque, al di sopra di questa natura, se cerchiamo qualcosa, e cerchiamo<br />

la verità, incontriamo Dio, cioè la natura non creata, ma creatrice. Che Dio sia Trinità, è<br />

ciò che dobbiamo ora dimostrare allo sguardo della fede con l’autorità delle Scritture, ma<br />

anche, se lo possiamo, allo sguardo dell’intelligenza con una riflessione razionale. Perché<br />

io abbia detto: "se lo possiamo", l’oggetto stesso lo mostrerà meglio, quando ne avremo<br />

iniziata la discussione.<br />

193

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!