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Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

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Scienza e sapienza<br />

1. 3. Discutendo intorno alla sapienza, la definirono così: La sapienza è la scienza delle<br />

cose umane e divine 12 . Per questo anch’io, nel libro precedente, non ho mancato di dire<br />

che si poteva chiamare sapienza e scienza la conoscenza delle une e delle altre cose, cioè<br />

delle cose divine ed umane 13 . Ma la distinzione che fa l’Apostolo, quando dice: Ad uno è<br />

dato il linguaggio della sapienza, ad un altro il linguaggio della scienza 14 , ci invita a<br />

dividere questa definizione, così da chiamare propriamente sapienza la scienza delle cose<br />

divine e riservare propriamente il nome di scienza alla conoscenza delle cose umane. Di<br />

questa ho trattato nel libro XIII, non attribuendo certamente alla scienza tutto ciò che<br />

l’uomo può sapere circa le cose umane, in cui si trova tanta vanità superflua e pericolosa<br />

curiosità, ma solo la conoscenza che genera, nutre, difende e fortifica la fede<br />

supremamente salutare, che conduce l’uomo alla vera beatitudine, scienza che non<br />

possiedono in modo vigoroso molti fedeli, sebbene sia assai vigorosa la loro fede. Infatti<br />

altro è sapere appena quello che un uomo deve credere per conseguire la vita beata, la<br />

quale non può essere se non eterna, altro è saperlo in tal modo da metterlo a profitto dei<br />

buoni e da difenderlo contro i cattivi 15 ; questa sembra che sia in senso proprio la scienza<br />

di cui parla l’Apostolo 16 . Pertanto, prima di essa, mi sono preoccupato di raccomandare<br />

particolarmente la fede, distinguendo anzitutto in poche parole le cose temporali dalle<br />

eterne, e ho trattato allora delle cose temporali, riservandomi di parlare delle eterne in<br />

questo libro 17 . Ho mostrato che la fede concernente le stesse cose eterne appartiene al<br />

tempo ed abita temporalmente nei cuori dei credenti, ma che è necessaria tuttavia, per<br />

attingere le cose eterne stesse 18 . Ma ho spiegato anche l’utilità, per il conseguimento<br />

delle cose eterne, della fede circa le cose temporali che per noi ha compiuto l’Eterno ed<br />

ha patito nella sua umanità, umanità che ha creato nel tempo e che ha promosso<br />

all’eternità; ed ho spiegato che le virtù stesse che ci fanno vivere con prudenza, fortezza,<br />

temperanza e giustizia, durante questa vita temporale e mortale, non sono vere virtù se<br />

non sono rapportate a questa medesima fede, che, sebbene temporale, conduce alle cose<br />

eterne.<br />

La trinità della fede non è immagine di Dio<br />

2. 4. Perciò, poiché è scritto: Mentre siamo nel corpo peregriniamo lontani dal Signore,<br />

perché camminiamo per fede, non per visione 19 , fino a quando il giusto vive di fede 20 ,<br />

sebbene viva secondo l’uomo interiore 21 e per mezzo di questa medesima fede temporale<br />

si sforzi di attingere alla verità e tendere alla Verità eterna, tuttavia nel possesso, nella<br />

contemplazione, nell’amore di questa stessa fede temporale non si trova ancora una<br />

trinità che si debba chiamare immagine di Dio; non bisogna ritenere che sia posta nelle<br />

cose temporali un’immagine che deve essere posta nelle cose eterne. Infatti lo spirito<br />

umano, quando vede la sua fede, con la quale crede ciò che non vede, non vede qualcosa<br />

di eterno. Non è infatti eterno ciò che cesserà di esistere quando, al termine di questa<br />

peregrinazione in cui viaggiamo lontani dal Signore - per cui è necessario che<br />

camminiamo nella fede -, succederà la visione, con cui contempleremo a faccia a faccia<br />

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; ed è così che, sebbene ora non vediamo, tuttavia, poiché crediamo, meriteremo di<br />

vedere e godremo di essere stati condotti per mezzo della fede alla visione 23 . Infatti non<br />

ci sarà più allora la fede con la quale crediamo ciò che non vediamo, ma la visione con<br />

cui si vede ciò che si credeva. Allora dunque, anche se ci ricorderemo di questa vita<br />

mortale che sarà passata e ci ricorderemo di un tempo in cui credevamo ciò che non<br />

vedevamo, tuttavia questa fede sarà annoverata tra le cose passate e finite, non tra le<br />

cose presenti e che restano sempre. Per questo anche questa trinità che ora consiste<br />

nella memoria, nella visione e nell’amore della fede, che è presente e perdura, ci<br />

accorgeremo allora che è finita e passata, che non dura sempre. Se dunque questa trinità<br />

è già immagine di Dio, si deve concludere che anche questa immagine si trova non nelle<br />

cose eterne, ma nelle cose che passano.<br />

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