Sant'Agostino "De Trinitade"
Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.
Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.
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spirito: così Caifa non sapeva ciò che diceva ma fu la sua carica di pontefice che lo fece<br />
profetizzare 127 .<br />
Non si debbono consultare i filosofi sulla conoscenza del futuro e sulla risurrezione<br />
17. 23. Dunque circa il susseguirsi dei secoli e la risurrezione dei morti non dobbiamo<br />
consultare i filosofi, nemmeno coloro che compresero, secondo le loro possibilità,<br />
l’eternità del Creatore, nel quale viviamo, ci muoviamo e siamo 128 . Perché pur<br />
conoscendo Dio dalle sue opere non gli hanno dato gloria come Dio né gli hanno reso<br />
grazie, ma affermando di essere sapienti sono divenuti stolti 129 . Essendo impotenti d’altra<br />
parte a tener fissa così fermamente la punta dello spirito nell’eternità dell’essere<br />
spirituale e immutabile così da vedere, nella sapienza del Creatore e Signore<br />
dell’universo, il volgere dei secoli, che in essa erano già e per sempre mentre quaggiù<br />
non sarebbero stati che per non essere più, e da vedervi i progressi non solo spirituali ma<br />
anche materiali degli uomini fino alla loro perfezione propria a ciascuno; essendo dunque<br />
del tutto impotenti a vedervi queste cose, non sono nemmeno stati giudicati degni di<br />
apprenderle dagli Angeli santi né esteriormente per mezzo di impressioni fisiche né<br />
interiormente per mezzo di rivelazioni rese manifeste nello spirito. In tal modo invece le<br />
appresero i nostri padri che erano animati da una vera pietà, essi a loro volta le<br />
manifestarono e, confermandole con miracoli compiuti sul momento e con predizioni<br />
realizzatesi a breve distanza di tempo, si sono acquistati una tale autorità da poter<br />
essere creduti circa quelle cose che, secondo la loro profezia, sarebbero accadute nel<br />
futuro più lontano fino alla fine dei tempi. Invece le potestà dell’aria, superbe e<br />
ingannatrici, sebbene abbiano manifestato tramite i loro indovini alcune cose apprese dai<br />
santi Profeti e dagli Angeli sulla società e città dei santi e sul vero Mediatore, lo hanno<br />
fatto per attrarre gli stessi fedeli di Dio, con verità che loro non appartengono, alle falsità<br />
che loro appartengono 130 . Ma Dio si è comportato in modo che grazie anche ad essi<br />
(senza che lo sapessero) la verità risuonasse ovunque, ai fedeli come aiuto, agli empi<br />
come testimonio.<br />
Il Figlio di Dio si è incarnato ed ha fatto convergere a sé la nostra fede per condurci alla<br />
sua verità<br />
18. 24. Poiché dunque eravamo incapaci di attingere l’eterno e le immondezze dei<br />
peccati, contratte con l’amore delle cose temporali e quasi naturalmente radicate in noi<br />
con la propagazione della natura mortale, ci schiacciavano sotto il loro peso, ci era<br />
necessaria una purificazione. Ma noi avremmo potuto essere purificati per essere adattati<br />
alle cose eterne solo per mezzo delle cose temporali alle quali già aderivamo. Infatti tra<br />
la malattia e la salute c’è una distanza grandissima, ma tra le due il rimedio non conduce<br />
alla salute, se non conviene con la malattia. Usate male, le cose temporali ingannano gli<br />
ammalati; usate bene, procurano loro salute e li innalzano poi alle cose eterne. Da parte<br />
sua l’anima razionale per purificarsi è tenuta alla fede nei riguardi delle cose temporali<br />
così come, una volta purificata, è tenuta alla contemplazione nei riguardi delle cose<br />
eterne. Disse uno di quei personaggi che nei tempi passati furono ritenuti sapienti presso<br />
i Greci: Ciò che l’eternità è in rapporto a ciò che incomincia, la verità lo è in rapporto alla<br />
fede 131 . Ed è un’affermazione certamente esatta. Ciò che noi chiamiamo "temporale", egli<br />
lo ha chiamato: ciò che incomincia. A questo genere di cose apparteniamo anche noi, non<br />
soltanto per il corpo, ma anche per la mutevolezza dell’anima. Non si può, a rigore,<br />
chiamare eterno ciò che muta per qualche aspetto. Quanto più dunque siamo mutevoli,<br />
tanto più siamo lontani dall’eternità. Tuttavia ci è promesso di arrivare alla vita eterna<br />
per mezzo della verità dalla cui evidenza, ancora una volta, la nostra fede è tanto<br />
lontana, quanto dall’eternità la nostra mortalità. Ora dunque accordiamo fede alle cose<br />
compiute per noi nel tempo per essere purificati per mezzo di essa, perché quando<br />
giungeremo alla visione, come alla fede subentra la verità, così alla mortalità subentri<br />
l’eternità. Ne consegue che la nostra fede diverrà verità quando giungeremo a ciò che è<br />
promesso a noi che crediamo, ma ci è promessa la vita eterna. Ora la Verità ha detto<br />
(non la verità che diverrà tale un giorno, come lo diverrà la nostra fede, ma quella che è<br />
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