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Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

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chiameremo allora il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo tre Persone, allo stesso modo che<br />

chiamiamo certi uomini tre amici, o tre parenti, o tre vicini per le loro mutue relazioni,<br />

non per quello che ognuno è in senso assoluto. Dunque ognuno di loro è amico degli altri<br />

due, o parente o vicino, perché queste parole esprimono una relazione. Che dire dunque?<br />

Ci si concederà di affermare che il Padre è la persona del Figlio e dello Spirito Santo,<br />

ovvero che lo Spirito Santo è la persona del Padre e del Figlio? Il termine "persona" non<br />

si usa mai in questo senso, e quando nella Trinità nominiamo la persona del Padre, non<br />

intendiamo significare altra cosa che la sostanza del Padre. Di conseguenza, come la<br />

sostanza del Padre è il Padre stesso, non ciò per cui è Padre, ma ciò per cui è; così la<br />

persona del Padre non è una cosa diversa dal Padre stesso, perché si dice persona in<br />

senso assoluto, non in senso relativo al Figlio o allo Spirito Santo, come Dio è detto in<br />

senso assoluto grande, buono, giusto ed ogni altro attributo di questo genere. E come<br />

per lui è la stessa cosa essere ed essere Dio, essere grande, essere buono, così per lui è<br />

la stessa cosa essere ed essere persona. Perché dunque non chiamiamo questi Tre<br />

insieme una sola Persona, come li chiamiamo una sola essenza e un solo Dio, ma li<br />

chiamiamo tre Persone, mentre non parliamo di tre dèi o di tre essenze, se non perché<br />

vogliamo avere una parola che esprima in che senso si debba concepire la Trinità e non<br />

restare senza dire proprio nulla quando ci viene domandato che cosa sono questi Tre,<br />

dato che noi stessi abbiamo ammesso che sono tre? Perché se, come alcuni ritengono,<br />

l’essenza è il genere, la sostanza (o la persona), la specie - lasciando da parte ciò che ho<br />

detto prima - si parlerà inevitabilmente di tre essenze, come si parla di tre sostanze o tre<br />

persone, allo stesso modo che tre cavalli sono anche chiamati tre animali, perché<br />

"cavallo" è la specie, "animale" il genere. Infatti in questo caso la specie non è al plurale<br />

ed il genere al singolare, come se si dicesse: "tre cavalli sono un animale", ma come<br />

diciamo: "tre cavalli" con nome specifico, così diciamo: "tre animali" con nome generico.<br />

Se affermiamo invece che il termine "sostanza" o "persona" non designa la specie, ma un<br />

qualcosa di singolare ed individuale, cosicché il termine "sostanza" o "persona" non abbia<br />

un senso equivalente a quello del termine "uomo" preso come termine comune a tutti gli<br />

uomini, ma nel senso di questa parola applicata a "questo uomo", per esempio Isacco,<br />

Abramo, Giacobbe o a ciascun individuo la cui presenza si possa indicare con il dito,<br />

anche in questo caso avrebbe valore contro di essi lo stesso ragionamento. Infatti<br />

Abramo, Isacco e Giacobbe sono tre individui e sono anche tre uomini e tre anime.<br />

Perché allora anche il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, se applichiamo loro le categorie di<br />

genere, specie ed individuo, non sono detti tre essenze, come sono detti tre sostanze o<br />

persone? Ma, come ho detto, lascio da parte questo; affermo invece: se l’essenza è un<br />

genere, un’essenza che sia unica non ha specie, come, ad esempio, poiché animale è un<br />

genere, se c’è un solo animale è senza specie. Allora il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo<br />

non sono le tre specie di un’essenza unica. Se invece l’essenza è una specie, nello stesso<br />

modo in cui l’uomo è una specie, allora i Tre che chiamiamo sostanze o persone hanno in<br />

comune la stessa specie, come Abramo, Isacco e Giacobbe hanno in comune la specie<br />

umana. La specie umana si suddivide in Abramo, Isacco, Giacobbe, ma un uomo non si<br />

può suddividere allo stesso modo in vari individui umani; questo è assolutamente<br />

impossibile, perché un uomo è già un individuo umano. Perché dunque l’unica essenza<br />

(divina) si suddivide in tre sostanze o persone? Se infatti l’essenza è una specie, come<br />

"uomo", vale per una essenza unica ciò che vale per un uomo singolo. Quando abbiamo<br />

tre uomini dello stesso sesso, della stessa costituzione, dello stesso temperamento, dello<br />

stesso carattere, diciamo che sono di una stessa natura, perché vi sono tre uomini, ma<br />

una sola natura; è dunque nello stesso senso che parliamo qui di tre sostanze e una sola<br />

essenza, o di tre persone e una sola sostanza o essenza? Senza dubbio si tratta di una<br />

cosa del tutto simile, perché gli antichi che parlavano in latino, prima di conoscere i<br />

termini di "sostanza" o "essenza", che sono venuti in uso di recente, usavano al loro<br />

posto quello di "natura". Dunque noi usiamo questi termini non nel senso del genere o<br />

della specie, ma per indicare, per così dire, una materia comune ed identica. Così, se<br />

venissero formate dallo stesso lingotto d’oro tre statue, diremmo tre statue un solo<br />

lingotto d’oro, ma non diremmo che l’oro è il genere, le statue la specie, né che l’oro è la<br />

specie, le statue gli individui. Non esiste alcuna specie che vada oltre i suoi individui ed<br />

abbracci un elemento estraneo. Infatti, quando avrò definito l’uomo, che è un termine<br />

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