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Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

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tanto più siamo pieni d’amore. E di che cosa è pieno se non di Dio colui che è pieno<br />

d’amore? "Ma, si dirà, vedo la carità e, per quanto posso, fisso su di essa lo sguardo dello<br />

spirito e credo alla Scrittura che dice: Dio è carità, e chi dimora nella carità, dimora in Dio<br />

59. Ma quando vedo la carità, non vedo in essa la Trinità". Ebbene, sì, tu vedi la Trinità,<br />

se vedi la carità. Mi sforzerò, se lo posso, di farti vedere che la vedi: soltanto che la<br />

Trinità ci assista affinché la carità ci muova verso qualche bene. Quando infatti amiamo la<br />

carità, la amiamo come amante qualcosa, per il fatto stesso che la carità ama qualcosa.<br />

Che cosa ama dunque la carità, perché anche la carità stessa possa essere amata? Non è<br />

infatti carità quella che non ama nulla. Se ama se stessa, occorre che ami qualcosa, per<br />

amarsi come carità. Infatti se la parola significa qualcosa, così significa anche se stessa,<br />

ma non significa se stessa se non perché è fatta per significare qualcosa. Allo stesso<br />

modo la carità si ama certamente, ma se non si ama come amante qualcosa, non si ama<br />

come carità. Che ama dunque la carità, se non ciò che amiamo con la carità? Ora questo,<br />

per partire da ciò che abbiamo di più prossimo, è il fratello. Osserviamo quanto l’apostolo<br />

Giovanni ci raccomanda l’amore fraterno: Colui che ama il suo fratello, egli dice, dimora<br />

nella luce, e nessuno scandalo è in lui 60. È chiaro che egli ha posto la perfezione della<br />

giustizia nell’amore del fratello; perché colui nel quale non c’è scandalo è perfetto. E<br />

tuttavia sembra aver taciuto dell’amore di Dio, cosa che non avrebbe mai fatto se nello<br />

stesso amore fraterno non sottintendesse Dio. Poco dopo infatti, nella stessa Epistola,<br />

dice in modo chiarissimo: Carissimi, amiamoci vicendevolmente perché l’amore viene da<br />

Dio; colui che ama è nato da Dio, e conosce Dio. Chi non ama, non ha conosciuto Dio,<br />

perché Dio è amore 61. Questo contesto mostra in maniera sufficiente e chiara che<br />

questo amore fraterno - infatti l’amore fraterno è quello che ci fa amare vicendevolmente<br />

- non solo viene da Dio, ma che, secondo una così grande autorità, è Dio stesso. Di<br />

conseguenza, amando secondo l’amore il fratello, lo amiamo secondo Dio. Né può<br />

accadere che non amiamo principalmente questo amore, con cui amiamo il fratello. Da<br />

ciò si conclude che quei due precetti non possono esistere l’uno senza l’altro. Poiché in<br />

verità Dio è amore 62, ama certamente Dio, colui che ama l’amore ed è necessario che<br />

ami l’amore colui che ama il fratello. Perciò poco più innanzi l’apostolo Giovanni afferma:<br />

Non può amare Dio, che non vede, colui che non ama il prossimo che vede 63, perché la<br />

ragione per cui non vede Dio è che non ama il fratello. Infatti chi non ama il fratello, non<br />

è nell’amore e chi non è nell’amore non è in Dio, perché Dio è amore 64. Inoltre chi non<br />

è in Dio non è nella luce, perché: Dio è luce, e tenebra alcuna non è in lui 65. Qual<br />

meraviglia, dunque, se chi non è nella luce non vede la luce, cioè non vede Dio, perché è<br />

nelle tenebre 66? Vede il fratello con sguardo umano che non permette di vedere Dio. Ma<br />

se amasse colui che vede per sguardo umano, con carità spirituale, vedrebbe Dio, che è<br />

la carità stessa, con lo sguardo interiore con cui lo si può vedere. Perciò chi non ama il<br />

fratello che vede, come potrà amare Dio che non vede, precisamente perché Dio è amore<br />

67, amore che manca a colui che non ama il fratello? E non si ponga più il problema di<br />

sapere quanto amore dobbiamo al fratello, quanto a Dio. A Dio, senza alcun confronto,<br />

più che a noi. Al fratello poi tanto, quanto a noi stessi. Amiamo infine tanto più noi stessi<br />

quanto più amiamo Dio. È dunque con una sola ed identica carità che amiamo Dio e il<br />

prossimo; ma amiamo Dio per se stesso, noi stessi invece ed il prossimo per Dio 68.<br />

Amiamo l’anima giusta perché amiamo Dio<br />

9. 13. Quale motivo abbiamo dunque, chiedo, di infiammarci quando ascoltiamo e<br />

leggiamo questo passo: Ecco ora il tempo propizio, ecco ora il giorno della salvezza. Noi<br />

cerchiamo di non dare a nessuno motivo di scandalo, perché non venga vituperato il<br />

nostro ministero, ma anzi sotto ogni aspetto ci sforziamo di renderci raccomandabili<br />

come ministri di Dio, con molta pazienza, nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle<br />

angustie, sotto le battiture, nelle prigioni, nei turbamenti, nelle fatiche, nelle vigilie, nei<br />

digiuni, con la purezza, con la scienza, con la longanimità, con la bontà, con lo Spirito<br />

Santo, con carità sincera, con la parola della verità, con la potenza di Dio, con le armi<br />

della giustizia a destra e a sinistra; in mezzo alla gloria e all’ignominia, alla buona e<br />

cattiva reputazione; creduti impostori, mentre siamo veraci; quasi fossimo sconosciuti,<br />

mentre siamo notissimi; come morenti ed ecco siamo vivi; come dei fustigati ma non<br />

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