Sant'Agostino "De Trinitade"
Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.
Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.
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nemmeno qualcosa di questo genere accade in Dio, perché egli rimane assolutamente<br />
immutabile.<br />
Le relazioni divine<br />
5. 6. Dunque in Dio nulla ha significato accidentale, perché in lui non vi è accidente, e<br />
tuttavia non tutto ciò che di lui si predica, si predica secondo la sostanza. Nelle cose<br />
create e mutevoli, ciò che non si predica in senso sostanziale, non può venir predicato<br />
che in senso accidentale. In esse è accidente tutto ciò che può scomparire o diminuire: le<br />
dimensioni, le qualità e le relazioni, come le amicizie, parentele, servitù, somiglianze,<br />
uguaglianze e le altre cose di questo genere; la posizione, il modo di essere, lo spazio e il<br />
tempo, l’azione e la passione 12. Ma in Dio nulla si predica in senso accidentale, perché<br />
in Lui nulla vi è di mutevole; e tuttavia non tutto ciò che si predica, si predica in senso<br />
sostanziale. Infatti si parla a volte di Dio secondo la relazione 13; così il Padre dice<br />
relazione al Figlio e il Figlio al Padre, e questa relazione non è accidente, perché l’uno è<br />
sempre Padre, l’altro sempre Figlio. Sempre non nel senso che il Padre non cessi di<br />
essere Padre dal momento della nascita del Figlio, o perché da questo momento il Figlio<br />
non cessa mai di essere Figlio, ma nel senso che il Figlio è nato da sempre e non ha mai<br />
cominciato ad essere Figlio. Perché se avesse cominciato in un certo tempo ad essere<br />
Figlio, ed un giorno cessasse di esserlo, questa sarebbe una denominazione accidentale.<br />
Se invece il Padre fosse chiamato Padre in rapporto a se stesso e non in relazione al<br />
Figlio, e se il Figlio fosse chiamato Figlio in rapporto a se stesso e non in relazione al<br />
Padre, l’uno sarebbe chiamato Padre, l’altro Figlio in senso sostanziale. Ma poiché il Padre<br />
non è chiamato Padre se non perché ha un Figlio ed il Figlio non è chiamato Figlio se non<br />
perché ha un Padre, queste non sono denominazioni che riguardano la sostanza. Né l’uno<br />
né l’altro si riferisce a se stesso, ma l’uno all’altro e queste sono denominazioni che<br />
riguardano la relazione e non sono di ordine accidentale, perché ciò che si chiama Padre<br />
e ciò che si chiama Figlio è eterno ed immutabile. Ecco perché, sebbene non sia la stessa<br />
cosa essere Padre ed essere Figlio, tuttavia la sostanza non è diversa, perché questi<br />
appellativi non appartengono all’ordine della sostanza, ma della relazione; relazione che<br />
non è un accidente, perché non è mutevole.<br />
Argomentazione degli Ariani sulla voce "Ingenerato"<br />
6. 7. Gli Ariani credono di controbattere queste argomentazioni nel modo seguente:<br />
Padre è una denominazione relativa al Figlio, e Figlio al Padre, ma "ingenerato" e<br />
"generato" non implicano alcuna relazione; si dicono invece in rapporto a se stessi. Infatti<br />
dire "ingenerato" non è la stessa cosa che dire "Padre", perché anche se non avesse<br />
generato il Figlio, nulla impedirebbe di chiamarlo ingenerato, e quando qualcuno genera<br />
un figlio non per questo è egli stesso ingenerato. Generati da altri uomini, gli uomini ne<br />
generano essi stessi degli altri. Dicono dunque: "Padre" è un nome relativo al Figlio, e<br />
"Figlio" un nome relativo al Padre, ma "ingenerato" è un nome assoluto, come pure<br />
"generato". Perciò, se ogni nome assoluto concerne la sostanza e d’altra parte non è la<br />
stessa cosa essere ingenerato ed essere generato, ne consegue che la sostanza è<br />
diversa. Quando parlano così non comprendono che fanno sull’"ingenerato" un’asserzione<br />
che richiede un esame più attento. Infatti non perché uno è ingenerato è per questo<br />
padre, né perché padre è per questo ingenerato, e perciò si ritiene che "ingenerato" non<br />
ha senso relativo, ma assoluto. Non avvertono a causa di uno straordinario accecamento<br />
che "generato" invece non può non avere un senso relativo. Perciò è chiaro che uno è<br />
figlio perché generato, e generato perché figlio. Ma come figlio dice relazione a padre,<br />
così generato a genitore, e come padre dice relazione a figlio, così genitore a generato.<br />
Dunque genitore e ingenerato sono due concetti distinti. Certo l’uno e l’altro appellativo è<br />
attribuito a Dio Padre: tuttavia l’uno è relativo al generato, cioè al Figlio, cosa che<br />
nemmeno gli Ariani negano, l’altro - "ingenerato" - è assoluto, come essi affermano.<br />
Perciò dicono: "Se è attribuita al Padre una denominazione di ordine assoluto, che non<br />
può essere attribuita in senso assoluto al Figlio, e d’altra parte ogni denominazione<br />
assoluta concerne la sostanza, poiché "ingenerato", appellativo che non si può applicare<br />
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