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Una lingua che combatte - DSpace@Unipr

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Liberi in fermo dolore compagni.<br />

Ora non basta nemmeno morire<br />

Per quel tuo vano nome antico.<br />

103<br />

(Italia 1942, in Foglio di via)<br />

Contro la prigionia nell’Italia invasa dai nazisti e sottomessa alla dittatura fascista si<br />

deve necessariamente lottare; non in nome di valori quali la storia, la religione e la<br />

cultura, ma per ridare dignità ai popoli, affinché le «plebi» possano diventare «uomini<br />

ardenti». Se da una parte la prospettiva tende ad aprirsi all’avvenire, tuttavia ancora non<br />

risolve in modo deciso il nodo tra il qui e l’altrove. Perciò «fra essere e non essere», si<br />

preferisce quello spazio intermedio in cui si manifesta la tensione latente delle cose, in<br />

cui l’esistenza, <strong>che</strong> «esita» a definirsi, è «figura» carica di potenzialità per il futuro, ma<br />

è an<strong>che</strong> «prigioniera in se stessa», grumo di vita <strong>che</strong> preme per superare la distanza:<br />

Ma qui dove fra essere e non essere esita<br />

Prigioniera in se stessa una nostra figura,<br />

Tu liberata porti la giustizia sicura<br />

Che i vivi conosce e i morti.<br />

(A un’operaia milanese, in Foglio di via)<br />

La «nostalgia di lunghissimo esilio», di cui parla Calvino, è presa di coscienza di un<br />

sentimento ineludibile di distacco, implicito già nel titolo Foglio di via: una poetica <strong>che</strong><br />

esprime «il ricordo di antichissime terre e stagioni», 7 ma <strong>che</strong> è, allo stesso tempo,<br />

rivolta al futuro, attraverso un discorso carico di contatti e tensioni tra natura e storia. 8<br />

Foglio di via è emblematico di quella <strong>che</strong> Thomas E. Peterson ha definito una «poetics<br />

of “advent”»: 9<br />

E questo è il sonno, edera nera, nostra<br />

Corona: presto saremo beati<br />

In una madre inesistente, schiuse<br />

Nel buio le labbra sfinite, sepolti.<br />

E quel <strong>che</strong> odi poi, non sai se ascolti<br />

Da vie di neve in fuga un canto o un vento,<br />

7 Italo Calvino, Foglio di via di Franco Fortini, in Saggi, cit., pp. 1058-1059.<br />

8 Cfr. Thomas E. Peterson, The Ethical Muse of Franco Fortini, University Press of Florida (UPF), 1997, p. 4:<br />

«In Fortini’s practice the poetic utterance has a dual orientation – towards an immediate object and towards a general<br />

interlocutor, often in the future. […] The former is concrete and referential, while the latter is abstract and subjective.<br />

[…] Fortini insists on context and values: the virtue of the oppressed, the villainy of the oppressor, and the hope for<br />

those in the future».<br />

9 Thomas E. Peterson, The Ethical Muse of Franco Fortini, cit., p. 12: «His own poetics of “advent” projects a<br />

future of greater hope and fortune than the present. Thus the details of present perceptions are willfully obscured so<br />

as to emphasize their clarity when viewed from the perspective of generality and the future».

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