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Una lingua che combatte - DSpace@Unipr

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Inverno a Luino, in cui la realtà è osservata dal punto di vista della fine, attraverso un<br />

tempo presente <strong>che</strong> fa calare sulle cose un’ansia trattenuta, come per una sofferenza <strong>che</strong><br />

si intravede eterna, un’impossibilità di partecipazione alla vita <strong>che</strong> fa presagire la futura<br />

“dannazione” storica del Diario d’Algeria:<br />

Ti distendi e respiri nei colori.<br />

Nel golfo irrequieto,<br />

nei cumoli di carbone irti al sole<br />

sfavilla e s’abbandona<br />

l’estremità del borgo.<br />

Colgo il tuo cuore<br />

se nell’alto silenzio mi commuove<br />

un bisbiglio di gente per le strade.<br />

Morto in tramonti nebbiosi d’altri cieli<br />

sopravvivo alle tue sere celesti,<br />

[…]<br />

Fuggirò quando il vento<br />

investirà le tue rive;<br />

sa la gente del porto quant’è vana<br />

la difesa dei limpidi giorni.<br />

131<br />

(Inverno a Luino, in Frontiera)<br />

In un brano de Gli immediati dintorni intitolato Dovuto a Montale, Sereni descrive lo<br />

stato emotivo da cui è nata la poesia <strong>che</strong> aveva in Luino il luogo d’elezione:<br />

Vivevo uno di quei momenti di completezza, di piena fusione tra sé e il<br />

mondo sensibile, grazie e di fronte ai quali lo spirito si appaga di se stesso,<br />

rifiuta i contorni, sdegna ogni soccorso specie di parole. […] Certe<br />

sensazioni, certi momenti ne inanellano altri di altra natura, originari di altro<br />

tempo, altro luogo, fino a confondersi in un’unica sostanza […]. Non c’era a<br />

quel tempo distinzione in me tra impulsi poetici e sussulti emotivi. Non a<br />

esclusione ma a inclusione di quelli, le mie ore erano scandite da questi. […]<br />

Ma io allora ero giovane e alquanto svagato, più sensibile alle impressioni<br />

dirette <strong>che</strong> non alla meditazione. 27<br />

C’è insomma il senso di un poeta fisico, come si diceva prima, attento a cogliere e a<br />

fissare le impressioni delle ore del giorno, i dettagli fenomenici tanto quanto gli scarti<br />

an<strong>che</strong> minimi della luce, a cui si aggiunge una predisposizione psicologica <strong>che</strong> «rifiuta i<br />

contorni» del paesaggio, cioè rifiuta quelle «costruzioni culturali» 28 <strong>che</strong> mettono un<br />

limite ai pensieri. Tuttavia «è vana / la difesa dei limpidi giorni» e l’idillio viene<br />

rovesciato nel suo contrario: il «golfo [è] irrequieto», i «cumoli di carbone [sono] irti al<br />

27 Ivi, pp. 144-147.<br />

28 Piero Zanini, Significati del confine. I limiti naturali, storici, mentali, cit., p. 28.

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