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Una lingua che combatte - DSpace@Unipr

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e correranno i letti<br />

risa, grida, spaventi.<br />

Voleranno le tegole nell’orto<br />

e le schiume sul mare.<br />

[…]<br />

Domani pace avrà riavuto tutto.<br />

Quieta l’onda e al suo luogo,<br />

molle la spiaggia e pura,<br />

ardita la natura<br />

e ilare, il deserto<br />

di bar<strong>che</strong> l’orizzonte,<br />

aguzzo il sole alle socchiuse ciglia.<br />

Vivida meraviglia,<br />

chiara lassù la luna.<br />

E andremo per le rive<br />

a cogliere tra fredde bave linda<br />

e bruna una conchiglia.<br />

(Il temporale, in Paesaggio con serpente)<br />

Luce ed ombra, bene e male, amore e odio, fanno parte dello stesso mondo, della stessa<br />

realtà, anzi, sono la realtà. 63 La natura, ancora una volta, diventa allegoria dei destini<br />

generali, la primavera è il momento della transizione e del cambiamento, del risveglio<br />

ad una nuova vita an<strong>che</strong> attraverso il temporale; e la conchiglia, <strong>che</strong> il poeta raccoglie<br />

dopo la tempesta, è residuo e maceria di una vita <strong>che</strong> non è più, ma è an<strong>che</strong> l’eredità (il<br />

testimone) <strong>che</strong> il mare del tempo ha scagliato alle nostre rive: ciò <strong>che</strong> ha un passato<br />

viene raccolto da chi ha un futuro, la tradizione può così avere una prospettiva e dare un<br />

senso al presente. Con la sua natura residuale, la conchiglia è il correlativo oggettivo<br />

della nostra umana condizione: tesa tra la vita e la morte, essa raccoglie in sé «l’eco di<br />

intere civiltà» 64 in transito verso un futuro <strong>che</strong> è prodotto di una «mobile speranza» (La<br />

partenza, in <strong>Una</strong> volta per sempre) e non semplicemente prolungamento del presente.<br />

«Pensarci al futuro», come scrive Sereni, significa per Fortini fare reagire tempo<br />

individuale e storia. 65 Quanto più la poesia mostra dei dati concreti, sensibili, <strong>che</strong> quasi<br />

alludono alla superficie visibile delle cose, tanto più lo sguardo si apre alla profondità,<br />

all’indagine del tempo e del senso della realtà. Le metafore del lampo-fiore e della<br />

stessa conchiglia stanno a significare l’incompiutezza della parola <strong>che</strong> si proietta nel<br />

63 Come ha sottolineato Romano Luperini «la contraddizione vuole essere oggettiva, non soggettiva: attraversa<br />

dall’alto al basso non l’anima dell’io poetico ma tutto quanto l’universo» (Romano Luperini, Il futuro di Fortini, cit.,<br />

p. 70).<br />

64 Eraldo Affinati, Introduzione, in Silvio D’Arzo, Contea inglese, Palermo, Sellerio editore, 1987, p. 16.<br />

65 Così Romano Luperini, Il futuro di Fortini, cit., p. 57: «a tale intersecazione, a tale scontro-confronto, Fortini<br />

non può rinunciare perché non può rinunciare a una storia, a scommettere su un destino».<br />

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