Una lingua che combatte - DSpace@Unipr
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sulla scorza del pino<br />
e prepara il fuoco dell’ambra dove starò visibile.<br />
120<br />
(Il presente, in Questo muro)<br />
La sec<strong>che</strong>zza paratattica condensa la parola in vere e proprie «unità molecolari», 58 il<br />
<strong>lingua</strong>ggio epigrafico, il verbo al presente (poi virato al futuro, nel finale), sono<br />
elementi <strong>che</strong> indicano uno sguardo totalizzante, <strong>che</strong> procede per scatti ellittici e<br />
repentine evoluzioni. Attraverso «il montaggio di eventi tratti da contesti eterogenei fra<br />
loro (la vita, la storia naturale, la storia sociale) e accostati in modo <strong>che</strong> rimandino alla<br />
totalità <strong>che</strong> li include», 59 Fortini coglie la compresenza del tempo lungo e dell’esistenza<br />
fenomenica, e lascia parlare il «paradosso della simultanea realtà della durata e degli<br />
intervalli». 60 La parola poetica è un’urna <strong>che</strong> racchiude eventi ed esistenze, come in<br />
certe rocce restano le stratificazioni a testimoniare il succedersi cosmico del tempo. Nel<br />
mutamento e nel passaggio da un’epoca a un’altra gli elementi cronologici si<br />
«tendono», «sfumano», «si sfanno». Quella <strong>che</strong> ci parla, attraverso le discendenze, i<br />
fossili e l’evoluzione è la memoria del mondo. Antico è ciò <strong>che</strong> dal passato è giunto<br />
sino a noi; la natura è un segno <strong>che</strong> significa attraverso le mutazioni e le metamorfosi di<br />
forme <strong>che</strong>, come le parti di un organismo, sono allo stesso tempo semplici e complesse:<br />
siamo continuamente alle prese con un universo materiale, <strong>che</strong> contemporaneamente ha<br />
una sua durata nella coscienza. La finzione permette di superare la memoria individuale<br />
e di allargare l’orizzonte degli eventi dall’Arcadia <strong>che</strong> può essere solo immaginata, alla<br />
rivoluzione maoista in Cina, fino all’immagine finale dell’ambra <strong>che</strong> conserverà la<br />
poesia come un fossile preistorico, ma <strong>che</strong> è an<strong>che</strong> l’emblema di una poesia-minerale,<br />
una poesia-memoria, <strong>che</strong> lascerà trasparire, come un cristallo, una dimensione<br />
lontanissima, <strong>che</strong> supera il rapporto contingente io/mondo in una visione complessiva<br />
della storia e del tempo. Rivoluzione e utopia convivono con la conservazione, così<br />
come il passato convive col futuro. La memoria e l’invenzione poetica generano quella<br />
profondità di vedute <strong>che</strong> sola può inserire la vita del singolo all’interno di un ciclo di<br />
vite fatto di rotture e lacerazioni, fatto dunque an<strong>che</strong> di morte, ma soprattutto di un<br />
legame e una responsabilità nei confronti di chi ci succederà, <strong>che</strong> ci rende parte di una<br />
58 Ivi, p. 156.<br />
59 Guido Mazzoni, Forma e solitudine. Un’idea della poesia contemporanea, cit., p. 196.<br />
60 Franco Fortini, Verifica di poteri, in Saggi ed epigrammi, cit., p. 126.