Una lingua che combatte - DSpace@Unipr
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macerie la possibilità di un futuro, la libertà come il profumo eterno della «rosa<br />
sepolta»: dalla compresenza degli opposti può nascere una conoscenza più profonda di<br />
sé e del mondo. 19<br />
La dinamica dei contrari <strong>che</strong> Fortini ha inaugurato con Foglio di via, percorre an<strong>che</strong><br />
la sua successiva produzione. Il tempo presente dichiara una realtà divergente, basata su<br />
coppie antiteti<strong>che</strong> e drammati<strong>che</strong>, <strong>che</strong> strutturano la poesia come una continua lotta:<br />
Mi risveglio dal sonno, è una notte d’inverno,<br />
lontani sono i sogni, il libro è caduto,<br />
non vengono rumori sul vento della città.<br />
Guarda, mi dico, non è vero <strong>che</strong> siamo d’inverno,<br />
<strong>che</strong> sono morti gli amici e orrida cosa è vivere:<br />
vedrai domani alla prima luce ci desteremo<br />
a lavarci nei fontanili.<br />
107<br />
(Le stagioni, IV, in Poesia e errore)<br />
Il realismo convive, secondo la lezione di Lukács, con l’elemento utopico 20 e il presente<br />
immerso nell’immobilità del gelo invernale diviene risveglio carico d’attesa, momento<br />
in cui la verità esita tra due opposte realtà. Da una parte l’andamento paratattico e la<br />
sec<strong>che</strong>zza delle coordinate ci trasmettono delle affermazioni <strong>che</strong> apparentemente non<br />
possono essere smentite («è una notte d’inverno, / lontani sono i sogni, il libro è caduto,<br />
/ non vengono rumori»), dall’altra c’è il tentativo di capovolgerle e di allontanarsene<br />
(«Guarda, mi dico, non è vero <strong>che</strong> siamo d’inverno, / <strong>che</strong> sono morti gli amici e orrida<br />
cosa è vivere»). In questo cambio di direzione, quasi una brusca sterzata, sta tutto il<br />
senso della poesia: agli astratti e vaghi sogni, al libro caduto, al silenzio e al vento <strong>che</strong><br />
percorrono la città, <strong>che</strong> sono emblemi di morte e abbandono, si sostituiscono gli amici,<br />
l’alba e i fontanili, <strong>che</strong> restituiscono un’immagine di vita possibile. Questo rifiuto della<br />
negatività storica confina con una lacerazione esistenziale a cui nel penultimo verso si<br />
accosta il verbo al futuro, <strong>che</strong> produce straniamento e speranza: attraverso uno<br />
slittamento lo sguardo contempla la realtà cercando di anticiparne le trasformazioni, di<br />
spezzare la catena con cui la storia imprigiona il desiderio. Anzi, la storia stessa deve<br />
cessare d’essere un continuum, per realizzare, tramite rotture e salti, il cambiamento. 21<br />
19 Si legga Romano Luperini, Il futuro di Fortini, cit., p. 19: «Al gelo o alla neve o al sasso si contrappone spesso<br />
un emblema di felicità, di leggerezza o di liberazione: ad esempio l’immagine della rosa. An<strong>che</strong> qui motivi ideologici<br />
e psicologici si intrecciano strettamente. La rosa è la rivoluzione e il desiderio inconscio».<br />
20 Cfr. Alfonso Berardinelli, Franco Fortini, cit., p. 57.<br />
21 Franco Fortini, Verifica di poteri, in Saggi ed epigrammi, cit., p. 125: «La nozione di storia come durata e<br />
intermittenza, come alternanza di quantitativo e qualitativo, come rifiuto della continuità, è finalismo, prospettivismo,