Una lingua che combatte - DSpace@Unipr
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Nella dinamica del contrasto tra elementi opposti, al «Sono andati via tutti» e al «Non<br />
torneranno più» 21 si alterna il «loro <strong>che</strong> partiti non erano affatto»; alle «toppe solari» le<br />
«toppe d’inesistenza, calce o cenere» e subito dopo «movimento e luce»; al «zitti quelli<br />
al tuo voltarti» la voce del mare <strong>che</strong> promette: «parleranno». Fortini aveva inteso queste<br />
immagini «come parti latenti della realtà storico-sociale», ma an<strong>che</strong> «parti della<br />
esperienza del soggetto-autore […] ammutolito dalla fine di ogni mandato sociale». 22<br />
Alcuni anni prima Pasolini aveva scritto «ma io non sono morto, e parlerò» (A uno<br />
spirito, in La religione del mio tempo), stabilendo il ruolo <strong>che</strong> l’io poetico doveva avere<br />
all’interno della società come principale fautore dell’azione civile opposta alla cultura<br />
della morte. 23 La prospettiva in Sereni è notevolmente cambiata, perché l’io con la sua<br />
parola non può sperare di forzare la realtà, ma soltanto cercare un rapporto diverso con<br />
essa: anziché stabilire la fine delle esistenze individuali, i morti attendono una rinascita,<br />
una possibilità di esistenza. 24 Solo uscendo da sé e legando il proprio destino a quello<br />
dei trapassati si può ancora sperare di resistere alla fine. La poesia si nutre di<br />
contraddizioni e dissonanze: il discorso si svolge all’interno di un meccanismo di<br />
decostruzione del reale, <strong>che</strong> dal concreto («questo tratto di spiaggia») scivola verso<br />
l’astrazione di una condizione mentale inquieta e “altra” (le «toppe solari», le «toppe<br />
d’inesistenza» 25 ), in cui alla iniziale voce blaterante dentro un ricevitore si oppone la<br />
parola forte del mare, <strong>che</strong> invita a «Non / dubitare» e a continuare a coltivare la<br />
speranza. Da una parte emerge una realtà minacciata da una alterità incombente, <strong>che</strong><br />
21 Si possono a questo proposito ricordare alcune poesie di Giorgio Caproni, in cui la situazione di abbandono<br />
sembra senza via di scampo, e in cui viene negata ogni possibilità di comunicazione con l’altro da sé, o con i morti:<br />
«Nessuno m’ha richiamato / – nessuno - indietro» (Scalo dei fiorentini, in Congedo del viaggiatore cerimonioso &<br />
altre prosopopee); «Sono partiti tutti. / Hanno spento la luce, / chiuso la porta, e tutti / (tutti) se ne sono andati / uno<br />
dopo l’altro. / […] / – di tanti – non c’è più nessuno / col quale amorosamente / poter altercare?» (Lasciando Loco, in<br />
Il muro della terra).<br />
22 Franco Fortini, Ancora per Vittorio Sereni, in Nuovi saggi italiani, cit., p. 205.<br />
23 Cfr. Nicoletta Diasio, «Il bel paese dove il no suona». L’invective à l’Italie dans trois poèmes de Pasolini,<br />
Sereni et Caproni, in AA.VV., L’invective. Histoire, formes, stratégies, actes du colloque international des 24 et 25<br />
novembre 2005, a cura di Agnès Morini, Saint-Étienne, Publications de l’Université de Saint-Étienne, 2006, p. 301:<br />
«face à l’omniprésence de la mort, d’une culture de la mort, "io non sono morto", dit le poète, "e parlerò"».<br />
24 Cfr. Franco Fortini, La plage et la sibylle, cit., p. 12: «Ce sont les morts […] qui proposent à nouveau comme<br />
valeur et devoir absolus l’identité nue des choses […]. Ainsi, la foi irrationnelle en l’intransitivité des existences<br />
individuelles confère à une valeur négative une valeur absolue. Toutefois, cette position semble depassée dans le<br />
dernier poème du recueil, «La plage» […]. Ce sont les jours qui sont partis, les événements, les hommes en apparence<br />
disparus mais qui attendent de renaître; […]. Les parties de la réalité qui n’ont pas jusqu’alors pleinement existé, […]<br />
sont dès maintenant appelées à une existence».<br />
25 Sono immagini <strong>che</strong> sembrano richiamare le bruciature e le ustioni delle opere di Alberto Burri, immagini di<br />
lacerazioni a metà strada tra essere e non essere, tra dimessa condizione esistenziale e sublime rivelatore.<br />
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