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Una lingua che combatte - DSpace@Unipr

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diverso», come aveva scritto Fortini, da dare all’esperienza, an<strong>che</strong> se la Weltanschauung<br />

<strong>che</strong> ne deriva sembra suggerire <strong>che</strong> su tutto si diffonda il vuoto. La dimensione<br />

memoriale è allora quel «codice disperso», <strong>che</strong> produce i suoi effetti sulla parola<br />

capovolgendola in «controparola» <strong>che</strong> deve resistere all’oblio:<br />

Ma tu specchio ora uniforme e immemore<br />

pronto per nuovi fumi<br />

di sterpaglia nei campi per nuove luci<br />

di notte dalla piana per gente<br />

<strong>che</strong> sgorghi nuova da Carrara o da Luni<br />

tu davvero dimenticami, non lusingarmi più.<br />

(Vittorio Sereni, Un posto di vacanza, VII, in Stella variabile)<br />

Il discorso metapoetico vuole opporre alla lusinga dello «specchio ora uniforme e<br />

immemore» una diversa conoscenza, ossia all’imitazione del reale la sua traduzione: i<br />

bouts d’existence di cui parlava Caproni sono per Sereni quei «momenti della nostra<br />

esistenza <strong>che</strong> non danno pace fino a quando restano informi». 51 Scrivere significa allora<br />

tradurre in forma quei momenti, «il solo modo di leggerli, ovvero di leggerli più a<br />

fondo». 52 Sereni capovolge il punto di vista di Caproni, poiché per lui non solo le parole<br />

sono in stretto rapporto con l’esperienza, ma questa a sua volta assume significato nel<br />

momento in cui prende forma nel <strong>lingua</strong>ggio: per Sereni l’esperienza ha un primato di<br />

verità rispetto alla parola, per cui «i nomi si ritirano dietro le cose» (Niccolò, in Stella<br />

variabile), mentre per Caproni «Le parole. Già. / Dissolvono l’oggetto» (Le parole, in<br />

Res amissa) e per Fortini, lo si è visto, l’oggetto «non è tutto» così come «l’estate non è<br />

tutto» 53 (Molto chiare si vedono le cose, in Paesaggio con serpente), cioè il mondo dei<br />

referenti si carica di una potenzialità alternativa. Nel Sereni di Stella variabile non c’è<br />

dissoluzione e non c’è superamento: il rapporto parole/cose è straniato e violento e si<br />

svolge su macerie riedificate con materiali taglienti, minacciosi e silenziosamente<br />

aggressivi. L’autore aveva già dichiarato la propria incertezza, sostenendo <strong>che</strong> di versi<br />

51 Vittorio Sereni, Poesie, cit., pp. 585-586.<br />

52 Vittorio Sereni, Il musicante di Saint-Merry e altri versi tradotti, Torino, Einaudi, 1981, p. VIII. E continua:<br />

«Traducendo non tanto ci si appropria, non tanto si fa prorpio il testo altrui, quanto invece è l’altrui testo ad assorbire<br />

una zona sin lì incerta della nostra sensibilitàe a illuminarla». Questo rapporto di scambio generatore di conoscenza si<br />

estende an<strong>che</strong> alla relazione tra scrittura ed esperienza.<br />

53 Il conflitto reso da negazioni del tipo «l’estate non è tutto», o an<strong>che</strong> «E invece non è vero» (La realtà, in<br />

L’ospite ingrato), «E non è vero» (Stanotte, in Composita solvantur), o dalle forme avversative del tipo «ero ma<br />

sono» (Il presente, in Questo muro), rappresenta in forma coagulata «il carattere utopico della negazione» (Luca<br />

Lenzini, Il poeta di nome Fortini. Saggi e proposte di lettura, cit., p. 226), <strong>che</strong> è in diretta relazione con la poetica<br />

della reversibilità e del non ancora.<br />

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