Una lingua che combatte - DSpace@Unipr
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Fra la gioia dei grilli<br />
oscure fiaccole.<br />
E in alto le stelle.<br />
Al giovane cuore<br />
la riposata ridda<br />
delle solari<br />
gesta del giorno.<br />
Ma un’ansia i ridenti occhi<br />
già turba<br />
al fanciullo venuto<br />
per gioia con me.<br />
(Sandro Penna, Cimitero di campagna, in Poesie)<br />
Parlare ancora dell’ingenuità di Penna forse non paga più. In lui ogni cosa appare<br />
illuminata da una gioia <strong>che</strong> vorrebbe renderla preziosa e “perfetta”, un’affermazione<br />
assoluta del valore della vita. Ma dietro tale perfezione, anzi forse proprio in ragione di<br />
una eccessiva perfezione, affiorano solitudine e angoscia, e la vita è «uno strappo, una<br />
separazione, un esilio». 9 Il poeta è un osservatore da un mondo separato e da tale<br />
distanza viene a definire la propria diversità. Al distacco dall’ambiente famigliare<br />
reagisce invocando protezione nella natura, lontano dal consorzio degli uomini. La sua<br />
poesia si colloca in un tempo ideale e reale insieme, in cui il dolore prevale sulla gioia:<br />
Mi nasconda la notte e il dolce vento.<br />
Da casa mia cacciato e a te venuto<br />
mio romantico amico fiume lento.<br />
Guardo il cielo e le nuvole e le luci<br />
degli uomini laggiù così lontani<br />
sempre da me. Ed io non so chi voglio<br />
amare ormai se non il mio dolore.<br />
La luna si nasconde e poi riappare<br />
– lenta vicenda inutilmente mossa<br />
sovra il mio capo stanco di guardare.<br />
(Sandro Penna, Mi nasconda la notte e il dolce vento, in Poesie)<br />
Siamo all’interno di una dinamica di sospensione, in uno spazio a metà strada tra ciò<br />
<strong>che</strong> sta sopra e ciò <strong>che</strong> sta sotto, e il poeta si trova in questo luogo intermedio da cui<br />
osserva natura e uomini. Tutto passa sotto il suo sguardo, le vite e le stagioni, e solo gli<br />
9 Cesare Garboli, Prefazione, in Sandro Penna, Poesie, Milano, Garzanti, 1989, p. VIII, poi in Cesare Garboli,<br />
Penna papers, cit., p. 109 e in Penna, Montale e il desiderio, cit., p. 15.<br />
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