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Una lingua che combatte - DSpace@Unipr

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origine la poesia, fermando il senso prima <strong>che</strong> scompaia. 8 Al contrario, dopo<br />

l’esperienza del Seme del piangere, in cui ancora la parola tentava di trattenere la vita<br />

(«sii poesia / se vuoi essere vita», Battendo a macchina), Caproni fonda l’estrema<br />

allegoria dell’esistenza proprio sulla Res amissa («perduta / è la parola stessa / nella sua<br />

stessa distanza», Imitazione, in Versicoli del controcaproni). Alla perdita non<br />

corrisponde alcuna speranza di salvezza o di senso nel momento onirico. Ciò <strong>che</strong> del<br />

sogno emerge è la logica ambigua <strong>che</strong> struttura i rapporti con la realtà. Il <strong>lingua</strong>ggio di<br />

Caproni rivela le bruciature e le cicatrici delle cose, quello di Penna sembra avvolgerle<br />

in una membrana protettiva composta di genericità e tensione all’assoluto, <strong>che</strong> le isola<br />

dal presente permettendogli di ignorarlo. Non c’è coincidenza tra soggetto e oggetto,<br />

quindi il tempo, sottomesso alla forza della soggettività, varca la soglia di un infinito<br />

<strong>che</strong> non è divenire ma ripetizione, mettendo in contatto l’io con una dimensione <strong>che</strong>, pur<br />

sottraendosi alla fine e proponendosi come leopardiano trampolino della finzione<br />

poetica, cela in sé una solitudine estrema: 9<br />

La mia poesia lancerà la sua forza<br />

a perdersi nell’infinito<br />

(Sandro Penna, La mia poesia non sarà, in Giovanili ritrovate)<br />

È evidente la distanza <strong>che</strong> separa Penna dagli altri autori. Egli sembra voler evitare di<br />

pensare alla propria condizione nel presente e dunque non si lascia tradurre in termini di<br />

modernità, non si vuole adeguare alla storia e alla società, non pensa a fare emergere il<br />

dissidio e nemmeno esprime il desiderio di un cambiamento. L’essere di Penna è una<br />

radicale alterità <strong>che</strong> ignora l’attualità. Se Sereni e Caproni calano il dissidio all’interno<br />

dell’io, per Penna esso resta all’esterno, non dentro, ma fuori, nel rapporto tra la sua<br />

poesia e il mondo, perciò non altera il suo fare poetico. La parola continua ad avere<br />

significato, continua a nominare le cose, senza subire cambiamenti radicali nel corso<br />

degli anni. La resa subitanea del dato sentimentale e psicologico in rapporto<br />

all’ambiente si rispecchia infatti, oltre <strong>che</strong> nella brevitas epigrammatica, nel<br />

8 Cfr. Bernard Simeone, Sandro Penna, le rapt immobile, in Sandro Penna, Une ardente solitude, traduit de<br />

l’italien et présenté par Bernard Simeone, Giromagny, La Différence, 1989, pp. 7-8: «la page s’emplit d’une poèsie<br />

inlassablement occupée à caresser ce vide de l’espace et du temps où le poète reconnaît le moteur (en negatif) de<br />

l’écoulement lyrique. […] il ne s’agit en aucun cas de notations furtives ou, comme on a pu parfois le prétendre,<br />

d’instantanés dérobés de façon quasi clandestine, avec la fausse culpabilité d’un pédophile tout à fait avoué. Si rapt il<br />

y a, […] naît d’une volonté d’arra<strong>che</strong>r au non-sens (plus encore que à la mort) l’éternité d’un instant».<br />

9 Ivi, p. 8: «Le temps n’est pas pour lui union du sujet et de la chose: il est épreuve d’une subjectivité vécue face<br />

au monde qui s’offre et se dérobe à la fois».<br />

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