Una lingua che combatte - DSpace@Unipr
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<strong>che</strong> oppone sempre più tenacemente il «canto vero» al «sonno fondo». La poesia non<br />
può essere per il presente, ma solo «per altre pupille avvenire»:<br />
dichiara <strong>che</strong> il canto vero<br />
è oltre il tuo sonno fondo<br />
e i vertici bianchi del mondo<br />
per altre pupille avvenire.<br />
Scrivi <strong>che</strong> i veri uomini amici<br />
parlano oltre i tuoi giorni <strong>che</strong> presto<br />
saranno disfatti. E già li attendi. E questo<br />
solo ancora è il tuo onore.<br />
111<br />
(Arte poetica, in Poesia e errore)<br />
Se la poesia vuole avere un valore rivoluzionario e servire a chi viene dopo di noi deve<br />
rinunciare al proprio orgoglio, deve essere come<br />
quello <strong>che</strong> è messo da parte, <strong>che</strong> si è tolto di mezzo, <strong>che</strong> sta fuori della<br />
strada, e a cui non può accadere più nulla di importante se non di mettersi in<br />
mezzo e costringere gli altri a tenerne conto. 29<br />
Soltanto non contando nulla, ma tuttavia mettendosi in mezzo, costringendo a riflettere<br />
sulla distanza e la diversità <strong>che</strong> la distingue dalla realtà, essa può ritrovare il suo vero<br />
valore, la sua vera coscienza rivoluzionaria, <strong>che</strong> devono però essere indagati e messi in<br />
discussione:<br />
il rivoluzionario è come Lenin <strong>che</strong>, secondo quanto racconta Gor’kij,<br />
diceva, ascoltando Beethoven: «Non posso ascoltare questa musica sublime,<br />
perché è impossibile per me pensare <strong>che</strong> gli uomini <strong>che</strong> hanno saputo creare<br />
questa meraviglia possano al tempo stesso vivere nell’inferno in cui vivono.<br />
Forse un giorno sarà possibile ascoltare Beethoven». Effettivamente è vero:<br />
non è possibile, per chi voglia certe determinate cose dagli uomini e per gli<br />
uomini, non è possibile ascoltare la voce dell’arte e della poesia. 30<br />
Questo pensiero può essere fatto reagire con la riflessione di Adorno, secondo cui<br />
scrivere una poesia dopo Auschwitz è un atto di barbarie: Fortini è consapevole <strong>che</strong> nel<br />
presente la sua poesia non può fare nulla per intervenire a favore degli oppressi e<br />
tuttavia continua a scrivere; ciò <strong>che</strong> muta è la forma di impegno <strong>che</strong> la sua scrittura<br />
mette in gioco. Se in Foglio di via, come aveva detto Calvino, c’era «un virile,<br />
29 Così Franco Fortini in Ferdinando Camon, Il mestiere di poeta, cit., p. 136.<br />
30 Ivi, p. 131.