Una lingua che combatte - DSpace@Unipr
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Di noi, testimoni del mondo,<br />
tutte andranno perdute<br />
le nostre testimonianze.<br />
Le vere come le false.<br />
La realtà come l’arte.<br />
Il mondo delle sembianze<br />
e della storia, egualmente<br />
porteremo con noi<br />
in fondo all’acqua, incerta<br />
e lucida, il cui velo nero<br />
nessuna idrometra più<br />
pattinerà – nessuna<br />
libellula sorvolerà<br />
nel deserto, intero.<br />
82<br />
(L’idrometra, in Il muro della terra)<br />
La crisi del valore della memoria-testimonianza come strumento etico e conoscitivo si<br />
ritrova an<strong>che</strong> nel Conte di Kevenhüller: «La storia è testimonianza morta. / E vale<br />
quanto una fantasia» (Corollario). È sancita così l’impossibilità di una “sublimazione”<br />
nell’autocompiacimento (e compatimento), di fronte ad una realtà appiattita<br />
nell’inautenticità:<br />
Lo sfacelo della storia <strong>che</strong> abbiamo vissuto non ammette riscatti di<br />
illusione, né la poesia è un rifugio o un’isola felice: anzi, è lo strumento forse<br />
più acuminato per esprimere un vuoto <strong>che</strong> non può certo essere colmato da<br />
istituzioni fatiscenti e artificiose. 6<br />
La fine della storia segna an<strong>che</strong> la fine dell’identità individuale e collettiva, <strong>che</strong> non<br />
trova più un legame col proprio passato (le radici) e non conosce lo slancio verso il<br />
futuro (la speranza):<br />
<strong>che</strong> cosa e chi siamo, noi,<br />
senza radici e senza<br />
speranza – senza<br />
alito di rigenerazione?<br />
(Su un vecchio appunto, in Il franco cacciatore)<br />
Il soggetto viene spossessato di ogni capacità cognitiva e di ogni sostanza, diluito in una<br />
dimensione impersonale: non può definire se stesso se non ponendo una domanda <strong>che</strong><br />
rimane senza risposta, o <strong>che</strong> contiene già in sé la consapevolezza della negatività.<br />
6 Giorgio Caproni, «Credo in un dio serpente», cit., intervista rilasciata a Stefano Giovanardi. Si legga an<strong>che</strong><br />
Corollario in Il Conte di Kevenhüller: «[…] La storia è testimonianza morta. / E vale quanto una fantasia».