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Una lingua che combatte - DSpace@Unipr

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tale lontananza alla fine della poesia viene superata: «Il verbo al presente porta tutto il<br />

mondo», «Il verbo al presente mi permette di scomparire» aveva scritto in Il falso<br />

vecchio, IV (in Questo muro). Il tempo di Reversibilità è un tempo circolare e<br />

infinitamente percorribile; è il tempo-serpente <strong>che</strong> si morde la coda, è la possibilità <strong>che</strong><br />

le cose tornino com’erano per diventare altro. 46 Non solo: in questa poesia Fortini<br />

rappresenta soprattutto il legame «fra la singola vita e l’intera storia umana – intesa sia<br />

come somma degli eventi passati <strong>che</strong> come stato di cose presente», ovvero egli colma<br />

quel vuoto <strong>che</strong> normalmente separa l’io e il mondo, ma an<strong>che</strong> la società e la storia,<br />

attraverso «l’esperienza dei livelli di realtà <strong>che</strong> trascendono la vita privata». 47 La<br />

Reversibilità è allora slancio etico di compenetrazione dei destini individuali e generali.<br />

Ciò non fa venire meno il carattere di «irrepetibilità, assolutezza e responsabilità del<br />

vissuto e compiuto», cioè dell’agire individuale, <strong>che</strong>, anzi, scopre in questa dimensione<br />

una responsabilità collettiva «ultratemporale», 48 <strong>che</strong> si manifesta in ciascuno di noi una<br />

volta per sempre. 49<br />

Il rapporto tra l’io e il mondo si configura non solo come legame nel tempo tra i<br />

presenti e i venturi, ma an<strong>che</strong> tra individui appartenenti a classi biologi<strong>che</strong> diverse,<br />

ovvero tra uomo e natura. Il testo con cui si apre la prima sezione di Composita<br />

solvantur ripropone e conferma questo tipo di riflessione:<br />

Qualcuno è fermo, lontano, riparte, dove<br />

la strada svolta nel bosco tra pietre e siepi.<br />

Poi rieccolo, tra le vigne, più lontano. Non vede<br />

o, se vede, non conosce più.<br />

Che sera<br />

senz’ombre, erbe, la vostra. Enorme è l’albero<br />

in aria, su chi va…<br />

E mai non era nostra<br />

la schiuma dello stagno<br />

o il ruvido lentischio, nulla avevamo compreso,<br />

non il sentiero, non il paese chiuso<br />

dove non c’era anima viva<br />

e tocca invano ai selci il passo<br />

46 Guido Mazzoni, Forma e solitudine. Un’idea della poesia contemporanea, cit., p. 206: «La poesia parte dal<br />

passato, attraversa il presente e ritorna al passato. Il passato è ciò <strong>che</strong> “sparito”, come viene detto di Anassagora al v.<br />

25 – quella parte della vita <strong>che</strong> il presente non vede e di cui conserva memoria nei libri». Per un’analisi dettagliata dei<br />

contenuti e della struttura del testo si veda il capitolo La totalità e i desideri, pp. 205-215.<br />

47 Ivi, p. 208.<br />

48 Paolo Jachia, Franco Fortini. Un ritratto, cit., p. 50: «il sapore complessivo trascende il dato di contingenza e<br />

prende il sapore di un evento ultratemporale, non extratemporale, ovvero di qualcosa <strong>che</strong> entra nell’eterno passando<br />

da una concreta dimensione storica».<br />

49 Franco Fortini, <strong>Una</strong> volta per sempre. Poesie 1938-1973, cit., p. 367: «Il titolo di questa raccolta vorrebbe<br />

essere inteso tanto nel significato di “una volta per tutte”, cioè di dichiarazione e suggello, quanto in quello di<br />

irrepetibilità, assolutezza e responsabilità del vissuto e compiuto».<br />

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