Una lingua che combatte - DSpace@Unipr
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O è in te e dilaga e parla la sorgente<br />
Cupa tua, l’onda vaga tua del niente.<br />
(E questo è il sonno, in Foglio di via)<br />
Sin dal suo primo libro Fortini prende le distanze da quel «Novecento figurativo degli<br />
anni Trenta, di soave e coscientemente falso primitivismo, di fres<strong>che</strong>zza di colori», 10<br />
<strong>che</strong> egli riconosce nella poesia di Penna, ma <strong>che</strong> è la cifra stilistica an<strong>che</strong> del primo<br />
Caproni e in parte del primo Sereni. Fortini si confronta da subito con una parola <strong>che</strong><br />
confina col nulla, una parola <strong>che</strong> «non è, né deve essere mai, la cosa». 11 La guerra ha<br />
contribuito a radicare e diffondere la percezione di una doppia realtà, <strong>che</strong> lo sguardo<br />
non può risolvere in una visione sicura ed unitaria: «edera nera»/«nostra corona»;<br />
«beati»/«sepolti»; «quel <strong>che</strong> odi»/«non sai se ascolti»; «un canto»/«un vento»;<br />
«sorgente cupa»/«onda vaga tua del niente». 12 Il procedere per coppie antiteti<strong>che</strong>, per<br />
scissioni e disgiunzioni, trasmette il senso di una poesia fondata sulla praesentia<br />
discors 13 <strong>che</strong>, culminando nella coppia-rima «sorgente/niente», designa una forza<br />
originaria interna all’io dalla quale sgorga la parola e in cui si condensa un surplus di<br />
sofferenza. Come la pena della lontananza patita nel Coro di deportati attraverso la<br />
ripetizione salmodiante di veri e propri versetti <strong>che</strong> ribadiscono l’inconciliabilità tra il<br />
pensiero e la realtà esterna:<br />
Vorremmo tornare a guardare<br />
Carezzare il trifoglio dei prati<br />
Gli stipiti della casa nuova<br />
Piangere di pietà<br />
Dove passò nostra madre<br />
Invece saremo lontani.<br />
[…]<br />
E quando saremo tornati<br />
L’erba pazza sarà nei cortili<br />
E il fiato dei morti nell’aria.<br />
10<br />
Franco Fortini, Breve secondo Novecento, in Saggi ed epigrammi, cit., p. 1167.<br />
11<br />
Franco Fortini, Prefazione 1967 a Foglio di via (Torino, Einaudi, 1967), poi in <strong>Una</strong> volta per sempre. Poesie<br />
1938-1973, Torino, Einaudi, 1978, p. 362.<br />
12<br />
Cfr. Marina Polacco, Fortini e i destini generali. Lirica e «grande politica» fino a Composita solvantur,<br />
«Allegoria», 21-22, anno VIII, 1996, p. 46: «La contraddizione della poesia si articola nello stesso spazio della<br />
contraddittorietà del reale».<br />
13<br />
La dialettica non è concordia discors, non c’è pacificazione nel processo dialettico, e nemmeno equilibrio, essa<br />
è piuttosto tensione delle forze in atto, dinamica simultanea degli opposti. Berardinelli, tramite Brecht, definisce la<br />
dialettica come «la dottrina dell’unità degli opposti e della duplicità di ciò <strong>che</strong> appare unitario» (Alfonso Berardinelli,<br />
Franco Fortini, Firenze, La Nuova Italia, «il castoro», 1973, p. 153).<br />
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