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Una lingua che combatte - DSpace@Unipr

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è parte dell’altro, il singolo è parte del tutto e di conseguenza, superando le immagini<br />

allegori<strong>che</strong>, l’agire individuale non può sottrarsi alla responsabilità verso chi ci ha<br />

preceduti (da cui il valore della memoria) e nei confronti di chi verrà dopo di noi (il<br />

valore dell’etica), ma an<strong>che</strong> nei confronti di chi vive come noi nel presente (il valore<br />

della morale).<br />

Su questo piano si innesta una differenza fondamentale con un poeta come Penna,<br />

<strong>che</strong> non assegna alcun peso a questi valori (del resto si parla sempre della sua<br />

leggerezza): ciò <strong>che</strong> scrive non passa attraverso un filtro memoriale o morale. 31 Quindi<br />

nei suoi testi non si trova la distanza dell’allegoria, ma l’assolutezza dell’esperienza<br />

fisica, in cui gli emblemi di vita e di morte si confondono e rimangono indicibili:<br />

Domina morte in me.<br />

Un vivace fanciullo<br />

mi turba, o chiaro mare:<br />

segreti inesorabili.<br />

(Sandro Penna, Domina morte in me, in Confuso sogno)<br />

La scrittura di Penna, almeno nella finzione poetica, si presenta, o vorrebbe presentarsi,<br />

come un appunto, an<strong>che</strong> se il vissuto di cui parlano i suoi versi poco ha a <strong>che</strong> fare con<br />

l’esperienza diretta del mondo, piuttosto è una vita sognata <strong>che</strong> astrae dal reale per<br />

rendere l’assolutezza del simbolo erotico, <strong>che</strong> si offre come unica vera realtà. Se Fortini<br />

ricerca le immagini <strong>che</strong> procedano verso una conoscenza condivisa, Penna impone un<br />

punto di vista individuale, <strong>che</strong> esclude l’alterità, intesa come un tu o una realtà <strong>che</strong><br />

vivano indipendentemente dall’immagine sognata: l’io impone la propria esperienza<br />

psicologica del reale, ignorando la relazione fortiniana tra destini individuali e generali.<br />

Poiché la psicologia di Penna è «di primo grado», 32 cioè si esprime in un’emotività<br />

essenziale, fatta di gioia e dolore, ne risulta una poesia <strong>che</strong> non nega e non ragiona, ma<br />

<strong>che</strong> rappresenta il mondo e la natura attraverso null’altro <strong>che</strong> i sensi, senza la<br />

31 Cfr. Pier Paolo Pasolini, Passione e ideologia, cit., p. 433: «Contestiamo anzitutto in Penna la mancanza di una<br />

componente metafisica, sia pur estremamente labile: e contestiamo soprattutto la mancanza di una sua misura<br />

morale». E si legga an<strong>che</strong> la prefazione di Dominique Fernandez in Sandro Penna, Une étrange joie de vivre,<br />

Montpellier, Fata Morgana, 1979, p. 4: «Dire l’interdit: tels furent la gloire et le tourment de ce poète. Mais attention:<br />

aucune culpabilité, ni religieuse ni morale, n’a jamais pesé sur lui. Il était de la race des seigneurs, non de celle des<br />

esclaves. Ce serait de méprendre complètement que de le croire en lutte avec lui-même et aux prises avec les affres de<br />

l’auto-répression».<br />

32 Cesare Garboli, Le poesie parallele, in AA.VV., Per Franco Fortini. Contributi e testimonianze sulla sua<br />

poesia, cit., p. 83.<br />

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