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Una lingua che combatte - DSpace@Unipr

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elementi in mutazione, travestimenti di una condizione <strong>che</strong> non è più rinviabile. Sono<br />

luoghi della mente, segnali d’allarme, <strong>che</strong> generano uno spostamento della percezione.<br />

Caproni, Fortini e Sereni vanno oltre la bidimensionalità <strong>che</strong> caratterizza la poesia di<br />

Penna, indagano aspetti psicologici oscuri, ambigui e contraddittori. Penna, come si è<br />

visto, lascia <strong>che</strong> ciò <strong>che</strong> riemerge dal passato si ripresenti tale e quale, senza <strong>che</strong> venga<br />

modificato da un modello interpretativo, <strong>che</strong> lo calerebbe in una dimensione temporale,<br />

ossia in un contesto evolutivo. Il tempo di Penna è un presente sottratto al continuum<br />

storico, è un tempo <strong>che</strong> non passa e si ripete, per sottrarre l’io alla precarietà. In questo<br />

si avvicina a Fortini, alle sue immagini di fossili, all’ambra o alla rosa <strong>che</strong> esita dentro<br />

al sasso, <strong>che</strong> rivelano un’ansia temporale comune a entrambi. Tuttavia l’approccio di<br />

Fortini è segnato dall’ideologia, <strong>che</strong> si rapporta sempre con la storia di chi è venuto<br />

prima e di chi verrà poi, si relaziona sempre col tempo e non con il desiderio di<br />

atemporalità. 55 Sereni, dal canto suo, riesce a guardare oltre la linearità del tempo: il<br />

presente non è una tabula rasa, e l’esperienza <strong>che</strong> ne facciamo viene modificata da ciò<br />

<strong>che</strong> riemerge dal passato. Il tempo di Sereni è un tempo <strong>che</strong> passa ma <strong>che</strong> ritorna.<br />

Caproni si avvicina a Sereni, in quanto la memoria lungi dal determinare una via di<br />

salvezza, lascia intravedere il vuoto e la disarmonia. Tuttavia, l’idea stessa di un tempo<br />

percorribile in due direzioni opposte, <strong>che</strong> abbiano nel presente il loro punto d’incontro,<br />

è qualcosa in cui non crede veramente. Passato e presente sono inconciliabili e non c’è<br />

slancio verso il futuro. La linearità storica fa del passato qualcosa <strong>che</strong> non torna, o <strong>che</strong><br />

torna a tratti, attraverso epifanie <strong>che</strong> ribadiscono il senso della fine e non aprono uno<br />

spiraglio salvifico (si pensi a quanto accade nel Seme del piangere, sul cui “fallimento”<br />

Caproni costruisce l’edificio della sua poesia successiva). La poesia di Fortini, infine, si<br />

compone di tensioni contrastanti <strong>che</strong> possono mettere il lettore di fronte alla condizione<br />

dell’uomo nella storia, dove «Ci sono solo io e tutti gli altri / a metà del non esistere»<br />

(Raniero, in Paesaggio con serpente), come dire <strong>che</strong> siamo in una dimensione sospesa,<br />

in cui an<strong>che</strong> il non essere è parziale e se un senso c’è, deve essere ancora detto<br />

(«Diremo più tardi quello <strong>che</strong> deve essere detto», I lampi della magnolia, in Paesaggio<br />

55 Cfr. Bernard Simeone, Sandro Penna, le rapt immobile, in Sandro Penna, Une ardente solitude, cit., p. 11: «La<br />

chose vue est dérobée à sa précarité et inscrite dans l’ambre. En cela, Penna se rappro<strong>che</strong>, de façon surprenante, d’un<br />

autre poète italien contemporain: Franco Fortini. La hantise de la fossilisation qui fige mais aussi protège, les images<br />

répétitives de visages vus dans un mur, de roses hésitant au cœur du roc et d’insectes pris dans le carbone révèlent,<br />

<strong>che</strong>z ce poète de l’engagement et de l’exigence éthique qu’est Fortini, une obsession temporelle parfois pro<strong>che</strong> de<br />

celle de Penna, mais qui motive un rapport passionnel à l’idéologie bien éloigné du désir d’atemporalité de l’auteur<br />

de Croix et délice».<br />

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