Una lingua che combatte - DSpace@Unipr
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3.2.<br />
VITTORIO SERENI:<br />
RECENSIONE E INTERPRETAZIONE DELLA REALTÀ<br />
3.2.1. «Il mio tempo s’accorda»: il primo libro di Sereni<br />
La Frontiera della raccolta d’esordio di Sereni indica quella linea geografica <strong>che</strong><br />
separa l’Italia dalla Svizzera, 1 ma an<strong>che</strong> lo spazio limite tra al di qua e al di là; è quindi<br />
un luogo fisico e uno spazio della mente, linea d’ombra <strong>che</strong> segna la fine della<br />
giovinezza, e <strong>che</strong> separa il mondo dei vivi da quello dei morti, la pace dalla guerra (su<br />
cui si staglierà il chiaro-scuro tra essere e non essere del Diario d’Algeria 2 ) e ancora, in<br />
senso più ampio e astratto, rappresenta una condizione storica ed esistenziale. 3 La<br />
frontiera può essere, allora, an<strong>che</strong> la linea lungo la quale i rapporti tra interiorità e realtà<br />
devono essere rinegoziati, 4 in cui il tempo diventa attesa e apprendimento di nuovi<br />
significati. 5 Su questo intreccio di motivi e suggestioni si innesta il tema cardine della<br />
memoria: 6<br />
1<br />
Franco Buffoni, «Coi miei soli mezzi». La poesia di Vittorio Sereni, in AA.VV., Sentieri poetici del Novecento, a<br />
cura di Giuliano Ladolfi, Novara, Interlinea, 2000, pp. 66-67: «Si tratta della “frontiera” <strong>che</strong> esclude l’ultima parte<br />
del Lago Maggiore tra Ascona e Locarno, appartenente alla Confederazione Elvetica, dall’Italia, e in quel periodo si<br />
trattava di una frontiera molto controllata. Tale limite rappresenta una realtà molto precisa, un taglio, una ferita<br />
invisibile, più profonda perché l’acqua del lago la rimargina e la riapre continuamente e le motovedette la percorrono.<br />
Il termine “frontiera”, però assume an<strong>che</strong> una valenza ideologica: siamo alla fine degli anni trenta, il fascismo sta<br />
applicando le leggi razziali e la Svizzera per molti cittadini rappresenta il mondo libero».<br />
2<br />
Così Giovanni Raboni nella Prefazione a Vittorio Sereni, Diario d’Algeria, Torino, Einaudi, 1998, p. VII: «un<br />
libro <strong>che</strong> come pochi altri conferma la vocazione inscritta nel proprio titolo e più di qualsiasi altro sta pateticamente e<br />
prodigiosamente in bilico fra due tempi effettivi e insieme interiori – la guerra e la pace, anzi una guerra <strong>che</strong> non per<br />
tutti (non per Sereni) è riuscita ad essere guerra e una pace <strong>che</strong> non a tutti (non a Sereni) è mai potuta sembrare<br />
davvero e fino in fondo una pace».<br />
3<br />
Peter Robinson, nella sua Introduction a The selected poetry and prose of Vittorio Sereni, (edited and translated<br />
by Peter Robinson and Marcus Perryman, with an introduction by Peter Robinson, Chicago, The University Press of<br />
Chicago, 2006, p. 4), ricorda an<strong>che</strong> l’opera di W. H. Auden e Christopher Isherwood, On the Frontier (London, Faber<br />
and Faber, 1938).<br />
4<br />
Cfr. Peter Robinson, Introduction a The selected poetry and prose of Vittorio Sereni, cit., p. 4: «It is in the<br />
nature of a frontier both to focus tension and to be on the periphery. A frontier also marks the point where an<br />
“elsewhere” beckons and threatens. It can equally be the line across which fidelity to the poet’s inner impulse and<br />
fidelity to the object of vision must be negotiated».<br />
5<br />
A questo proposito si legga Piero Zanini, Significati del confine. I limiti naturali, storici, mentali, Milano, Bruno<br />
Mondadori, 1997, pp. XIV-XVII e pp. 3-28.<br />
6<br />
Come ha notato Dante Isella «la fertilità della memoria, la sua verità richiede […], <strong>che</strong> il passato non sia un<br />
deposito morto, un album di ricordi, bensì una presenza attiva. La sua cristallizzazione è la non-vita: dell’uomo,<br />
innanzi tutto, e della sua poesia» (Dante Isella, Giornale di “Frontiera”, Milano, Rosellina Archinto, 1991, p. 24).<br />
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