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Una lingua che combatte - DSpace@Unipr

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Con una logica paradossale e corrosiva Caproni trova in questa dimensione di estrema<br />

solitudine una nuova forza, come dichiara nell’Intermezzo del Franco cacciatore:<br />

Vi sono casi in cui accettare la solitudine può significare attingere Dio.<br />

Ma v’è una stoica accettazione più nobile ancora: la solitudine senza Dio.<br />

Irrespirabile per i più. Dura e incolore come un quarzo. Nera e trasparente (e<br />

tagliente) come l’ossidiana. L’allegria <strong>che</strong> essa può dare è indicibile. È<br />

l’adito – troncata netta ogni speranza – a tutte le libertà possibili. Compresa<br />

quella (la serpe <strong>che</strong> si morde la coda) di credere in Dio, pur sapendo –<br />

definitivamente – <strong>che</strong> Dio non c’è e non esiste.<br />

L’io partecipa, stoicamente, allo svolgersi di un destino annichilente, in cui la<br />

«disperazione calma» e la «straziata allegria» non sono più in contraddizione, ma<br />

partecipano della medesima assenza di regole: 9<br />

Moriamo con noncuranza.<br />

Liberi. D’ogni speranza.<br />

86<br />

(Coda, in Il franco cacciatore)<br />

L’assenza della speranza può diventare paradossale possibilità di libertà, accettazione di<br />

una condizione <strong>che</strong> trae la sua forza dall’estrema spoliazione:<br />

Saremo,<br />

an<strong>che</strong> più forti<br />

e liberi.<br />

Come i morti.<br />

(Detrminazione, in Il franco cacciatore)<br />

In Res amissa la sentenziosità non lascia spazio all’ambiguità di un giudizio morale o di<br />

un’incertezza etica, afferma invece una verità definitiva e tagliente:<br />

I vivi<br />

– tutti – si sono arresi.<br />

[…]<br />

I vivi hanno ceduto ai morti.<br />

(Gelo, in Res amissa)<br />

A differenza di quanto accade in Sereni o in Fortini, in cui il tema del dialogo coi morti<br />

acquista un significato particolare nell’uso del verbo al futuro («parleranno» scrive<br />

9 Cfr. Philippe Di Meo, Vers les lieux non juridictionnels, postface à Giorgio Caproni, Le Franc-Tireur, traduit<br />

par Philippe Di Meo, Seyssel, Champ Vallon, 1989, p. 161.

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