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Una lingua che combatte - DSpace@Unipr

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Ecco la brevità e la lentezza di chi sta scrivendo di istanti <strong>che</strong> non vorrebbe si<br />

perdessero nel vento, il «come» a fare da spartiacque tra la situazione interiore e quella<br />

esteriore e a prolungare l’attesa per l’epifania finale dopo l’apertura luminosa del verso<br />

centrale. Parole sottratte alla loro precarietà, scritte su un vetro appannato, sul quale<br />

resta una traccia sottile, in controluce:<br />

Se dietro la finestra illuminata<br />

dorme un fanciullo, nella notte estiva,<br />

e sognerà…<br />

Passa veloce un treno<br />

e va lontano.<br />

Il mare è come prima.<br />

(Sandro Penna, Se dietro la finestra illuminata, in Poesie)<br />

Sono attimi rubati in maniera clandestina ad un presente senza prima né dopo, ma solo<br />

l’attualità di un treno in fuga, di un risveglio o di un sogno, per sottrarsi alla morte<br />

dell’indifferenza, all’abitudine di un mare sempre uguale a se stesso. Il tempo sospeso<br />

(«e sognerà…») è an<strong>che</strong> un tempo diviso e franto dal senso di una lontananza<br />

incolmabile, <strong>che</strong> fa addirittura sospettare <strong>che</strong> la vera emarginazione sia quella del<br />

fanciullo <strong>che</strong> dorme e sogna; ma è proprio in quel luogo separato, in quell’altrove, <strong>che</strong><br />

Penna vede la beatitudine, non nel mondo degli uomini e della natura indifferente. C’è il<br />

senso dello strappo, della mancanza, dell’incompiutezza di un piacere <strong>che</strong>, se si afferma<br />

negli istanti <strong>che</strong> l’autore fissa sulla pagina, allo stesso modo in essi si nega<br />

continuamente, nella frustrazione o nella consapevolezza dell’effimero. 28 Il presente è<br />

sempre ricordo, la vicinanza lontananza, la presenza di sé è an<strong>che</strong> negazione.<br />

L’osservazione non prevede la partecipazione all’azione o alla vita: la finestra è chiusa e<br />

la poesia si costituisce a partire dalla percezione di una segregazione voluta, una presa<br />

di distanza dal mondo e dalla storia. La separatezza contiene an<strong>che</strong> il senso di<br />

esclusione e superiorità dell’arte, <strong>che</strong>, in ragione di ciò, sa cogliere qualcosa <strong>che</strong> è oltre<br />

il reale, come il poeta sa vedere oltre la finestra chiusa. Lo sguardo dell’io si sviluppa<br />

dall’esterno verso l’interno, e non viceversa, come se in Penna non vi fosse unità di<br />

corpo e anima, ma, guardando dai vetri il sonno tranquillo del fanciullo, egli stesse<br />

28 Così Anna Vaglio, Invito alla lettura di Penna, cit., p. 113: «[…] Nel nostro secolo al poeta-profeta <strong>che</strong> dal<br />

proprio isolamento trae parole rivelatrici si sostituisce una figura di poeta <strong>che</strong> dichiara la propria inettitudine alle<br />

cose, la propria limitatezza di parole, il proprio “sonno”». Su questo piano di impotenza, lo ricorda an<strong>che</strong> Niva<br />

Lorenzini, si gioca l’antinovecentismo.<br />

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