Una lingua che combatte - DSpace@Unipr
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ipetizione del disastro: «e punto / per punto riedifi<strong>che</strong>remo / il guasto <strong>che</strong> ora<br />
imputiamo a voi» (Palingenesi, in Il franco cacciatore).<br />
Caproni dichiara una propria conoscenza (negativa) dei fatti, parla da un altrove <strong>che</strong><br />
non ammette speranza. Il futuro è lo spazio mentale in cui si proiettano un presente e un<br />
passato in cui tutto ormai è stato deciso. La reversibilità dei tempi fa sì <strong>che</strong> questi si<br />
alternino come in un elettrocardiogramma, sino a giungere all’identità di passato e<br />
futuro, senza <strong>che</strong> sia possibile un ordine cronologico. <strong>Una</strong> funzione interessante di<br />
rovesciamento temporale viene affidata al condizionale con valore di “futuro nel<br />
passato”: «Sapevo <strong>che</strong> non ci sarebbe stato / nessuno ad aspettarmi» (Palo, in Il muro<br />
della terra). In casi come questi siamo di fronte alla vera natura del futuro di Caproni,<br />
cioè al futuro <strong>che</strong> in realtà è un passato:<br />
Il presente si perde<br />
già nel futuro.<br />
Il futuro<br />
è già tempo passato.<br />
89<br />
(In corsa, in Erba francese)<br />
In questa «situazione di tipo ossimorico», <strong>che</strong> «simula (con estrema libertà, ovviamente,<br />
e con un ampio margine di variazioni interne) la figura del chiasmo», 13 si realizza il<br />
cortocircuito tra l’io e il tempo. 14 Essendo il passato ciò <strong>che</strong> è concluso, è come dire <strong>che</strong><br />
il futuro stesso si è già compiuto e non resta <strong>che</strong> attendere il «colpo fulminante» <strong>che</strong><br />
ucciderà (e <strong>che</strong> ha già ucciso) l’io:<br />
Sedetti fuori dell’osteria,<br />
al limite della foresta.<br />
Aspettai invano. Ore e ore.<br />
Nessun predace in cresta<br />
apparve alla Malinconia.<br />
Aspettai ancora. Altre ore.<br />
Pensai, in straziata allegria,<br />
al colpo fulminante<br />
del franco cacciatore.<br />
(Antefatto, in Il franco cacciatore)<br />
L’io sempre più spesso cade vittima di inganni ottici, di trappole della sintassi e della<br />
logica <strong>che</strong> si basano su continue rotture e incoerenze narrative e temporali, per cui «i<br />
13 Enrico Testa, Per interposta persona. Lingua e poesia nel secondo Novecento, cit., pp. 86-87.<br />
14 Cfr. Philippe Di Meo, Vers les lieux non juridictionnels, in Giorgio Caproni, Le franc tireur, cit., p. 160: «si<br />
l’éspace est aussi indéterminé qu’infini, le temps capronien est irreversibile».