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Una lingua che combatte - DSpace@Unipr

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e del poco da vivere <strong>che</strong> resta<br />

fanno strazio felice, <strong>che</strong> cosa sono<br />

se non figure, simboli, voci,<br />

dei popoli <strong>che</strong> mutano e si inseguono,<br />

degli uomini <strong>che</strong> furono e <strong>che</strong> in noi<br />

sono fin d’ora? E così vive ancora,<br />

parlando con Euripide e con Pericle<br />

di arcobaleni e meteore, il filosofo<br />

sparito e una sera d’estate<br />

ansioso fra capre e capanne di schiavi<br />

entra ad Atene Anassagora.<br />

(Franco Fortini, Reversibilità, in Poesie inedite)<br />

Il pensiero di Fortini procede elencando fatti <strong>che</strong> si susseguono senza nessi immediati e<br />

tuttavia come se non si potesse evitare di metterli in relazione tra loro. In realtà il<br />

legame emerge progressivamente, ed è una causalità <strong>che</strong> procede per scatti e riprese,<br />

<strong>che</strong> va oltre la vita apparente e affonda le radici nella profondità del tempo lungo della<br />

storia, permettendo all’uomo di pervenire alla riflessione e alla conoscenza di sé. Ne<br />

nasce una distorsione prospettica da cui deriva un incedere nel cammino della<br />

conoscenza per colpi secchi, come le scosse di assestamento <strong>che</strong> dopo un terremoto<br />

ripristinano una situazione di equilibrio e stabilità, o <strong>che</strong>, spezzando una roccia, rivelano<br />

un fossile antico e nuovo allo stesso tempo. Un evento tellurico, una caduta, un crollo,<br />

<strong>che</strong> non tolgono significato al mondo, ma ne scoprono uno nascosto e dimenticato, <strong>che</strong><br />

andrà letto, o ri-letto, e poi interpretato. Gli echi del passato <strong>che</strong> emergono dal processo<br />

poetico fanno sì <strong>che</strong> il massimo di distanza contenga e comprenda in sé il massimo di<br />

vicinanza: l’autore mette in collegamento piani temporali apparentemente irrelati,<br />

mostrandoci qualcosa di nuovo e inaspettato, ma nello stesso tempo individuando<br />

qualcosa di antico <strong>che</strong> è giunto sino a noi, illuminandone la significazione originaria.<br />

Contro ogni forma di continuum e di linearità cronologica, il passato «vive ancora», e<br />

parlarne significa parlare del presente e del futuro, secondo il principio della<br />

sincronicità delle dimensioni temporali. 45 A questo proposito è significativo <strong>che</strong> il testo<br />

si apra al tempo passato («Anassagora giunse ad Atene»), e si chiuda sulla stessa<br />

immagine coniugata al presente («entra ad Atene Anassagora»). L’evento <strong>che</strong> fa da<br />

cornice è emblema di un tempo lontanissimo di cui non restano <strong>che</strong> deboli tracce, ma<br />

45 Si legga Romano Luperini, Il futuro di Fortini, cit., p. 61: «quando gli eventi sembrano smentire ogni speranza<br />

di destino o di “storia”, Fortini reagisce con un movimento <strong>che</strong> è, insieme, di resistenza e di innalzamento. E infatti<br />

più gli fanno attorno il vuoto, più la sua voce acquista vigore, e la sua difesa del passato e della memoria diventa<br />

annuncio solitario di futuro».<br />

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