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Una lingua che combatte - DSpace@Unipr

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segni verbali sono non gli strumenti del riconoscimento o della conoscenza, ma le tracce<br />

di uno smarrimento». 15 Se il tempo è a tutti gli effetti la metafora del rapporto<br />

fallimentare tra l’io e il mondo, nei Versicoli del controcaproni troviamo un’altra<br />

immagine del futuro, <strong>che</strong> viene rappresentato come un muro, un limite invalicabile:<br />

Batte profondo un tamburo.<br />

Sono arrivato al muro<br />

<strong>che</strong> vien detto futuro?<br />

(Futuro, in Versicoli del controcaproni)<br />

La barriera nega la speranza e la possibilità di un progetto. In Res amissa l’unica<br />

oltranza alternativa al “qui e ora” viene ricondotta al tema cardine della morte<br />

estremizzato nell’immagine «dell’oltremorte» (Quattro appunti, 2, in Res amissa), o di<br />

un al di là e di una distanza <strong>che</strong> non sono definibili se non per via di paradosso:<br />

Ormai superato nel vuoto<br />

il più futuro futuro,<br />

già ho stanza nel trapassato<br />

più trapassato e remoto?<br />

(Due tempi dell’indicativo, in Res amissa)<br />

«E quel “già”, <strong>che</strong> percorre a lungo l’ultima poesia di Caproni, si prospetta ora quale<br />

determinante avverbio di indicazione della collocazione postuma dell’autore. […] Il<br />

punto estremo di chi già da tempo è frequentatore degli orizzonti estremi è nel sentirsi<br />

postumo al proprio essere postumo». 16 L’andare nel tempo contro il tempo rimanda a<br />

quello <strong>che</strong> Franco Rella ha definito come «il sapere della caducità»:<br />

Tale sapere non si limita a esibire la fine del <strong>lingua</strong>ggio della ragione<br />

classica, a rimpiangere o a predicare la fine dei suoi fondamenti, ma proprio<br />

con questa crisi si misura, attraverso una nuova rappresentazione del reale,<br />

attraverso nuove formazioni di senso, attraverso un nuovo rapporto del<br />

soggetto con sé e con il mondo. 17<br />

Siamo agli antipodi della condizione dichiarata da Heidegger, secondo cui il<br />

<strong>lingua</strong>ggio è la casa dell’essere e la dimora dell’uomo: 18 l’uomo vive una condizione di<br />

15 Enrico Testa, Per interposta persona. Lingua e poesia nel secondo Novecento, cit., p. 83.<br />

16 Luigi Surdich, Le idee e la poesia. Montale e Caproni, Genova, il melangolo, 1998, pp. 225-226.<br />

17 Franco Rella, Il silenzio e le parole. Il pensiero nel tempo della crisi, Milano, Feltrinelli, 1981, p. 138.<br />

18 Martin Heidegger, Lettera sull’«umanismo», Milano, Adelphi, 1995, p. 31: «L’essenza dell’agire, invece, è il<br />

portare a compimento (Vollbringen). Portare a compimento significa: dispiegare qualcosa nella pienezza della sua<br />

essenza, condurre-fuori a questa pienezza, producere. […] Il pensiero porta a compimento il riferimento (Bezug)<br />

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