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Una lingua che combatte - DSpace@Unipr

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dei sensi. L’attimo in questi casi è il momento in cui viene restituita la dimensione della<br />

totalità e dell’assolutezza a ciò <strong>che</strong> è incompleto e imperfetto. L’incontro prepara una<br />

svolta nella condizione dell’essere, <strong>che</strong> può così resistere al vuoto <strong>che</strong> gli si fa intorno: 13<br />

Ero per la città, fra le viuzze<br />

dell’amato sobborgo. E m’imbattevo<br />

in cari visi sconosciuti… E poi<br />

nella portineria dov’ero andato<br />

a cercare una camera ho trovato…<br />

Ho trovato una cosa gentile.<br />

(Ero per la città, fra le viuzze, in Poesie)<br />

I versi hanno le movenze di apparizioni, <strong>che</strong> da una parte offrono un appoggio e un<br />

sostegno al destino dell’io, e dall’altra manifestano la fuggevolezza <strong>che</strong> alberga nelle<br />

cose. Nell’incontro con l’altro Penna cerca il gesto umile e quotidiano, la sensualità<br />

carica di mistero degli adolescenti, in cui persino l’atto fisiologico può assumere un<br />

valore spirituale:<br />

Il cielo è vuoto. Ma negli occhi neri<br />

di quel fanciullo io pregherò il mio dio.<br />

Ma il mio dio se ne va in bicicletta<br />

o bagna il muro con disinvoltura.<br />

(Il cielo è vuoto. Ma negli occhi neri, in Poesie inedite)<br />

L’incontro è teso tra due poli: il «vuoto» del cielo e il «dio» pregato dal poeta, <strong>che</strong> «è a<br />

un tempo umano e animale; angelo terrestre non conosce peccato, non colpe né fini.<br />

[…] È l’uomo prima delle costrizioni sociali, della discesa nella scontentezza e nel<br />

compromesso». 14 Penna non ha altro dio e l’eros si conferma come esperienza della<br />

solitudine e della distanza (si noti l’uso del deittico «quel fanciullo»): la vera vita va<br />

cercata non qui ma altrove, più in là, in una increspatura dell’esistenza, in un incontro in<br />

cui si compia una minima rivoluzione intima e psicologica, <strong>che</strong> nel tratto solo accennato<br />

cela ciò <strong>che</strong> sta al di sotto del pensiero cosciente, qualcosa <strong>che</strong> resta dentro e determina<br />

un destino profondo. Il futuro ribadisce l’infrazione della norma: non più presenza, ma<br />

13 Cfr. Jacques Derrida, La voix et le phénomène, cit., p. 60: «la forme universelle de toute expérience (Erlebnis)<br />

et donc de toute vie, a toujours été et sera toujours le présent.il n’y a et il n’y aura jamais que du présent. L’être est<br />

présence ou modification de présence. Le rapport à la présence du présent comme forme ultime de l’être et de<br />

l’idéalité est le mouvement par lequel je transgresse l’existence empirique, la factualité, la contingence, la mondanité,<br />

etc.».<br />

14 Elio Pecora, Sandro Penna: una <strong>che</strong>ta follia, cit., p. 94.<br />

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