28.05.2013 Views

Una lingua che combatte - DSpace@Unipr

Una lingua che combatte - DSpace@Unipr

Una lingua che combatte - DSpace@Unipr

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

come si è detto, aveva parlato di «un libro unico in un tempo unico» 29 e Raboni di «una<br />

sorta di atemporalità estatica, in un presente continuo <strong>che</strong> assomma in sé le dolcissime<br />

perfidie del passato e l’assillante letizia del futuro». 30 In questo suo essere al di là del<br />

tempo la forte componente realistica della poesia convive con un’altrettanto importante<br />

istanza immaginativa, <strong>che</strong> permette di andare oltre i limiti del semplice ricordo. Si ha<br />

l’impressione <strong>che</strong> tra le vicende biografi<strong>che</strong> e l’esperienza della scrittura ci sia un vero e<br />

proprio scarto, e <strong>che</strong> pertanto l’esistenza quotidiana abbia influenzato solo in minima<br />

parte i versi. Essi attingono a una dimensione superiore, in cui la figura emerge a dare<br />

consistenza plastica ad una rappresentazione inattuale e fortemente antiborghese. 31<br />

Penna guarda oltre la realtà, 32 rimettendo in causa il senso stesso <strong>che</strong> questa parola<br />

assume nei suoi testi: i versi non tracciano il contorno di semplici quadretti, ma<br />

agiscono nella rappresentazione di una vita sottratta alla neutralità. Il desiderio lascia<br />

emergere l’opposizione tra lo spazio del presente e la sua possibile modificazione in un<br />

paradiso erotico fuori dal tempo, <strong>che</strong> dal passato è giunto sino a noi e si rinnova:<br />

Ricomporre la mia malinconia<br />

vorrei. La nuova dolce religione mia.<br />

Ma se mi desto nella buia stanza<br />

esiterò a picchiare o luminoso<br />

mattino? Io non verrò alle calme<br />

corse nel verde antico ove si sgrana<br />

talvolta il sesso di un fanciullo e rossa<br />

più rossa è l’aria di primavera?<br />

(Ricomporre la mia malinconia, in Poesie inedite)<br />

29 Giorgio Caproni, «Poesie» di Sandro Penna, ora in La scatola nera, cit., p. 109.<br />

30 Giovanni Raboni, Perfezione di Penna, in La poesia <strong>che</strong> si fa. Cronaca e storia del Novecento poetico italiano.<br />

1959-2004, a cura di Andrea Cortellessa, Milano, Garzanti, 2005, p. 156: «Non si tratta, vorrei <strong>che</strong> fosse chiaro, o<br />

non si tratta soltanto, di ragioni prati<strong>che</strong>, cioè dell’abitudine di Penna di non datare i propri versi per poi “arrendersi”<br />

di fronte alla difficoltà di attribuire loro una data; ma di qualcosa di più e di diverso, di più implicito e interno alla<br />

natura stessa della poesia penniana – di qualcosa <strong>che</strong> ha a <strong>che</strong> vedere molto da vicino con la sua grazia imponderabile<br />

e profonda, con il suo essere sempre misteriosamente, stupendamente altrove rispetto a qualsiasi tentativo di<br />

ricostruzione e classificazione. Essere sempre altrove equivale, io credo, a essere sempre presente: e an<strong>che</strong>, dunque, a<br />

essere naturalmente al di fuori del tempo. La non databilità delle poesie di Penna è, insomma, una circostanza meta<br />

filologica. Se an<strong>che</strong> si riuscisse, con le armi sempre più affilate della filologia, ad apporre (imporre) a ciascuna di<br />

esse una data, la loro atemporalità continuerebbe a vivere, clandestina e trionfante, negli spessori insondabili della<br />

loro trasparenza».<br />

31 Cfr. Remo Pagnanelli, Studi critici. Poesia e poeti italiani del secondo Novecento, cit., p. 27: «Il suo rigettare la<br />

politica a vantaggio della contemplazione della natura e dell’eros è paradossalmente iperideologica, perché la sua<br />

accertata “assenza di funzione” agisce con la scelta di un tempo interiore ossessivo-rurale, contro quello borghese,<br />

rettilineo e progressivo».<br />

32 Luigi Tassoni, L’angelo e il suo doppio. Sulla poesia di Sandro Penna, cit., p. 77: «Penna guarda<br />

costantemente dentro di sé e proietta il proprio desiderio fuori di sé (il “dentro” e il “fuori” di tante sue poesie)».<br />

72

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!