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Una lingua che combatte - DSpace@Unipr

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Frontiera la materia poetica ed esistenziale si risolve all’interno di un tempo naturale<br />

più <strong>che</strong> storico, in cui i sensi sono gli «elementi “portanti” (in senso architettonico) del<br />

proprio mondo interiore». 19 Il tempo di questa prima raccolta è, come si è detto, quello<br />

delle stagioni, delle ore del giorno e dei fenomeni naturali <strong>che</strong> lo connotano. Lo<br />

testimoniano anzitutto i titoli dei componimenti: Nebbia, Settembre, Inverno a Luino, 3<br />

Dicembre, Temporale a Salsomaggiore, Un’altra estate, per fare solo alcuni esempi.<br />

Così, la poesia d’apertura di Frontiera inizialmente doveva intitolarsi Lontananze, 20<br />

mentre successivamente è divenuta Inverno, con un evidente scarto a favore della realtà,<br />

piuttosto <strong>che</strong> di una suggestione simbolica. Siamo di fronte ad una scelta <strong>che</strong> manifesta<br />

la preferenza per un termine concreto, meno evocativo o allusivo, più legato al<br />

trascorrere di un tempo sensibile, di una stagione <strong>che</strong> è emblema della fine; un tempo<br />

reso attraverso un’atmosfera sospesa tra luci e ombre, tra chiarezza e nebbie, comunque<br />

invaso dal senso ineludibile della morte:<br />

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .<br />

ma se ti volgi e guardi<br />

nubi nel grigio<br />

esprimono le fonti dietro te,<br />

le montagne nel ghiaccio s’inazzurrano.<br />

Opaca un’onda mormorò<br />

chiamandoti: ma ferma – ora<br />

nel ghiaccio s’increspò<br />

poi <strong>che</strong> ti volgi<br />

e guardi<br />

la svelata bellezza dell’inverno.<br />

Armoniosi aspetti sorgono<br />

in fissità, nel gelo: ed hai<br />

un gesto vago<br />

come di fronte a chi ti sorridesse<br />

di sotto un lago di calma,<br />

mentre ulula il tuo battello lontano<br />

laggiù, dove s’addensano le nebbie.<br />

128<br />

(Inverno, in Frontiera)<br />

La poesia si apre con dei punti di sospensione, <strong>che</strong> trasmettono il senso di una parola<br />

mancante o parziale, dicono un discorso <strong>che</strong> viene meno, mentre l’avversativa posta ad<br />

incipit del testo sembra concentrare in sé un invito, l’attesa di una «possibilità<br />

diversa», 21 quella <strong>che</strong> Ramat ha definito come la «speranza dell’evento»: 22 una<br />

19 Dante Isella, Giornale di “Frontiera”, cit., p. 18.<br />

20 Cfr. Dante Isella, Apparato critico, in Vittorio Sereni, Poesie, cit., p. 295.<br />

21 Cfr. supra nota 17.

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