Una lingua che combatte - DSpace@Unipr
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tranquilli sebbene oppressi. La scrittura, lungi dal conciliare il soggetto col mondo, si<br />
tramuta in odio e l’unico valore <strong>che</strong> può affermare è il proprio limite, poiché «non muta<br />
nulla» nell’immediato, ma può resistere proprio in quanto inattuale, cioè consapevole di<br />
essere impraticabile nel presente e inconciliabile con la logica del potere:<br />
[…]<br />
Scrivi, mi dico, odia<br />
chi con dolcezza guida al niente.<br />
Gli uomini e le donne <strong>che</strong> con te si accompagnano<br />
e credono di non sapere. Fra quelli dei nemici<br />
scrivi an<strong>che</strong> il tuo nome. Il temporale<br />
è sparito con enfasi. La natura<br />
per imitare le battaglie è troppo debole. La poesia<br />
non muta nulla. Nulla è sicuro, ma scrivi.<br />
(Traducendo Brecht, in <strong>Una</strong> volta per sempre)<br />
La condizione dell’io confina con la negazione di sé e del proprio ruolo, perché solo<br />
sacrificando se stessi e la propria funzione, dichiarando il non-valore della scrittura, si<br />
può sperare di «salvare una nozione di poesia»: 27<br />
La poesia non vale<br />
l’incanto non ha forza<br />
quando tornerà il tempo<br />
uccidetemi allora.<br />
Ho letto Lenin e Marx<br />
non temo la rivoluzione<br />
ma è troppo tardi per me;<br />
almeno queste parole<br />
servissero dopo di me<br />
alla gioia di chi viva<br />
senza più il nostro orgoglio.<br />
(Quel giovane tedesco, in Poesia e errore)<br />
Il futuro assume valore e orienta l’attività poetica solo se si congiunge al tema del<br />
destino di chi verrà dopo. Alla prospettiva di cambiamento immediato <strong>che</strong> apparteneva<br />
agli ideali della Resistenza, si sostituisce la delusione e il rinvio del movimento<br />
evolutivo ad un tempo indefinito, ad un futuro <strong>che</strong> investe il «presente disperato» 28 con<br />
la forza della «speranza acuta dentro la notte» (Une ta<strong>che</strong> de sang intellectuel, in Poesia<br />
e errore). Al senso della fine si accosta, per via dialettica, una dichiarazione di oltranza<br />
27 Marco Forti, Tempi della poesia. Il Secondo Novecento da Montale a Porta, cit., p. 211.<br />
28 Cfr. Marina Polacco, Fortini e i destini generali. Lirica e «grande politica» fino a Composita solvantur, cit., p.<br />
44: «Spezzata la contiguità tra presente e futuro su cui si reggeva Foglio di via, il poeta perde ogni possibilità di<br />
inveramento immediato nella storia collettiva».<br />
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