Una lingua che combatte - DSpace@Unipr
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Si ravvivassero mai. Sembrano ravvivarsi<br />
di stanza in stanza, non si ravvivano<br />
veramente mai in questa aria di pioggia. Si è<br />
ravvivata – io veggente di colpo nella lenta schiarita –<br />
una ressa là fuori di margherite e ranuncoli.<br />
Purché si avesse.<br />
Purché si avesse una storia comunque<br />
– E intanto Monaco di prima mattina sui giornali<br />
ah meno male: c’era stato un accordo –<br />
purché si avesse una storia squisita tra le svasti<strong>che</strong><br />
sotto la pioggia un settembre.<br />
Oggi si è – e si è comunque male,<br />
parte del male tu stesso tornino o no sole e prato coperti. 78<br />
(In una casa vuota, in Stella variabile)<br />
Il secco andamento nominale e la ripetitività di certi sintagmi, ripetuti in modo<br />
formulare o con leggere variazioni, producono un effetto di moltiplicazione e di<br />
progressiva precisazione di una situazione <strong>che</strong> si sviluppa contemporaneamente sotto<br />
diverse prospettive, con una sorta di balbettio in cui è possibile riconoscere quella<br />
tecnica già individuata da Montale per Gli strumenti umani: «<strong>Una</strong> poesia così fatta, <strong>che</strong><br />
dovrebbe logicamente tendere al mutismo, è pur costretta a parlare. Lo fa con un<br />
procedimento accumulativo, inglobando e stratificando paesaggi e fatti reali, private<br />
inquietudini e minimi eventi quotidiani». 79 Non a caso Garboli parla di cubismo: 80 si ha<br />
la netta sensazione di un oggetto accostato da prospettive spaziali e temporali diverse e<br />
complementari, tutte presenti nello stesso tempo di scrittura.<br />
Il movimento poetico di In una casa vuota ha origine e si sviluppa come transito,<br />
come passaggio da una situazione iniziale, indeterminata, ad una finale, dotata di una<br />
forza evocativa e conoscitiva straordinaria, in cui il soggetto stesso si scinde: l’impulso<br />
poetico si sposta dal si impersonale («Si ravvivassero mai», «Purché si avesse»), ad un<br />
io («io veggente di colpo») e poi ad un tu («parte del male tu stesso»), in cui scorgiamo<br />
una prima persona, <strong>che</strong> è diventata altro da sé. È definitiva conoscenza, ma an<strong>che</strong><br />
78 Di questa poesia si conoscono due differenti stesure: la prima, pubblicata in «Comma», nel 1968; la seconda è<br />
invece la stesura confluita in Stella Variabile, pubblicata nel 1981 (e a quest’ultima si è fatto riferimento). In merito<br />
occorre ricordare almeno i due fondamentali commenti di Cesare Garboli: In una casa vuota. Commento, «Comma»,<br />
Prospettive di Cultura-Letteratura, a. IV (1968), n. 4, p. 32 e September in the rain, in Cesare Garboli, Falbalas, cit.,<br />
p. 211.<br />
79 Eugenio Montale, Strumenti umani, in Sulla poesia, Milano, Mondadori, 1976, p. 331.<br />
80 Cfr. Cesare Garboli, In una casa vuota. Commento, cit., p. 32: «La relazione col Tutto è in lui un punto<br />
d’arrivo: il poeta mira a organizzare i suoi frammenti sparsi, i suoi brividi, in una costruzione <strong>che</strong> potrebbe definirsi<br />
“cubista”».<br />
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