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Iris di Kolibris

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Annelisa Alleva intervista Irina Mašinskaja<br />

Annelisa Alleva intervista Irina Mašinskaja<br />

no, o come l’eroe <strong>di</strong> un film muto: “Non sapendo un’altra<br />

lingua – non so parlare la mia.” Tutto quel che è suo, e<br />

dunque unico, insostituibile, è irrime<strong>di</strong>abilmente perduto,<br />

cancellato dal nuovo. Ma resta l’illusione della ripetizione,<br />

per esempio il sovrapporsi delle impressioni in metropolitana,<br />

quella moscovita e quella newyorchese, così apparentemente<br />

simili. Irina, dal punto <strong>di</strong> vista dell’osservatore,<br />

si paragona a un fotografo <strong>di</strong>lettante, che sovrappone due<br />

immagini in una. Proprio quando si descrive nel vagone <strong>di</strong><br />

coda <strong>di</strong> un treno, simbolo per eccellenza d’irreversibilità,<br />

scrive: “E’ ora <strong>di</strong> tornare all’inizio,/come in un romanzo<br />

ben congegnato.” In lei c’è un forte desiderio <strong>di</strong> fusione<br />

con il mondo, che <strong>di</strong>venta anche desiderio <strong>di</strong> fusione<br />

dell’esperienza poetica <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse epoche e gusti, ma allo<br />

stesso tempo un più forte desiderio <strong>di</strong> autonomia (“non<br />

sono la costola <strong>di</strong> nessuno”), una calma consapevolezza del<br />

fatto che ogni cosa ha il proprio nome, e che il mondo ha<br />

un assetto museale, fatto <strong>di</strong> esemplari unici: “Forse la pioggerellina<br />

passerà per i cornicioni,/come in un film muto,/<br />

per il mondo dei musei, dove le cose stanno ognuna – a<br />

sé.” Unica possibilità <strong>di</strong> sfuggire alla schedatura dei nomi è<br />

l’abbandono alla realtà naturale dell’amore, degli elementi,<br />

e allo stesso tempo la lucida, netta precisione che lava via<br />

dalle cose “la polverina della falsa affinità”.<br />

Se lo stile <strong>di</strong> Svetlana Kekova, nella poesia de<strong>di</strong>cata<br />

a Brodskij, è mimetico, e quello <strong>di</strong> Losev – simile a un<br />

collage <strong>di</strong> citazioni <strong>di</strong>rette e più segrete, la poesia <strong>di</strong> Irina<br />

Mašinskaja de<strong>di</strong>cata al poeta parte da una metafora, presente<br />

nell’ultima poesia “Mi hanno rimproverato tutto,<br />

tranne il tempo” 1 , lì dove lui immagina <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare dopo<br />

la morte “un tenente del cielo”. Tutta la poesia <strong>di</strong> Irina<br />

parte da questa metafora militare – dalla morte da soldato<br />

del poeta fino alla similitu<strong>di</strong>ne finale della stella tolta dalle<br />

spalline <strong>di</strong> un’uniforme immaginaria, perché brilli in cielo<br />

– che si espande come attraverso un telescopio, allo stesso<br />

modo in cui lo sguardo del poeta scomparso si solleva sulla<br />

foresta sempre più in alto.<br />

Irina Mašinskaja è cofondatrice e coe<strong>di</strong>trice della rivista<br />

“Car<strong>di</strong>nal Points” (che dalla fine del 2007 è uscita anche<br />

in forma cartacea, e che si può trovare sul sito www.stosvet.net<br />

mentre la pagina del sito dell’autrice si trova sotto<br />

http://www.stosvet.net/union/Mash). – che è anche, <strong>di</strong><br />

fatto, un progetto letterario, include la versione russa della<br />

rivista Stosvet, la casa e<strong>di</strong>trice Stosvet e il Compass Translation<br />

Award – e membro del comitato <strong>di</strong> redazione delle<br />

riviste letterarie “The New Review” (la più vecchia rivista<br />

russa dell’emigrazione) e <strong>di</strong> “Vstreči, Slovo/Word” e della<br />

rivista online “Storony sveta”. Ha pubblicato le raccolte <strong>di</strong><br />

versi: Potomu čto my zdes’ [Perché siamo qui], nella doppia<br />

versione inglese e russa, NYC, 1995, Posle epigrafa [Dopo<br />

l’epigrafe], N.Y., 1996), Prostye vremena [Tempi semplici],<br />

Tenafly, 2000), Stichotvorenija [Poesie], M., 2001, che<br />

riunisce, rielaborate, le due raccolte precedenti, Putniku<br />

1 La metafora “lejtenantom neba” appare nella poesia “Menja<br />

uprekali vo vsem, okromja pogody,” [Mi si è rimproverato <strong>di</strong><br />

tutto, tranne del tempo,] del 1994, in I.B., Stichotvorenija i poemy<br />

[Poesie e poemi], vol.2, Izd. Puškinskogo goda, Spb, 2011,<br />

p. 227-228.<br />

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