You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
Raïssa Oumançoff Maritain<br />
a cura <strong>di</strong> Carmela Cossa<br />
è l’anelito verso qualcosa <strong>di</strong> più alto, “<strong>di</strong> più intensamente<br />
desiderato”, come sottolinea Bice Tibiletti. E questa fu per<br />
lei esperienza realmente e quoti<strong>di</strong>anamente vissuta, nella<br />
sua vita <strong>di</strong> contemplativa nel mondo, anzi per le strade,<br />
“nel pieno della battaglia” secondo l’espressione <strong>di</strong> François<br />
Mauriac, tra mille e impreve<strong>di</strong>bili problemi, al <strong>di</strong> fuori della<br />
sicurezza tranquilla e riparata del chiostro.<br />
Perciò più che <strong>di</strong> poesia religiosa, come vorrebbe Bice<br />
Tibiletti, si tratterebbe <strong>di</strong> poesia mistica, come ha messo in<br />
particolare rilievo Ju<strong>di</strong>th D. Suther nel saggio Raïssa Maritain<br />
entre mystique et poésie. Essa, perciò, si può comprendere<br />
appieno soltanto alla luce della sua esperienza religiosa,<br />
che è molto ben documentata nelle pagine del Diario.<br />
Ma che cosa vuol <strong>di</strong>re “mistica”? Come spiega Wikipe<strong>di</strong>a,<br />
è un termine che deriva dal greco mystikòs “misterioso”, e<br />
questo a sua volta da myein “chiudere, tacere”; esso designa<br />
la contemplazione della <strong>di</strong>mensione del sacro, <strong>di</strong> cui comporta<br />
una esperienza <strong>di</strong>retta, al <strong>di</strong> là del pensiero logico<strong>di</strong>scorsivo<br />
e perciò <strong>di</strong>fficilmente comunicabile.<br />
Ma, a proposito della incomunicabilità della esperienza<br />
mistica, nel Diario <strong>di</strong> Raïssa, a p. 316, si legge: “Forse non<br />
è completamente vero che la contemplazione tenda essenzialmente<br />
al silenzio […]. Come l’azione santa, la parola <strong>di</strong><br />
sapienza e <strong>di</strong> bellezza prorompe dalla contemplazione: − i<br />
Salmi e tutta la Scrittura ispirata. Avviene, della contemplazione<br />
e del canto, ciò che avviene del fiume e del mare.<br />
Il fine, l’inclinazione del fiume, è <strong>di</strong> perdersi nell’oceano;<br />
ma, se le acque traboccano dal suo letto, straripano a destra<br />
e a sinistra. Il fine dell’anima contemplativa è <strong>di</strong> perdersi<br />
in Dio, − ma il troppo pieno del cuore si esala in canti e<br />
in atti”.<br />
Alla incomunicabilità per così <strong>di</strong>re intrinseca, che è propria<br />
della poesia mistica, va aggiunta la <strong>di</strong>fficoltà oggettiva<br />
<strong>di</strong> tradurre la poesia. A questo riguardo, così si esprimeva<br />
Raïssa nel suo scritto Senso e non senso della poesia del 1937:<br />
“Il senso della poesia fa una cosa sola con la sua forma verbale<br />
[…] Ciò <strong>di</strong>stingue subito il poema da ogni opera <strong>di</strong><br />
modo prosaico, non <strong>di</strong>co da ogni prosa. Nel modo prosaico,<br />
infatti, le parole sono quasi esclusivamente soltanto dei<br />
segni; ci sono, soprattutto, per riferire lo spirito a ciò che<br />
esse significano; in se stesse hanno un’importanza secondaria.<br />
Mentre invece nella poesia le parole sono al tempo<br />
stesso segni e oggetti (oggetti portatori <strong>di</strong> immagini) che<br />
si organizzano in un corpo vivente e in<strong>di</strong>pendente; non<br />
possono cedere il posto ad un sinonimo senza che ne soffra<br />
o muoia il senso del poema in quanto tale”. Di conseguenza,<br />
Raïssa considerava intraducibile la poesia, almeno<br />
quella dei gran<strong>di</strong> poeti, anche se poi lei stessa aveva tentato<br />
l’impresa trasponendo in inglese la sua raccolta Portes de<br />
l’Horizon e in francese un’Ode <strong>di</strong> Allen Tate, poeta e critico<br />
americano suo contemporaneo, convertitosi anche lui al<br />
cattolicesimo e vicino al neotomismo <strong>di</strong> Jacques Maritain.<br />
Come sottolinea Giancarlo Galeazzi nella presentazione<br />
al volume che raccoglie la prima traduzione in italiano dei<br />
componimenti poetici <strong>di</strong> Raïssa, Poesie (Contemplazione<br />
tra poesia e mistica), Massimo, Milano 1990, la traduzione<br />
della poesia si giustifica non solo quando dà luogo ad<br />
una nuova opera d’arte, “un nuovo poema in simpatia con<br />
660 661