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DISPENSE DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE II (nuovo ...

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Dispense di Strategie d’impresa 2003Professor Cristiano CiappeiAutofinanziamento= Un + Accrischi e oneri + AccTFR+ Amm + SvalutDel resto, per valutare la capacità di produrre risorse finanziarie, è sufficiente sommare alcuni addendi.La prima forma di autofinanziamento è rappresentata dall’utile netto non distribuito. Tale flusso misurauna eccedenza complessiva dei ricavi sui costi e rappresenta dunque un insieme di risorse finanziarieprodotte dall’impresa dopo avere remunerato “in modo congruo” tutti i fattori produttivi (nel caso in cui nonrisulti soddisfatta la condizione della congruità di rimunerazione di tutti i fattori produttivi sotto forma diautofinanziamento verrebbero camuffati taluni impliciti finanziamenti esterni, ad es. rinuncia dei soci aprelevare utili, per intero o in parte. Ferrero, 1984). È una fonte che si genera col formarsi del reddito diesercizio e quindi in via continuativa. Essa rimane inoltre investita in azienda a tempo indeterminato fino aeventuale distribuzione. Naturalmente nel caso di perdita non vi è alcun autofinanziamento, ma anzi, lagestione origina un fabbisogno di capitale che l’impresa deve coprire in qualche modo (il valore dell’utilenetto non risulta però adeguato a stimare l’autofinanziamento prodotto dalla gestione corrente; l’utile nettoinfatti rappresenta il risultato finale prodotto da tutte le aree di attività e non solo da quella corrente). Unaseconda fonte di autofinanziamento è costituita dai costi non monetari, cioè da tutti quei costi imputatiall’esercizio, che non hanno prodotto movimenti finanziari. I principali esempi sono costituitidall’ammortamento (se si vuol determinare l’autofinanziamento della gestione caratteristica invece di quellacorrente, è spesso sufficiente considerare la quota di ammortamento al netto degli investimenti di rinnovoche l’impresa effettua ogni anno. Nel caso in cui il rinnovo degli impianti avvenga in modo gradualel’ammortamento non rappresenta una fonte di autofinanziamento consistente in quanto il valore di taleaccantonamento è “bilanciato” dagli esborsi monetari corrispondenti ai rinnovi compiuti ogni anno. Nel casoinvece in cui il rinnovo degli impianti avvenga a scadenze ricorrenti, ogni dieci o quindici anni, ad esempio,l’ammortamento rappresenta una rilevante fonte di autofinanziamento anche se con un ciclo finanziario piùbreve di quello dell’utile reinvestito; in questo caso infatti la disponibilità finanziaria “liberata” rimane inazienda dall’anno in cui è calcolato l’ammortamento a quello in cui si effettua il rinnovo. Si tratta dunque diuna fonte di finanziamento di natura essenzialmente temporanea), se si vuol limitare l’attenzione solo allagestione caratteristica corrente, il risultato da prendere in considerazione è il Margine Operativo Netto dagliaccantonamenti ai fondi spese e rischi, dal fondo di indennità di fine rapporto (In questo caso può sorgere ildubbio se si tratti di una fonte di finanziamento interna o piuttosto una forma di finanziamento esterna,offerta anche se coattivamente dal personale, tale fonte è qualificata come appartenente alla gestionecorrente, e la sua durata è a tempo determinato è cioè misurata dal periodo che intercorre fra l’esercizio incui viene fatto l’accantonamento e quello in cui termina il rapporto di lavoro con il personale. Sotto il profilofinanziario il fondo TFR è assimilabile ad un debito di fornitura, anche se sono rilevabili sostanzialidifferenze riguardo alla dinamica e alla durata dei finanziamenti in questione. In effetti la dinamica del fondoTFR risulta in larga misura svincolata dal ciclo economico dell’impresa a causa dell’agire congiunto difattori quali, ad esempio, la rigidità del costo del personale che, indipendentemente dall’andamento dellevendite, comporta un accantonamento sostanzialmente stabile) e dalle svalutazioni di elementi dell’attivo. Inrealtà, i suddetti costi non producono direttamente autofinanziamento, ma si limitano ad etichettare evincolare al contesto aziendale le risorse generate dalla gestione. Se infatti non ci fosse alcuna eccedenzareddituale, anche imputando al reddito di esercizio ammortamenti o accantonamenti, non risulterebbe alcunautofinanziamento. Viceversa, quando i ricavi sono superiori ai costi monetari, è possibile vincolare alcontesto l’eccedenza imputando i suddetti costi.Un’altra importante fonte di autofinanziamento può essere costituita dal criterio di valutazione dellerimanenze di merci. È il caso, ad esempio, del criterio LIFO (last in, first out). L’idea di base è che le merciche entrano per ultime in magazzino siano le prime ad uscire (in caso di vendita). Ciò implica che i prodottiesistenti in magazzino alla fine dell’esercizio siano quelli acquistati in epoche più lontane. La lorovalutazione sarà allora fatta sulla base non del costo di acquisto attuale ma di quello degli esercizi passati. Inpresenza di inflazione, il magazzino e di conseguenza il reddito di esercizio risultano dunque “sottovalutati”.In altre parole, si creano delle riserve occulte, che non emergono dalla lettura del bilancio. Per comprenderein modo migliore il fenomeno dell’autofinanziamento aziendale è possibile suddividere il valore complessivonella somma di due componenti. Per far ciò occorre partire da un esempio considerando il Conto Economicodi una ipotetica impresa che svolge solo la sua attività corrente e che quindi non ha proventi o oneri chederivano da altre gestioni (finanziaria, accessoria, tributaria, straordinaria). Il prospetto in questione potrebbead esempio essere il seguente:195

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