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DISPENSE DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE II (nuovo ...

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Dispense di Strategie d’impresa 2003Professor Cristiano Ciappeisecondi, in una logica quindi di prevenzione. Il D.P.R.203/88 in seguito è stato a sua volta integrato emodificato da altri decreti.Per quanto riguarda la tutela delle acque, la normativa di base è rappresentata dalla L.319/76 (leggeMerli), che tende a salvaguardare le acque tramite la regolamentazione degli scarichi, si vuole raggiungerequesto obiettivo tramite l’utilizzo di un sistema di autorizzazioni rilasciate sulla base delle caratteristichequalitative e quantitative degli scarichi stessi. Nel tempo, questa legge è stata modificata nella suaimpostazione di fondo da due decreti in recepimento di normative CEE il D.P.R.217/88 che recepisce ladirettiva CEE 86/280, riguardante i valori limite nelle acque di sostanze ritenute pericolose ed ilD.P.R.454/93, infatti, con questi due decreti si passa dalla considerazione di generiche sostanze inquinantialla fissazione di limiti precisi per ciascun tipo di processo produttivo a seconda della tecnologia disponibile.Infine, occorre ricordare la L.36/94, la cosiddetta legge Galli che stabilisce la “Nuova disciplina organicadelle risorse idriche”, e disciplina la tutela delle acque in modo organico.Per quanto riguarda la tutela del suolo, quindi le norme relative ai rifiuti, occorre ricordare in particolaretre disposizioni che ne rappresentano i cardini e precisamente: il D.P.R.915/82 che recepisce direttive CEErelative allo smaltimento di rifiuti tossici, la Legge 441/87 che riguarda provvedimenti urgenti in materia dismaltimento di rifiuti ed infine la Legge 475/88 che riguarda invece i rifiuti industriali. Queste disposizioni sicaratterizzano per il fatto che tendono a prevenire favorendo il riciclaggio (D.P.R.915/82), allestendo piani dismaltimento ecocompatibili, distinguendo i rifiuti a seconda della loro particolarità (urbani, speciali, tossici),prevedendo incentivi per l’aggiornamento degli impianti industriali che abbiano lo scopo di contenere laproduzione dei rifiuti, l’impiego di materie e il consumo di energia (Legge 441/87), istituendo un catasto deirifiuti e delle materie prime secondarie (Legge 475/88). Si deve però sottolineare, nonostante tali norme, lacarenza di strutture per lo smaltimento di rifiuti con cui le imprese italiane si trovano a fare i conti e che lepone in una posizione di svantaggio rispetto alle concorrenti europee.Infine particolarmente importante è la “Direttiva Seveso” 501/82 recepita nel nostro ordinamento con ilD.P.R.175/88, emanata in conseguenza dell’omonimo incidente e che rappresenta la prima disposizione inmateria, effettivamente organica e strutturata, tale direttiva indica gli impianti considerati a rischio, i criteriper individuare la tipologia di rischio, le norme per la prevenzione e la sicurezza ed anche le Autoritàcompetenti per il controllo.La legge 349/86 che ha istituito il Ministero dell’Ambiente ha introdotto Valutazione di ImpattoAmbientale (VIA).2.2 Gli approcci economici e aziendaliL’affermarsi dell’environmental management ha sviluppato diversi approcci tra cui quello tecnologicodi stampo ingegneristico, quello giuridico riduce la questione in norme, diritti e doveri, quello socio-politicoricomprende anche la considerazione di interessi e poteri, quello economico centrato sull’esternalizzazionedei costi di uso di risorse ambientali; quello aziendale che cerca di armonizzare la questione ecologica con lealtre scelte strategiche dell’impresa.Nell’approccio economico classico la variabile ambiente è stata sempre più presa in considerazione.Malthus pone in evidenza i limiti posti dalle risorse naturali all’umanità, Mill che analizza gli utilizzialternativi dell’ambiente, Pantaleoni inizia ad osservare le conseguenze dannose dell’attività economiche perla collettività e per l’ambiente anticipando il concetto di “diseconomia esterna”.Già nel 1920 Pigou affronta il tema dell’esternalità distinguendo fra: “prodotti netti sociali” e “prodottinetti privati”. In effetti si osserva che i danni causati da una impresa sull’ambiente sono costi del processoproduttivo esternalizzati e fatti gravare sulla comunità. L’ambiente viene già interpretato come un “benesociale”. Tale danno, tale esternalizzazione non ha compensazione e impedisce allora un’allocazioneottimale delle risorse.Dalle teorie di Pigou prende l’avvio un filone di studi che si occupa degli strumenti, dei metodi dautilizzare per far sì che questi costi che l’impresa esternalizza, facendoli gravare sulla società, venganoriassorbiti al suo interno tramite prelievi fiscali, sussidi e così via. Interessante in tal senso, è il contributo diCoase, che considera l’ambiente come una proprietà comune e il suo sfruttamento fa quindi nascere il dirittodella collettività ad un risarcimento per l’uso da parte dell’impresa di questo bene, risarcimento determinatoin base ad una contrattazione fra impresa e società.Risulta evidente la difficoltà di comprendere la tutela ambientale nell’impianto teorico degli studieconomici classici.258

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