Dispense di Strategie d’impresa 2003Professor Cristiano Ciappeiriorganizzando informazioni già contenute nella contabilità aziendale tradizionale, o integrandola con lenuove metodologie e strumenti, o, all’esterno, rifondandone finalità e metodologie al fine di trasformarecriteri di contabilizzazione prettamente economici in complessi quadri contabili fisici e monetari in cui ladimensione ambientale risulta nettamente evidenziata” (Bartolomeo, Malaman, Pavan, Sammarco, 1995, p.44).La contabilità ecologica si affianca, quindi, a quella amministrativa ufficiale, e può essere distinta fra“semplice contabilizzazione dei costi sostenuti dall’impresa in un’ottica di protezione ambientale” e“sistema articolato di registrazione di tutte le quantità, anche non monetarie, che riguardano gli aspettiambientali” (Marangoni, 1994, p.223). L’impresa indi deve disporre, per ottenere risultati concreti, di unsistema informativo in grado di fornire indicazioni sullo stato del patrimonio naturale e sulle modificazioniindotte delle politiche di sviluppo (Giovannelli, 2000, p.211). Le informazioni fornite dal sistemainformativo costituiscono una conoscenza fondamentale per la corretta gestione ambientale e sono basilariper lo svolgimento di alcune attività specifiche. Il monitoraggio periodico del proprio impatto, l’analisi dellearee critiche, sono importanti per fondere le decisioni d’investimento non solo sui costi e ricavi diproduzione ma anche sui costi ambientali attuali e futuri sia interni che sociali. Inoltre le informazioniambientali sono indispensabili all’impresa nella realizzazione di attività di comunicazione all’esterno, chegarantisca un ritorno in termini di immagine e profitto.Le imprese, comunque, difficilmente dispongono di procedure ad hoc per la rilevazione di costi e ricaviambientali. Spesso, esse, contabilizzano separatamente, in una apposita contabilità analitica, i costi ed i ricavirelativi alla tutela ambientale.Il costo ambientale, nella gestione d’impresa, è “il valore delle risorse e attività dedicate a migliorarel’impatto ambientale dei processi aziendali, ovvero tese a prevenire, abbattere o eliminare l’inquinamento,nonché a controllare l’impatto ambientale dei processi aziendali” (Mio, 2001, p.40). Vi rientrano quindi icosti delle misure intraprese da un’azienda per prevenire, ridurre o riparare ai danni causati all’ambientedalle sue attività, o per la conservazione delle risorse rinnovabili e non rinnovabili. I costi ambientali, inoltre,si distinguono in costi interni e costi esterni (Bartolomeo, 1997, p.42-48). I primi sono i costi sopportati daun’impresa per prevenire gli effetti ambientali connessi alla propria attività di produzione di beni e servizi. Isecondi sono quei costi generati dall’attività di un soggetto e sopportati da altri soggetti.La dottrina ha elaborato e messo a punto alcuni approcci alla contabilità ambientale, che si differenzianoper grado di profondità e per impatto sul sistema informativo contabile. Tali approcci vanno da quello “mildgreen”, che prevede la semplice rilevazione dei costi ambientali, a quello “dark green”, che prospettal’integrazione nelle metodologie contabili del concetto di sostenibilità e costo pieno (ossia la rilevazione deicosti ambientali interni ed esterni) con lo scopo di misurare l’impatto ambientale dell’attività di un’impresa.Nel percorso che porta da un approccio (Sammarco, 1994) di tipo “mild green” ad uno “dark green” visono diverse tappe, e per ognuna vi sono diverse proposte di modifica o integrazione della contabilità.La prima tappa, propone di evidenziare costi ambientali sostenuti dall’impresa già registrati nelle postedi bilancio e che necessitano unicamente di una loro riclassificazione. L’intervento è quindi di registrazioneseparata delle spese effettivamente sostenute per migliorare le prestazioni ambientali dell’impresa o quellerelative al pagamento di tasse di carattere ambientale. Una seconda tappa è costituita dalla rilevazione delle“passività ambientali nascoste”, ossia i potenziali esborsi causati da necessità future di ripristino dei siti, diadeguamento a normative più severe e dalla responsabilità dei danni causati da potenziali incidentiambientali.La fase successiva consiste nell’affiancare ai dati contabili finanziari sistemi di informazione ditipo fisico. Questa categoria di strumenti comprende i bilanci materiali di processo sotto forma di matriciinput-output che registrano i consumi di risorse in entrata e i prodotti vendibili e le emissioni di inquinanti inuscita. Infine, l’ultimo passaggio comprende la completa rifondazione dei principi contabili e l’utilizzo deidati fisici assieme a quelli monetari, finalizzato alla realizzazione di un sistema informativo integrato, checonsente una valutazione di tipo “ecologico” dell’impresa.L’attuazione delle modifiche da apportare al sistema informatico-contabile aziendale richiede lapresenza in impresa di un sistema informativo sufficientemente affidabile e flessibile e allo stesso tempo, lapresenza di una solida cultura ambientale. Infatti, la partecipazione attiva dei soggetti interessati nel processodi rilevazione dei dati ambientali è strettamente legata all’esistenza di una diffusa sensibilità verso laproblematica ambientale all’interno dell’impresa.2.6.4 Il bilancio ambientale267
Dispense di Strategie d’impresa 2003Professor Cristiano CiappeiPer bilancio ambientale si intende la misurazione, qualitativa e quantitativa, dell’impatto ambientaledell’attività d’impresa, espressa sia dal consumo di risorse naturali necessarie al suo funzionamento, chedalla sua emissione di sostanze inquinanti nell’ecosistema. Il bilancio ambientale, elemento più significativoper la raccolta e le elaborazioni delle informazioni in campo ambientale che può essere parte del più ampiobilancio sociale, riguarda un singolo impianto, prodotto o la totalità dell’impresa. Tale bilancio mira a fornireuna visione completa e approfondita delle interrelazioni tra la singola organizzazione e l’ambiente attraversodei quadri contabili contenenti conti quantitativo-fisici ed economici, che permettono di evidenziare lerelazioni esistenti tra le spese sostenute per la protezione ambientale e i risultati in termini di riduzione o diprevenzione dell’inquinamento.Per redigere il bilancio ambientale, occorre progettarne la struttura, compiere scelte precise riguardantidati e indicatori, con l’obiettivo di consentire valutazioni sintetiche e analitiche da cui derivi un quadrocomplessivo dell’impegno ambientale dell’azienda ed una misura globale attendibile del progresso chel’azienda ha compiuto nella gestione delle proprie operazioni, in termini di efficienza ambientale. Il bilancioambientale, analogamente al bilancio economico-finanziario, deve essere lo strumento principale,istituzionale per riferire sui rapporti fra azienda e ambiente a tutte le controparti dell’azienda: azionisti,clienti, personale, comunità sociali e politiche.La redazione di un bilancio ambientale non è una semplice opera di comunicazione e di immagine,poiché implica il riconoscimento di una responsabilità specifica nei confronti dell’ambiente come bene evalore da tutelare (Longo, 1993, 256-258).Gli obiettivi, del bilancio ambientale sono quelli di verificare e misurare il progresso ambientale inmodo da rendere nota la trasparenza ambientale dell’impresa, sia nella comunicazione esterna (stakeholders),sia in quella interna (personale). Per raggiungere tali obiettivi, il bilancio ambientale deve consolidare in uninsieme coerente le informazioni riguardanti gli effetti ambientali delle operazioni dell’azienda verificandonela congruenza e correlando i dati alle scelte e azioni del management.Un’interpretazione diffusa del concetto di bilancio ambientale è di confronto fra ciò che l’impresaprende dall’ambiente e ciò che gli restituisce. In effetti la definizione più diffusa è proprio quella di unipotetico confronto fra input-output (Longo, 1993, 258-260). Ai fini di un confronto tra input-output, deveesserci la possibilità di creare un sistema di contabilizzazione di tutti i flussi in entrata e in uscita di materieprime, aria, acqua, energia, beni intermedi prodotti finali e rifiuti, da ciò deriva uno schema di bilancioambientale dove l’azienda, è una scatola nera nella quale entrano risorse naturali, materie prime ed energia,e dalla quale escono prodotti, rifiuti, emissioni e prodotti intangibili (informazione sensibilizzazione eeducazione ambientale).Il bilancio ambientale viene definito “bilancio incrementale” nel senso che riporta un risultato sinteticopositivo solo se a parità di output (prodotti finiti, ma anche scarti, rifiuti ed inquinamento) si riesce adiminuire l’utilizzo degli input (costituiti da risorse naturali). Il problema principale, nel riconoscimento diun bilancio positivo è la mancanza di omogeneità nell’unità di misurazione degli input e degli output,questione che può essere superata, secondo Muller Wenk, considerando non tanto le singole grandezze(Muller Wenk R.,1990) ma il “loro effetto” espresso in termini del seguente “fattore di omogeneità”:Ecofattore=1/CMa*C/ CMa.dove, “C” rappresenta il carico ambientale effettivo, mentre “CMa” è il carico ambientale massimoammissibile. Il rapporto “C/ CMa” indica la scarsità ecologica, che è il presupposto su cui si basa l’assunto e“1/CMa” permette di equilibrare l’emissioni del processo rispetto al carico massimo sopportabile (Cerbioni,1999, p. 119). Il prodotto di questo eco-fattore per le grandezze fisiche fornisce un valore assoluto espressivodell’impatto ambientale. Stante la correttezza formale della teoria, questa è di difficile applicazione, inquanto l’individuazione del massimo carico ambientale ammissibile è spesso impossibile per mancanza didati.Di fronte alla necessità di un costante controllo delle performance ambientali il bilancio ambientalemostra però i suoi limiti, poiché tale strumento permette di apprezzare solo le variazioni intervenute fraperiodi diversi, ma non in termini di valore assoluto. Potrebbe essere utile, secondo altri, introdurre deiparametri che consentano una confrontabilità tra i dati, depurandoli da variazioni dovute a cause nondirettamente collegabili alla politica e ai programmi ambientali dell’azienda. Tra i molteplici parametri èstato individuato primo tra tutti il “valore aggiunto”, misura economica che ha allo stesso tempo valenzasociale, al quale si aggiungono: fatturato, profitto, costo del lavoro; ognuno dei quali rappresenta unamisura della produzione di valore dell’impresa (Papucci, 2001/2002 p.122 e ss.).268
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