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DISPENSE DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE II (nuovo ...

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Dispense di Strategie d’impresa 2003Professor Cristiano CiappeiRumelt, nel 1984, è tra i primi ad applicare la RBV alla strategia, nel momento in cui definiscel’impresa un pacchetto di risorse interrelate e idiosincratiche, nonché di attività di conversione di tali risorse.L’autore combina la prospettiva schumpeteriana con la RBV, suggerendo che la formulazione strategicariguarda “la ricerca costante dei modi nei quali le risorse uniche dell’impresa possono essere ricombinate infunzione delle mutevoli circostanze” (Lipparini, p. 11), coerentemente con gli approcci teorici che vedononell’innovazione un’occasione per rimettere in discussione, sostituendole, le vecchie combinazioni di risorse.Un approccio integrativo alla RBV, quello basato sulle competenze organizzative, partedall’apprezzamento delle manovre competitive delle imprese di successo per enfatizzare l’importanza dellecompetenze e dell’abilità di rinnovarle, al fine di rispondere ai cambiamenti avvenuti nell’ambiente. Esseriflettono la capacità delle imprese di raggiungere forme di vantaggio competitivo innovative, nonostante gliaspetti di path dependencies e core rigidities nei processi tecnologici e organizzativi dell’impresa, di cuiparleremo in seguito.Il merito di questa prospettiva consiste nell’aver riportato l’attenzione sulla necessità di comprendere lemodalità con le quali le imprese sviluppano competenze specifiche, ma anche come rinnovano la propriabase di competenze per rispondere ai cambiamenti ambientali. Con l’enfasi sull’aspetto processuale, leimprese vengono indotte a riflettere sulle proprie risorse e competenze, identificando quelle difficilmenteimitabili e ponendole al centro della propria strategia competitiva.4.1 L’impresa come portafoglio di risorseL’idea di fondo della RBV è che le imprese siano dotate di un portafoglio di risorse eterogenee,difficilmente imitabili e riproducibili, che possono essere fonte di vantaggio competitivo. L’eterogeneitànella dotazione delle risorse si riflette sulle caratteristiche dei processi (livelli differenziati di qualità,efficienza, velocità, ecc.) e dei prodotti aziendali (diversa capacità di soddisfare le esigenze dei consumatori).L’eterogeneità e la conseguente asimmetria nella distribuzione delle risorse e competenze che stanno afondamento delle attività nella catena del valore, possono essere ricondotte a condizioni di “imperfezione”dei mercati delle risorse, alimentati dalle attività di innovazione da parte delle imprese che sviluppano nuoverisorse e/o nuove modalità di combinazione delle risorse già esistenti (Dietrickx e Cool, 1989, p. 1504). Irisultati economici delle diverse imprese, quindi, saranno influenzati dalla dotazione di risorse uniche odifferenzianti di cui vengono a disporre (Buttignon, 1996, p. 8).Si possono individuare quattro condizioni che devono verificarsi affinché le risorse (tra cui lecompetenze) accumulate da un’impresa siano fonte di vantaggio competitivo:1. eterogeneità delle risorse;2. limiti alla competizione ex ante;3. limiti alla competizione ex post;4. imperfetta mobilità delle risorse.La prima condizione è già stata illustrata e si riferisce all’unicità di certe risorse rispetto a quellepossedute dalle altre imprese come mezzo per conseguire una posizione di rendita.4.1.1 Limiti alla competizione ex post sulle risorseLa sostenibilità del vantaggio competitivo connesso a risorse uniche richiede che la loro eterogeneità siamantenuta nel tempo e che, quindi, esistano dei limiti alla loro riproducibilità. Questo significa che ènecessario che si instaurino dei meccanismi che impediscano la competizione ex post sulle risorse e la loromobilità.La RBV individua due fenomeni che limitano la competizione ex post sulle risorse: l’imperfettaimitabilità e l’imperfetta sostituibilità. Il primo fenomeno è assimilabile ai “meccanismi di isolamento” cheproteggono e rendono attrattiva un’innovazione imprenditoriale; essi includono: «diritti di proprietà surisorse scarse, economie di scala, economie di apprendimento, costi di riconversione della clientela, effettoRBV trattano delle cosiddette “rendite temporanee” (t-rent) o quasi rendite, determinate da risorse solotemporaneamente fisse nell’offerta, come le conoscenze produttive o un impianto che possono essere replicati in uncerto arco temporale. Parlano, in questo caso, di rendite imprenditoriali o schumpeteriane e sottolineano il fatto che laposizione di vantaggio della dotazione di risorse non è la conseguenza di contingenze o, comunque, fattori esterni, masoprattutto delle attività di innovazione interne alle medesime imprese.95

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