12.07.2015 Views

DISPENSE DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE II (nuovo ...

DISPENSE DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE II (nuovo ...

DISPENSE DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE II (nuovo ...

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Dispense di Strategie d’impresa 2003Professor Cristiano Ciappeinon può essere tacciato mancato aggiornamento se nel contemporaneo mondo anglosassone studiosi delcalibro di Clark e Fisher considerano il settore terziario del tutto residuale per ponendo in risalto lepeculiarità in relazione all’assenza di materialità. Fisher propone la divisione delle attività economiche inprimarie, secondarie e terziarie (Fisher, 1939, pp. 24-38). E Clark ribadisce come le “service industries”siano residuali rispetto alle altre tipologie di imprese (Pennarola, 1993, p. 3.). Insomma, fino agli anni ’60 ilterziario è settore residuale rispetto all’agricolo e al manifatturiero e ha nell’immaterialità la caratteristicadistintiva. Si noti come in tali impostazioni siano del tutto prevalenti nella categorizzazione delle attivitàimputino più o meno esplicitamente ai sevizi, attraverso la classificazione nel terziario, le attività mercantili,finaziarie, assicurative, di trasporto e altre attività con output immateriale non meglio specificabili visto laloro eterogeneità.Ben più utile è la distinzione tra attività economiche sviluppata dal Corsani e ripresa dal Fazzi (1982,p.36) tra quattro funzioni tecnico-economiche di cui ben tre sono dirette alla scomposizione delcorrispondente settore terziario.La funzione produttiva di beni (fisici), comprendente l’attività produttiva “originaria”, rivoltaall’ottenimento di beni naturali come quelli ricavati dall’agricoltura, dalla caccia, ecc., quella “industriale”tesa al conseguimento di prodotti a consistenza materiale e, infine, le attività dedite all’ottenimento di beni aconsistenza non materiale (ma sempre fisica) come le fonti energetiche in generale.La funzione di adattamento dei beni nel tempo, nello spazio, nella quantità, nella qualità, diretta asuperare le diversità che si verificano fra le condizioni nelle quali sono ottenute le produzioni e le condizioniin cui si presenta il fabbisogno dei beni. Rientrano in questa funzione le attività di distribuzione commercialedei beni. L’adattamento nel tempo «trova motivo nella disarmonia fra stagionalità di certe produzioni e lagradualità di collocamento, fra le concentrazioni nel tempo delle materie trasformate la dilatazione temporaledegli impieghi ed infine fra la produzione allargata nel tempo e lo stagionale collocamento»; l’adattamentonello spazio, da luogo a luogo, «è giustificato sia dalla necessità di trasferire le materie prime e i prodottiindustriali nei luoghi di negoziazione, quando le partite si trovino originariamente in località diverse, sia peril loro trasferimento dai luoghi in cui sono state negoziate a quelli dove sono destinate»; l’adattamento nellaquantità «trova la sua ragion d’essere nella limitata entità delle produzioni ottenute dalle singoleorganizzazioni produttive in dati territori in confronto alle contingenti esigenze delle unità trasformatrici chesi riforniscono per l’idoneo utilizzo dei propri impianti, di modo ché si impone la concentrazione delle partiteonde adeguare le quantità vendibili alle esigenze della domanda. L’adattamento quantitativo trae motivo, insecondo luogo, dalla necessità di frazionare le diverse partite ottenute dalle unità produttive secondo ladomanda dei singoli destinatari»; l’adattamento nella qualità, infine, si manifesta come «selezione di partite,provenienti in specie dalla produzione originaria, in conformità della domanda che ricerca la costanza deicaratteri qualitativi, per una superiore e più economica produzione» (Fazzi, 1982, p. 40-41).La funzione produttiva di finanziamenti, distinta tra finanziamenti con mezzi propri e intermediazionefinanziaria, che ricomprende le attività creditizie e le attività di sistematico intervento “finanziario” e di“controllo” nel campi della produzione e del consumo.La funzione produttiva di servizi, caratterizzata dal perseguimento di categorie di utilità che non siconcretizzano in beni. Essa può distinguersi a seconda che i servizi siano richiesti in connessione conl’esercizio delle attività di produzione e/o di adattamento, o indipendentemente da tali attività. E’ questosecondo caso che è stato adottato nell’individuare le diverse tipologie di imprese di servizi.Comunque fino agli anni ‘70 la gestione della erogazione dei servizi è del tutto mutuata da modelli di“production management” (Di Bernardo, 1991, p. 294). Di fronte ad una realtà che già superava lacontrapposizione tra industria e terziario si formano, grazie a studi di marketing, le prime teorizzazioni diservice management e di “pacchetto di servizi” che negli anni ’80 si struttureranno negli approcci del sistemad’erogazione e del sistema di gestione dei servizi.Negli anni ’90 la distinzione tra beni e servizi, tra imprese di servizio e di produzione oppure, tra settoresecondario e terziario, è dai più considerato un anacronismo teorico (Rullani, 1988, p. 91) od addirittura unmodello forviante (Di Bernardo, 1991, p. 294). L’opposizione materiale/immateriale, viene in primo luogosuperata da un arricchimento delle componenti terziarie delle produzioni industriali e da un’applicazione dimodelli di servicing alla generazione del valore delle imprese industriali. Le risorse immateriali terziarizzanola generazione di vantaggi competitivi di qualsiasi impresa (Rispoli, Tamma, 1992, p. 100).Indotto dalla estrema varietà e variabilità delle contingenze operative e fomentato dalla terziarizzazionedell’economia, fiorisce il fenomeno definitorio del servizio che, con qualche approssimazione, è articolabilein cinque filoni di pensiero: a) il filone della residualità (categoriale e non strategica) del servizio; b) il filone40

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!