Dispense di Strategie d’impresa 2003Professor Cristiano CiappeiDa qui la nascita, ancora in corso, di una economia dell’ecologica che sfrutti il contributo di più scienze.Una economia che sembra più fiorente nel campo aziendale e gestionale in quanto meno propenso allariduzione formalistica e più orientato a cogliere la complessità operativa. Infatti, pur partendo impostazionedi risk managemen, centrata sulla immunizzazione anche patrimoniale dal rischio ambientale, l’approccioaziendale approda ad un modello più integrato di governo della variabile ambientale e segnatamente ecolgicaorientato alla gestione multidisciplinare del rapporto. Passaggio dovuto anche alla maggiore sensibilitàsociale al problema ambientale, al maggior rigore legislativo in materia e, forse, ad <strong>nuovo</strong> atteggiamentodelle imprese nei confronti dell’ambiente ecologico.Infatti, il contributi economici aziendali seguono l’interpretazione imprenditoriale della questioneecologica che può essere stigmatizzata in cinque atteggiamenti: l’agnostico, il regolativo, il risanatore; ilprudente; il governatore.L’agnostico è indifferente verso il problema ambientale sostenuto da una scarsa sensibilità dellacollettività (Marangoni, 1994, p. 52). Il regolativo rileva una maggiore sensibilità ambientale, ma si esprimeattraverso norme sporadiche, frammentarie e spesso non rispettate, anche perché considerate spesso difacciata. Il risanatore si distingue per un senso di allarmismo, a volte controproducente, centratosull’inquinamento. Il prudente mostra accanto ad una cultura anti-inquinamento associa un interventoorganico, ossia, una sensibilità ambientale strutturata nei processi organizzativi. Il governatore prendecoscienza del problema ambientale dando all’aspetto ecologico la rilevanza strategica, e non soloorganizzativa, di uno sviluppo sostenibile: sviluppo in grado di soddisfare bisogni e interessi presenti senzacompromettere la possibilità di soddisfare generazioni future(Auster e Hunt, 1990). Solo in quest’ultimoatteggiamento, peraltro assai poco diffuso, la questione ecologica è percepita dall’impresa non solo comevincolo (dovendo l’impresa sottostare alle norme ed ai limiti posti a tutela dell’ambiente), ma anche comeopportunità (in quanto stimolo alla ricerca tecnologica, allo sviluppo di nuovi prodotti e processi e, quindi,fonte di vantaggio competitivo).La questione ecologica si è evoluta non solo negli atteggiamenti e nei modelli proposti in dottrina, maanche nei contenuti: dalle sole emissioni industriali dirette (aeree, solide e liquide) a impatti complessivilungo tuta la filiera ivi compresi gli smaltimenti finali.Comunque a cambiare, in parte, la condotta delle imprese non è stata tanto la nuova sensibilitàambientale quanto la maggior attenzione legislativa che integrano le tradizionali sanzioni (civili, penali eamministrative) con forme di incentivanzione/disincentivazione (tasse ambientali sulle emissioni inquinantio su determinati prodotti; incentivi finanziari e fiscali per investimenti in processi a minor impattoambientale; diritti di emissione che definiscono i livelli massimi di inquinamento ammissibili) e con formedi visibilità delle politiche adottate (Ecolabel o marchio di qualità ambientale e Ecoaudit, ossia sistemacomunitario di ecogestione e di audit ambientale) - (Sassoon E. e Rapisarda Sassoon C., 1993, p.131-148).2.3 I fattori di interpretazione del contesto socio-ambientaleIn ogni caso, l’attribuzione di una valenza strategica alla tematica ambientale che le relazioni fraimpresa ed ambiente siano viste in modo globale, utilizzando metodologie appositamente concepite per lagestione della variabile ecologica. L’environmental management, inoltre, non dev’essere più ispirato da unalogica di emergenza, ma da un approccio multidisciplinare. Un approccio che, superando l’attualeconcezione esclusivamente normativo-tecnologica, faccia della tutela ambientale parte dei valori e degliobiettivi di fondo dell’impresa.Tra i fattori che incidano più di altri nella interpretazione del contesto socio-ambientale si ricorda ilgrado di innovatività nella ricettività ecologica dell’impresa e il livello di intensità ecologica del suobusiness.Il grado di innovatività nella ricettività ecologica dell’impresa è capacità di modificarsi, non solo insenso tecnico/scientifico, di fronte a un problema ambientale. Il livello di intensità ambientale del business èl’impatto reale o potenziale che evidentemente è differenziato a seconda i tipi di prodotti e di processiproduttivi.L’interpretazione del contesto derivante dai suddetti caratteri risulta semplice. In presenza di bassasensibilità e innovatività dell’azienda e di bassa intensità ambientale del business l’impresa potrà risultareindifferente verso la tutela ambientale e sicuramente non impegnata nell’elaborazione di strategie ambientali.Al crescere della cricità di questi due fattori aumenta ricettività nei riguardi della variabile ambientale:l’impresa, infatti, in funzione del settore in cui opera deve gestire la variabile ecologica sia in senso difensivo259
Dispense di Strategie d’impresa 2003Professor Cristiano Ciappeiche offensivo rispetto alla concorrenza. In tal senso il cosiddetto “circolo virtuoso della protezioneambientale” (Marangoni, 1994, p.95), con il quale esprime le conseguenze positive, in termini competitivi ereddituali, di adeguate strategie ambientali, come ad esempio: la riduzione dei costi conseguente all’uso ditecnologie capaci di garantire una maggiore efficienza delle risorse impiegate; il miglioramentodell’immagine aziendale nei confronti di stakeholders sempre più interessati ai “prodotti verdi”; la maggiorecompetitività nei confronti della concorrenza e, quindi, l’aumento delle quote di mercato.L’interpretazione del contesto socio-ambientale dipende anche dal concorso di un insieme di fattori chefacilitano od ostacolano l’acquisizione di una visione ecologica integrata (Marangoni, 1994, p.99). Tra ifattori favorevoli: il quadro normativo, nazionale e comunitario, relativo all’ambiente; il livello tecnologico edelle conoscenze scientifiche dell’impresa; il problema della gestione dei rifiuti, fonte inesauribile di costicrescenti; la definizione del business secondo le tradizionali variabili: prodotto, mercato, tecnologia; lapressione esercitata dall’ambiente esterno (opinione pubblica, concorrenza, mondo politico). Mentre tra ifattori che ostacolano, oltre a segni negativi nei predenti, si ricordano: l’inadeguata o mancata attuazionedelle politiche di tutela ambientale; l’inefficiente supporto all’implementazione dato dal management internoall’impresa; l’eventuale scarsità di risorse necessarie. Ai tali fattori condizionanti è necessario correlare irispettivi rischi ed opportunità.Altra distinzione tra i fattori determinati l’interpretazione del contesto in esame è la distinzione traesogeni ed endogeni: i primi, costituiti ad esempio dalle attese del contesto socio politico, da quelle delsistema economico, dal quadro normativo nazionale e comunitario, dai fattori economici, dai rapportidell’impresa con i soggetti istituzionali, dalle relazioni che l’impresa intrattiene con i vari stakeholders,definiscono gli “scenari” in cui l’impresa si inserisce. Mentre i fattori interni, quali i rapporti azionisti,dipendenti, management, finanziatori ecc., insieme alle strategie perseguite, ai sistemi gestionali, allestrutture presenti all’interno dell’impresa ed alle competenze aziendali determinano la “cultura” ed i “valoriaziendali”.Infatti, i fattori interni possono distinguersi in soft che attengono ai valori ed alla cultura aziendale, daicaratteri chiamati invece hard che riguardano, invece, strutture, tecnologie, impianti ecc. (Marangoni, 1994,p. 142)In particolare, i fattori che abbiamo chiamato soft incidono notevolmente sull’orientamento delmanagement; tra questi: l’orizzonte temporale dell’impresa assume particolare rilevanza visto che sel’impresa si pone in un approccio di lungo termine, più facilmente si orienterà a prospettive di tutelaambientale; inoltre, il numero di scopi, la propensione al rischio ed al cambiamento sono tutte peculiaritàdell’impresa che influiscono nella definizione della strategia ambientale.L’analisi dei fattori hard consente di verificare la vulnerabilità aziendale relativamente alle questioniecologiche. Sinteticamente gli elementi rilevanti in questo tipo di indagine sono: gli impianti dal punto divista della tipologia, età, condizioni di funzionamento, aggiornamento e stato; i sistemi di monitoraggio delleemissioni, loro presenza e stato di funzionamento; la localizzazione, il decentramento produttivo el’indipendenza dalle unità periferiche, i sistemi di sicurezza, loro presenza ed affidabilità, sistemi difiltraggio e di depurazione, sistemi di smaltimento e riciclo dei rifiuti, presenza ed affidabilità; le misure disicurezza e condizioni dei luoghi di lavoro; l’esperienza, la preparazione tecnica ed il know-how delpersonale in relazione ai problemi ecologici; la disponibilità di competenze tecniche, tecnologie e struttureorganizzative; l’esistenza autonomia e risorse dedicate ad una unità ambiente; eventuali precedenti incidentiambientali e provvedimenti adottati.L’impresa, infine, è caratterizzata da fattori che possono ostacolare sia la formulazione chel’implementazione di una strategia ambientale –fattori ostacolanti- . Fra questi, oltre a quelli già visti,occorre ricordare: i notevoli costi necessari per sostenere la gestione ambientale; la lentezza ol’inadeguatezza dell’organizzazione dell’impresa rispetto alla gestione della variabile ambientale; lamancanza di know-how gestionale o di tecnologie necessarie.2.4 Gli interlocutori del contesto socio-ambientaleGli stakeholders che interagiscono con l’impresa condizionandone anche le scelte ambientali.Clienti, utenti e consumatori sono sempre più ricettivi rispetto alla problematica ambientale, menoimpulsivi e più attenti al profilo “etico” del produttore e del prodotto. Pertanto inducono le imprese asviluppare una “green orientation” testimoniata dalla crescente diffusione di prodotti verdi, dalla preferenzaper packaging eco-compatibili, e così via.260
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